Tutto scorre e continua a scorrere come previsto in casa Juve che tra un video e l’altro, tra una trattativa e l’altra, si concede anche una giornata di puro svago e divertimento cosi come è accaduto nella giornata, anzi meglio dire nella mattinata, di ieri con i due protagonisti, Atripaldi e Barbagallo ospite del Deejay on tour che per l’occasione si è fermato davanti a ‘colei’ che è il simbolo della città di Caserta: la Reggia vanvitelliana. Ed allora non si poteva non passare da un’eccellenza ad un’altra, non si poteva non è passare da un simbolo ad un altro ed ecco che i colori bianconeri sono stati quelli dominanti all’interno di una tappa in cui Caserta ed il basket hanno dimostrato di poter essere un binomio fondamentale per la promozione del territorio. Un binomio che in pochi hanno potuto sfruttare in termini di ritorno di immagine e che forse in tanti potevano approfittarne per salire sul carro dei vincitori e mostrarsi come partner di un progetto di sani e grandi principi, ma soprattutto di un progetto che guarda avanti e al futuro. Insomma se poteva non bastare o essere poco – tanto per usare un eufemismo – lo sforzo economico profuso dal duo Barbagallo-Iavazzi per rimettere a posto i conti, se poteva non bastare l’esempio dato dal passo fatto nell’estate scorsa da un altro marchio casertano, la Pasta Reggia, che grazie al campionato e all’ottima sintonia con la società e la dirigenza bianconera è stato un simbolo di questa città, ma ancora se poteva non bastare l’attestato di stima e di riconoscenza a livello internazionale per il lavoro fatto dalla Juve attraverso l’invito ufficiale a partecipare alla prossima edizione di Eurochallenge (la risposta negativa al di là dei lati tecnici, ha avuto anche delle connotazioni prettamente economiche con esborsi per quali più volte la proprietà aveva chiesto una mano per ritornare in Europa), quella di ieri mattina, potrebbe essere anche l’ultima dimostrazione. Ultima dimostrazione per comprendere a pieno che quando si parla di basket, quando si parla di Juve si parla di un territorio intero, si parla di un’eccellenza di una città che mette in mostra essa stessa e chi ne sta al proprio fianco a prescindere dalla data di anzianità o di accostamento al progetto. Già perché come più volte hanno affermato – anche su queste stesse pagine – sia l’azionista di maggioranza che il presidente bianconero, non importa da quando e da quanto arrivi l’aiuto, quello che importa è dare un impulso, quello che importa è iniziare a far cadere la prima tessera del domino in modo tale da creare quell’effetto a catena che porti ad un gruppo di sponsor o anche di soci che possa essere il supporting cast giusto alla passione di due persone che solo sulla base della stessa hanno riconsegnato dignità e serenità a tutto il popolo bianconero. Insomma lo stesso lavoro che il giemme Marco Atripaldi ha fatto a livello sportivo. L’ex Biella è partito da zero, ha creato consensi in estate, li ha confermati in corso d’opera e al suo secondo nastro di partenza con la Juve si è ritrovato non solo con un sopportino cast, ma anche con le varie stelle già quasi tutte pronte a splendere per una nuova stagione. Nella costellazione di Terra di Lavoro, infatti, ne mancano ancora due da toccare e far accendere. Due stelle che stando almeno alla carta dovrebbero appartenere al quintetto, allo starting five al fianco di Moore, Gaines e Vitali. Il condizionale è d’obbligo soprattutto per quanto coach Molin ha dimostrato nella scorsa stagioni con decisioni importanti – vedi Scott – e cambi di rotta fondamentali per l’assetto e l’equilibrio della squadra, vedi l’avvicendamento quintetto-panchina tra Michele Vitali e marco Mordente. Ed allora ecco che l’unico spot ancorato al quintetto è quello del lungo, considerando il passo in avanti di Scott in quello di power forward titolare dopo aver guardato tutti partendo dalla panchina, mentre per quello di ala piccola tutto, probabilmente, lo deciderà il campo ed i risultati.