Tutto scorre in maniera veloce ed un passo per volte. Può essere definita in questo modo la corsa della Juve verso la nuova stagione, verso quel secondo ‘check point’ che la società di pezza delle Noci si era prefisso un anno fa quando il duo Iavazzi e Barbagallo, seduti intorno al loro tavolo delle decisioni, vararono un progetto di tre anni in cui provare ad arrivare ad una idea di azienda in tutto e per tutto del club cestistico all’ombra della Reggia. Un progetto che oltre alla parte societaria, ne prevedeva una anche sul campo iniziata appunto con l’arrivo di Atripaldi e la scelta di un coach che potesse abbracciare questo progetto in tutto e per tutto, compreso i limiti che ne potevano nascere, cosi come più e più volte è stato spiegato e affermato dallo stesso manager bianconero. Da quello striscione di metà luglio sul quale c’era scritto ‘partenza’ ne sono passati di chilometri ed anche se quello di arrivo è ancora lontano dall’essere alla vista dei diretti interessati, il passo di marcia dei bianconeri rispetto all’agosto scorso è nettamente migliore. Nettamente migliore sia per i piani alti e la stanza dei bottoni, che per quanto riguarda la parte sportiva. A dimostrarlo sono state le parole dei due principali diretti interessati che su queste stesse pagine hanno espresso tutto il loro ottimismo e le loro linee guida per arrivare a quel prossimo agosto con le idee chiare e con un pacchetto tra le mani nettamente migliore di quello della passata stagione. Non può essere altrimenti se si parte dai piani alti e quindi dalla situazione societaria, considerando che nello stesso periodo di oggi, ma un anno fa, era una sorta di chimera – tanto per usare un eufemismo – pensare che nella peggiore delle ipotesi c’è un marchio forte e rinomato che non vorrebbe certo privarsi della possibilità di essere al fianco della Juve per la stagione agonistica. Le parole del presidente Barbagallo, infatti, sono state più che cristalline mettendo il nome della Pasta Reggia in cima alla lista dei possibili (ma solo perché non c’è ancora l’ufficialità, ma al momento la ferma volontà della famiglia Pallante di voler continuare il sodalizio) main sponsor della scorsa stagione. Ma quell’atto che un anno fa per tanti operatori economici, per tanti imprenditori, per tante aziende e marchi,. Poteva essere considerato come un atto non proprio assennato ed azzardato, oggi è diventato un qualcosa che ha stuzzicato l’interesse di non pochi a seguire la stessa strada portando la stessa società bianconera a pensare anche all’eventualità di un piano di sponsorizzazioni che possa anche prevedere una formula diversa. Tutto questo grazie a due cose: il lavoro certosino, dispendioso dal punto di vista monetario, un po’ folle ma passionale di Iavazzi e Barbagallo, ma anche di quei risultati che hanno tenuto sempre sulla cresta dell’onda una squadra ed una società che ha fatto sempre parlare di se e in maniera lodevole anche quando le cose non andavano per il verso giusto. Ed allora ecco che alla porta della Juve sono arrivate richieste di informazioni, aperture a parlare di partnership che seppur in ritardo di un anno, non possono che far piacere. Cosi come sicuramente avrà fatto piacere a coach Molin sentire che a partire da due giorni dopo la chiusura della regular season, il futuro al’orizzonte era già chiaro, limpido e senza un filo di foschia. Insomma il clima perfetto per navigare, il clima perfetto per poter guardare avanti e salpare con un equipaggio già folto e non ridotto all’osso come lo scorso anno quando Mordente e Michelori erano gli unici marinai di cui l’ammiraglio Molin disponeva prima di attraccare di porto in porto e tornare a bordo con nuove mani e nuovi aiuta. Ora il numero di marinari è più folto di quattro unità, l’itinerario marittimo della stagione estiva bianconera ridotto ad un massimo di quattro viaggi, ma dove gli indici di ricerca dei nuovi componenti dell’equipaggio sono stati messi in chiaro dallo stesso mestrino: concretezza, spettacolarità e soprattutto capaci di fornire insieme agli altri quella durezza mentale e fisica che permetta alla Juve di limare quell’unico difetto e scoglio quasi insormontabile che erano le partite sotto pressione e con un peso specifico, specialmente quando si parlava di giocare lontano dal Palamaggiò. Insomma le vele sono state spiegate, la direzione stabilita, manca solo che il vento in poppa sia tale da spingere nel minor tempo possibile verso le destinazioni.