Lo stato dello stadio comunale “Mario Piccirillo” di Santa Maria Capua Vetere non è cambiato di una virgola rispetto alla fine dei lavori, avvenuta lo scorso novembre 2013. Da allora l’impianto di via Martiri del Dissenso è stato lasciato così com’è ora: in una condizione alquanta inadeguata. Ma torniamo un attimo indietro, premiamo il tasto “rewind” e riportiamo alla mente dei tifosi neroazzurri quali furono i motivi che impegnarono l’amministrazione comunale di Santa Maria Capua Vetere a stanziare 165.000 euro per la riqualificazione della struttura, da sempre adibita a luogo di calcio e quartier generale dello storico Gladiator. La ditta che si aggiudicò l’appalto, l’impresa “Russo Francesco” di Casal di Principe, ha eseguito diverse opere: l’irrobustimento delle mura di recinzione, la disintegrazione dei gradini di tutto il settore locali e di buona parte del settore ospiti, ed infine il livellamento della pavimentazione su quello che è rimasto l’unico gradone: opera che è servita ad ottenere l’agibilità, seppur a numero limitato, dalla Commissione di Vigilanza degli impianti sportivi della Lega Nazionale Dilettanti. Lavori che hanno necessitato di quasi quattro mesi per essere completati (da agosto fino a novembre), ma se di completamento si può parlare.
Adesso è arrivato il momento di ritornare d’attualità e premere il tasto “start”, come in qualsiasi telecomando o registratore. Basta interpellare chiunque vada ad assistere ad una partita del Gladiator per rendersi conto in che maniera il pubblico è costretto a “gustarsi” lo spettacolo calcistico. Gustarsi o per meglio dire intossicarsi una domenica pomeriggio. Perché è bene che si sappia che, allo stato attuale, la visuale è davvero pessima. Gli spettatori sono costretti a supportare le gesta dei propri atleti, tutti dallo stesso gradone. E lì che si inscena “la guerra dei poveri” con i tifosi più bassi di statura che devono fare la lotta per evitare di piazzarsi dietro gli spilungoni. Per non parlare poi delle partite disputate sotto la pioggia. Considerando che ognuno prova a proteggersi dalle gocce di pioggia con l’ombrello, la cerchia dei fortunati diventa sempre più ristretta. Ma la tifoseria neroazzurra ha capito bene l’antifona e, nelle ultime gare, è accorsa sotto la tribuna stampa. Motivo di ciò? Sotto la struttura adibita a luogo di lavoro per i giornalisti, insiste il vecchio sistema di gradini, quindi da lì la visuale è nettamente migliore (senza contare la copertura indiretta, miracolosa sia col freddo d’inverno che col sole di primavera).
Sin dalla fine dei lavori, è iniziato il coro di disappunto di tutti i tifosi nei confronti di un restyling, servito ad ottenere, sì il requisito d’agibilità dalla Lega Nazionale Dilettanti ma non di certo adito a migliorare i comfort di coloro che gli spalti li vivono in prima linea, a sostegno instancabile dei propri beniamini. Il messaggio più forte è giunto da parte del gruppo ultras sammaritano “Brigata Spartaco”, il quale non ha digerito la cosiddetta “riqualificazione” ed ha deciso di non assistere a tutte le gare della stagione 2013-2014, in segno di contestazione al “regalo” scartato dall’amministrazione comunale. Assenza che verrà perpetuata fino a quando il Piccirillo non verrà migliorato. I fedeli sostenitori del Gladiator non hanno per nulla dimenticato le parole del primo cittadino Biagio Maria Di Muro che, assieme al vecchio presidente Lazzaro Luce, aveva promesso non solo la riqualificazione degli spalti (cosa avvenuta) ma anche l’installazione di una tribuna prefabbricata sia nel settore locali che ospiti. E del resto nei famosi 165.000 stanziati dall’amministrazione, è logico pensare che sarebbe rientrato l’acquisto o, perlomeno l’affitto, della tribuna prefabbricata. Invece no. La voce “tribuna prefabbricata” è stata insabbiata e quei soldi sono serviti per la sola riqualificazione. Ma i tifosi si chiedono: 165.000 euro non sono un po’ troppi per i lavori svolti? Chissà se avranno mai risposta a questa domanda i sostenitori, che sono stanchi di tale situazione e minacciano di non recarsi più allo stadio, pur di non dannarsi l’anima per un tale scempio.