Quando il taglio di Hannah l’anno scorso aveva forzato Atripaldi a tornare sul mercato dei playmaker e la querelle Duhon aveva lasciato tanto amaro in bocca ai tifosi, si pensava ad un acquisto low profile che avesse permesso di terminare la stagione con qualche piccola soddisfazione, per poi ricostruire. La sorpresa di questo ragazzo che veniva dal campionato ucraino, un torneo che stava divenendo caldo ma per motivi purtroppo extracestistici, aveva fatto pensare pessimista, anche perchè sulla rete circolavano pochissimi video. Ronald Moore arrivò a Caserta sotto traccia, presentandosi con una prima gara, un derby con Avellino, contraddistinta da due armi che abbiamo imparato a conoscere, il tiro da tre in step back e le letture sui roll dei lunghi dopo il blocco. E che il talento del prodotto di Siena University sia indiscutibile, nessuno l’avrebbe potuto negare. Quello che però avrebbe fatto entrare il playmaker in una piccola fetta della storia bianconera si sarebbe verificata in una delle salette clinic del Palamaggiò, quando alla vista di uno dei poster della Juve che fu, non troppo remota, riconobbe “one of his friend”, Sean Colson, beniamino dei tifosi per un anno e mezzo, con cui condivide la città natale Philadelphia, nonchè quella leadership nell’essere, indipendentemente dal risultato, uno dei giocatori che ci mettono sempre la faccia. Quando un giocatore si presenta così, “ben informato” da uno che Caserta l’ha vissuta appieno che il pubblico è caldo e che serve sempre dare qualcosa in più rispetto ad una prestazione cosiddetta normale, è normale che col passare del tempo ci si abitui a lui, indipendentemente dai risultati. Diversi per doti e caratteristiche tecniche, Sean e Ronald, nel loro piccolo han saputo prendersi Caserta in mano, il primo con punti a ripetizione e una capacità di fare sempre la cosa giusta, il secondo con una personalità e una capacità di innescare ed elevare i compagni intorno a lui senza precedenti. Già, perchè Ronald Moore, da quell’inizio di primavera in poi, steccherà in maniera netta solo una gara, quella di Pistoia, purtroppo decisiva, ma deciderà di sposare il progetto bianconero e di ripartire ai nastri della nuova stagione. Forse è solo una coincidenza, ma quando il play “comes from Phila” la squadra gira, si compatta, corre e trova buoni tiri, nonchè vince e si diverte. Moore è entrato nella simpatia dei tifosi non solo per il suo talento e la sua spettacolarità, ma anche per l’umiltà che gara dopo gara continua a mettere. E state certi che per un ragazzo che ha portato in alto un college come Siena, fino al tabellone Ncaa, battendo molti record specie in produzione di assist, il traguardo sarà sempre lontano da raggiungere, perchè l’asticella sarà posta più in alto. Certo che però se vieni da Philadelphia ed il tuo mentore è Colson, allora si può stare più tranquilli…