Dopo le tinteggiature arrivate durante la stagione con quella dell’All Star Game di metà anno a fare da protagonista, continuano ad esserci delle tonalità di azzurro in casa Juve. A tenere alto il nome del club di Pezza delle Noci tra le fila della nazionale è sempre Michele Vitali che farà parte del gruppo in ritorno a Folgaria agli ordini di coach Pianigiani e che si preparerà alle qualificazioni al prossimo Europeo. Questa volta, dunque, nessuna convocazione ‘ludica’ (per qualcuno il weekend delle stelle può essere considerato come un momento di puro spettacolo e dove a fare da padrone – a volte – sono le assenze), nessuna Nazionale sperimentale, ma quella vera, quella che inizia a tracciare i primi passi verso la nuova avventura internazionale e che vede il ritorno in Azzurro anche di Gigi Datome dopo il primo anno oltre oceano passato più a guardare i compagni che a mettere piede in campo con continuità, ma per l’ex leader della Virtus Roma siamo solo all’inizio. Una convocazione, insomma, che da ragione ancora una volta alle due parti in causa, da ragione da una parte alla Juve che conferma – sempre che ce ne fosse stato bisogno dopo quanto ammirato in campo nello scorso campionato – che la scelta di puntare su Vitali è stata quanto più giusta possibile. La scelta di puntare su di un giovane che non aveva mai visto il palcoscenico principale della pallacanestro italiana e che in virtù della propria giovane età, poteva essere per questa categoria una sorta di libro bianco su cui scrivere interi capitoli da parte dello staff tecnico. Gli stessi che il giemme Atripaldi ha consegnato a coach Molin nella scorsa estate e che il timoniere mestrino ha riempito con nozioni, miglioramenti e soddisfazioni personali da ambo i lati. Il rovescio della medaglia è la scelta di Vitali, anzi la doppia scelta. Las prima ovviamente è strettamente legata a quanto scritto in precedenza e quindi di sposare in pieno il progetto bianconero nella passate estate, quando ci sarebbero potute essere anche altre occasioni. Ma in palio all’ombra della Reggia c’erano minuti e responsabilità, le stesse che sono state ripresentate sullo stesso tavolo delle trattative per evitare che il fratello minore di Luca, anche lui in nazionale, potesse anche solo pensare di andare altrove dopo un anno di miglioramenti. Ed invece il bolognese non solo non ci ha pensato, ma ha sposato in pieno, ancora una volta, il nuovo di progetto della Juve. Ha sposato la nuova idea di essere uno dei punti fermi di un gruppo che non è ripartito da zero, ma soprattutto uno dei punti fermi di un coach che a conti fatti gli ha regalato il massimo campionato, ma soprattutto la Nazionale maggiore. Maggiori minuti e maggiori responsabilità all’interno di quel gruppo che più volte è stato definito come ‘veterani junior’ e che comprende al suo interno anche un altro giocatore migliorato nel corso del campionato scorso: Claudio Tommasini. Già perché se nel corso del passato campionato la svolta della sua stagione è arrivata nel cambio di ruolo tra quintetto e sesto uomo avvicendando il tutto con Mordente, nella prossima l’atteso nuovo passo in avanti è nello spot di starter e nello spot di ala piccola al fianco di quello che da poco può essere considerato il ‘brand new’ backcourt della Juve composto da Ronald Moore e Frank Gaines. Il compito sarà quello di essere l’anello di congiunzione tra il genio, la fantasia e le mani da scorer dei primi due e il lavoro dentro e fuori dall’aria di Scott e di colui che sarà il suo nuovo compagno di reparto. Certo la più volte dichiarata ricerca di un’ala piccola straniera, potrebbe rimettere le cose in discussione, ma se coach Molin non ha avuto dubbi, remore e paure nell’utilizzare Scott come partente dal pino per meriti anche altrui, l’esterno ex Fortitudo può anche non temere un ballottaggio già scontato sulla linea di partenza.