Una squadra con gli attributi. Cosi ha definito la sua Juve Marco Atripaldi sul suo facebook commentando a caldo la vittoria in Sardegna. Una definizione dalla quale abbiamo voluto partire nell’analisi proprio con il giemme bianconero: «Siamo arrivati la sera prima a Sassari e a cena abbiamo avuto la notizia della vittoria di Pistoia a Roma e ad essere sinceri in quel momento non è stata una gran bella notizia. Non lo è stato per un semplice motivo e cioè che dava alla nostra sfida con Sassari quel sapore diverso rispetto ad una situazione inversa. Un sapore identificato nell’idea che l’unico modo di pareggiare questa vittoria era battere la Dinamo e rimettere di nuovo le cose a posto. Ma era più facile a dirsi che a farsi e qui si riallaccia la mia frase pubblicata su facebook. I giocatori hanno cambiato faccia in un amen, hanno dimostrato con i fatti e non solo con le parole di avere i cosiddetti attributi di dominare dal punto di vista mentale una sfida difficilissima».
Dominio che si è intravisto e come per 35 minuti, considerando come normale e fisiologica quella reazione della Dinamo nel finale…
«A conti fatti posso dire che abbiamo sbagliato un solo minuto, quello successivo al time out di coach Molin dopo qualche palla persa e canestro subito. Li abbiamo commesso qualche errore abbiamo subito ancora qualche canestro, ma poi è venuta fuori la forza mentale di cui parlavamo prima e abbiamo chiuso una pratica e portato a casa due punti fondamentali giocando una pallacanestro offensiva meglio dei padroni di casa, di aver concesso poco o niente ai due Diener, con il solo Caleb Green inarrestabile, anche se in una squadra di talento infinito come quella di Sassari da qualche parte devi pur concedere qualcosa in più».
Se poi Roberts è questo tipo di giocatore, il volto offensivo e difensivo della Juve cambia notevolmente…
«Senza ombra di dubbio Chris è il nostro ago della bilancia. Lo è perché è la nostra guardia americana, perché è quel giocatore che abbiamo scelto per questo tipo di cose sia in attacco che in difesa. Detto questo, però, tutti hanno il loro merito e apportato il loro mattone, ma vorrei dire che al fianco dei due citati ci aggiungerei Moore per quella capacità di fare da collante tra i vari giocatori e soprattutto Mordente per l’esperienza e la leadership».
Tra le varie domande fatte a Molin in sala stampa immediatamente dopo il match, ce ne è stata una che parlava di maggiore entusiasmo della Juve. Pensi che celatamente si riferissero ad una Sassari che ha preso sottogamba il match?
«Come di solito accade in queste situazioni la verità sta nel mezzo. Da una parte ci siamo stati noi che abbiamo iniziato come meglio non potevamo dimostrando che non eravamo certo partiti sconfitti. Dall’altra parte forse Sassari si è fidata troppo dell’istinto di riprendere prima o poi la partita in qualche modo. Ed in questo siamo stati ancora bravi noi, visto che nel momento critico siamo stati duri, concentrati e coesi fino alla fine».
Per una volta volendo essere un po’ presuntuosi, questa vittoria ha un significato o un valore particolare verso coloro che magari hanno sempre snobbato la Juve?
«Due punti importanti per un obiettivo che non abbiamo ancora raggiunto e che con il suo raggiungimento, forse, cambierà quella poca considerazione nei nostri confronti. Al momento ci teniamo stretta la vittoria, ci teniamo stretto l’ottavo posto e guardiamo già a Cremona, cosi come tutta la squadra».
Una partita che è una sorta di rivincita per la sconfitta dell’andata che costò le Final Eight, ma anche una tappa verso una posizione migliore…
«All’andata ci costò molto quella sconfitta e non vogliamo che accada di nuovo. La posizione in classifica? Ci sono tante opzioni aperte dalla sesta alla decima. Probabilmente non arriveremo ne sesti ne decimi, ma per il resto tutto è possibile».