«Non mi aspettavo tanta gente, ma fa piacere capire che ho lasciato il segno e sono ancora tanto amato dalla gente di Caserta». Ha esordito cosi con queste parole, l’osservato speciale, il figliuol prodigo che dopo più di venti anni è tornato a casa, quella casa che lo ha visto protagonista, lo ha visto eroe di un tricolore che nonostante il lontano 1991, resta il primo ed unico al di sotto del Tevere. Insomma il giorno è arrivato: Enzino Esposito è ufficialmente tornato a far parte della famiglia Juve. Ma prima di mettere in fila tutte le emozioni, tutte le parole del diretto interessato, a presentarne il ritorno ci sono stati Marco Atripaldi, il presidente Barbagallo con il proprietario Iavazzi a mo di spettatore tra la stampa ed il coach con il quale lavorerà nella prossima stagione spalla a spalla. Ma la vera sorpresa è stata una clip preparata a dovere e accolta da uno scrosciante applauso da parte dei tanti presenti nella sala clinic del Palamaggiò. «Non torno da giocatore – ha continuato El Diablo – non da head coach, ma da semplice collaboratore e sono contento di quello che si vede oggi. E’ da tempo che penso ad una frase ad effetto, ma quello che credo possa racchiudere il mio stato d’animo è un innamorato che non dimentica mai il suo primo amore. Nonostante le tante sfumature della mia carriera, il mio cuore resta ed è bianconero. Nel 2009 ho smesso di giocare e ho deciso di iniziare la carriera di allenatore perché vivo per questo sport, vivo per la palestra, nel veder crescere i ragazzi e cercare di trasmettere a chi mi sta intorno quelle che sono state le fortune che ho avuto io durante la mia carriera. Ho avuto tre esperienze da capo allenatore, ma voglio essere subito chiaro e tondo: vengo a Caserta per mettermi a disposizione ed umiltà e professionalità per la società Juvecaserta ed il coach che è Lele Molin». Le ultime parole sono per la società: «Mi è doveroso ringraziare questa proprietà perché sono venti anni che non sono mai stato convocato per tornare qui a Caserta, loro sono stati i primi ed anche gli unici a darmi questa possibilità e per questo gliene sarò per sempre riconoscente. Non sono tornato tante volte qui a Caserta, ma credo che le differenze non le debba sottolineare io, ma i fatti parlano da soli».