Purtroppo non è riuscito come tre anni fa a regalare la salvezza al club che tanto ama, ma statene certi la sua delusione è cocente. Da quando fu chiamato nel gennaio del 2010 dall’allora patron Alfonso Salzillo a condurre in porto una nave che stava attraversando una vera e propria tempesta, Nunzio Di Somma ha marchiato col fuoco il nome Gladiator sulla sua pelle. Più che un tatuaggio, la passione per il team sammaritano gli è entrata dritto al cuore.
L’amarezza. Per tale motivo, l’ex tecnico della Viribus Unitis e della Libertas Stabia non riesce a spiegarsi come i suoi ragazzi abbiano fallito l’appuntamento più importante della stagione: “Una mazzata tremenda. Non c’è altro da dire per una gara in cui i miei ragazzi hanno subito un calo di concentrazione, proprio nel momento topico della stagione che per noi era la resa dei conti. Sin dalla mattinata di domenica, avevo notato che il clima era fin troppo gioviale tra i ragazzi, sicuri di assicurarsi la vittoria contro un avversario che non teneva l’assillo del risultato. Così ho raccolto la rosa nello spogliatoio ed ho urlato ad ognuno che non sarebbe stata una passeggiata. Purtroppo i presentimenti sono stati concretizzati sul terreno di gioco, con il Bisceglie che ha giocato la sua partita mentre noi non riuscivamo a respirare: un handicap non fisico, bensì mentale. Si è buttato tutto a mare, e non riesco a capire il motivo di come possa essere successo. Questo è quello che mi fa male di più”.
L’aneddoto. Poi Di Somma rivela un altro aneddoto, avvenuto il giovedì prima del match, che vorrebbe rivivere per prendere provvedimenti differenti: “In uno degli ultimi allenamenti settimanali, i ragazzi stavano prendendo troppo sotto gamba l’incontro e durante gli allenamenti non c’era quella attenzione che invece tutti hanno avuto nel resto della stagione. Tornando indietro, allora avrei dovuto fermare la seduta e mandare tutti a casa. Decisi di continuare, poiché ero sicuro che stare sul campo avrebbe giovato. Ora riflettendoci a freddo, cambierei atteggiamento e quel pomeriggio li avrei cacciati tutti dal campo. Sarebbe potuta essere un’ulteriore scossa a non sottovalutare l’impegno”.
I ringraziamenti. Dopo aver esaminato scrupolosamente tutti i fattori che hanno caratterizzato la disfatta col Bisceglie, il condottiero stabiese interpella quella parte sana della dirigenza e della tifoseria sammaritana, che è stata vicina alla squadra nei momenti bui della stagione: “Ci tenevo a ringraziare i tifosi che ci hanno sostenuto e ci hanno consentito di poter ambire alla permanenza in Serie D. Purtroppo lo stesso non posso dire della società che, al mio ritorno a febbraio, non è mai esistita e non ci ha assicurato neanche lo stretto necessario per andare avanti. Siamo andati avanti per passione, con la retribuzione mensile che manca dal mese di dicembre. Tanti piccoli inconvenienti che addizionati ci hanno tagliato le gambe”.
Delusione da smaltire. Una gestione societaria pessima su cui Di Somma punta il dito: “Bastava poco per salvarsi, ma a qualcuno ha voluto che le cose continuassero così. Non ci si deve nascondere dietro un dito, le colpe maggiori vanno additate altrove. Per cinque, sei mesi, non c’è stato il benché minimo rapporto umano. Tanti particolari che hanno provocato in me una grande batosta. Un esempio? L’assenza negli ultimi due mesi del nostro massaggiatore che, a causa di un incidente stradale, è venuto meno nella parte conclusiva della stagione e non ha potuto rimettere in piedi uno dei nostri under più rappresentativi, Esposito, infortunatosi alla caviglia.Un’esperienza molto toccante in senso negativo che ci vorrà del tempo per smaltirla, anche se so che certe delusioni non lasceranno mai il mio cuore”.
L’augurio. Infine il suo augurio sul futuro del Gladiator: “Al di là della categoria, spero che la società venga presa in mano da qualcuno che abbia il buon cuore di riportare serenità e dignità per questi colori. Adesso bisogna ritrovare la stabilità ed assicurare nuove certezze ai tifosi neroazzurri che quest’anno ne hanno viste di tutti i colori. Con una buona organizzazione e con l’utilizzo intelligente di una somma economica non esagerata, si può tornare ai fasti di un tempo, però serve gente che ami i colori neroazzurri, non persone che vogliono fare del Gladiator la loro fonte di guadagno”.