Era proprio necessario stravolgere lo stemma della squadra cittadina? O meglio, se si voleva mettere mano al logo (iper conosciuto in tutta Italia) era di vitale importanza modificarlo radicalmente? E poi, ci rivolgiamo al grafico che ha eseguito le modifiche, come si è potuto realizzare “un’opera” così, priva di personalità e struttura mettendo in quarto piano la nostra città (simbolo) ed in bella mostra il pallone stile fumetto pre adolescenziale? Vogliamo parlare del festone centrale con la scritta Marcianise in stile “sagra paesana”? Bastava farsi un giro sul web e dare una spulciata ai vari loghi per rendersi conto delle enormi mancanze che il nuovo logo si porta dietro, ne abbiamo visionari tanti (Casertana, Gladiator, Taranto, Cavese e tanti altri…) e tutti hanno come base forte i colori cittadini e centralmente lo stemma della città, naturalmente in primo piano. Il nuovo stemma del Marcianise mette in risalto ben altro e pone il simbolo della città (la torre), strutturalmente, in una dimensione irrilevante agli occhi dei tifosi gialloverdi.
Saremo sempre grati alla famiglia D’Anna per l’impegno profuso ma avremmo gradito maggiore sensibilità ed attenzione su temi cari ai tifosi gialloverdi, la Stirpe si è sempre battuta per il calcio marcianisano mettendosi “contro” tutto e tutti (istituzioni) ma stravolgere un’icona così cara ai tifosi del magico ci è parsa una “leggerezza” che andava approfondita. Visti i risultati mediocri dell’attuale logo sarebbe stato più giusto e logico presentare più loghi e chiedere ai tifosi quale sarebbe stata la scelta migliore, nella conferenza stampa tenutasi poco più di venti giorni fa si era detto che quest’anno ci sarebbe stata più interazione con il popolo gialloverde, questo era il primo passo da fare, chiedere ai tifosi quale stemma era più appropriato a rappresentare la squadra cittadina. Purtroppo indietro non si può tornare visto che il kit tecnico ha già in bella mostra, stampato, il nuovo logo. Noi continueremo ad inserire il vecchio logo nelle nostre clip pur avendo grande rispetto del lavoro che sta portando avanti la famiglia D’Anna ma, non c’è ne vogliate, la storia non si cambia così radicalmente. Le nostre radici non devono essere stravolte con tanta banalità.
Redazione Stirpe