MARCO MORDENTE 5,5: Lanciato nello starting five al posto di Gaines, prova a mettere ordine alla manovra e trova anche il tempo per infilare una pesante bomba. Non si vede tanto, ma riesce a dare equilibrio alla squadra che, troppo spesso, va fuori giri. Diligente, senza acuti ma una sua palla persa nel quarto periodo incide e non poco.
SAM YOUNG 5: Finalmente in campo, si vede sin dal primo possesso quanta voglia ha di mettersi in mostra. Accoppiato con Denmon, prova a portarlo in post basso con scarsi risultati tanto che viene subito sostituito. Migliora sensibilmente quando rientra in gioco. Nel secondo quarto, finalmente, si vede il vero Young tanto che arriva a quota 11 senza che nessuno se ne accorga. In difesa, però, troppo spesso perde di vista il proprio uomo. Non gradisce, praticamente mai, i cambi. Nel finale legge male le situazioni, perde dei palloni sanguinosi e difende malissimo su Turner.
FRANK GAINES 5: Molin, a sorpresa, gli preferisce Mordente nello starting five. Entra già al 3’ al posto dell’evanescente Young. Non a caso la Juve migliora palesemente dopo il suo ingresso visto che aumenta la pericolosità offensiva. Poi incide poco e si vede a corrente alternata. Panchinato nel finale, praticamente vuol dire tutto sulla sua prova.
RON MOORE 6: Partenza in sordina, poi si scalda e comincia a dirigere bene l’orchestra. Sia da fuori, che in penetrazione, o armando la mano di un compagno, il play si fa sempre trovare pronto. Viene punito, ingiustamente, con un fallo tecnico al 17’ dopo un fallo dubbio. Il duello con Henry è veramente di buonissima qualità.
ANDREA MICHELORI 6,5: Chiamato immediatamente alla battaglia visto il rullaggio di Mays ai danni di Howell. Pur sbagliando un ‘rigore a porta vuota’, la difesa sale di colpi dopo il suo ingresso. Fa a sportellate senza il minimo timore. Lui è l’anima della rimonta, sbaglia qualche tiro di troppo, ma è comunque uno che si guadagna sempre lo stipendio.
RICHARD HOWELL 5,5: Parte malissimo, con Mays che gli sfugge da tutte le parti e va quello che vuole tanto da realizzare 8 punti in 4’. Esce immediatamente con un forte mal di testa. Soffre costantemente, imbarazzante quando sbaglia una schiacciata da solo. Viene utilizzato anche da ‘4’ con Michelori e la sua partita cambia tanto che, quando ritorna da ‘5’, va meglio. E la scia emotiva si conserva anche nel secondo tempo. Poi va a scatti alternando cose buone ad altre meno.
CARLETON SCOTT 6: Soffre il fisico di James ma, almeno, ha il merito di aprire la scatola dalla lunga distanza con due triple fondamentali nel primo quarto. La sua presenza a rimbalzo permette ai bianconeri di restare sempre in scia e soffrire di meno contro i pariruolo brindisini.
CLAUDIO TOMMASINI 6: Il frenetico primo periodo lo manda sul parquet per dare fiato a Moore. Bravo a prendersi qualche responsabilità in attacco. Nel secondo tempo resta seduto.
COACH LELE MOLIN 6: Mischia le carte, ma i primi 3’ della sua Juve sono traumatici tanto da doversi adattare al quintetto di Bucchi. Le cose migliorano col quintetto operaio che dà maggiore forza all’attacco e più consistenza alla difesa. Prova anche, insieme, Howell da ‘4’ e Michelori da ‘5’ pur di svegliare l’ex NC State. Cambia molto per preservare energie e dare, comunque, pericolosità al suo team. Non ha problemi a panchinare Young quando lo merita.