«Siamo stati incapaci di vincere questa partita e questo tipo di partite in generale che potrebbero far cambiare la nostra stagione da buona a buonissima». Chiaro e tondo il messaggio di Molin: si doveva cambiare, si poteva cambiare ed invece alla fine, al suono della sirena finale il risultato ed il rendimento in trasferta dei bianconeri è stato molto simile se non identico a quanto mostrato nelle ultime uscite da parte di Brooks e compagni. Un rendimento altalenante, un rendimento poco aggressivo, ma soprattutto un rendimento poco lucido nei momenti chiavi della partita sia in attacco che in difesa. Quella stessa lucidità, per intenderci, che Caserta ha mostrato di poter avere e di poter mettere in campo quando dopo il riposo lungo la bava alla bocca di Brooks e Roberts su tutti, sembrava quella di un leone inferocito, tenuto in gabbia e a digiuno da un bel po’ prima di liberarlo nella foresta alla ricerca di qualcosa da mangiare. La stessa fame di palloni e di punti che Caserta ha sfoderato e che in un attimo ha spazzato via la Cimberio con una difesa che non ha lasciato spazi e duelli individuali (non dimenticato questo ultimo punto che è poi quello fondamentale), ad un attacco che è stato capace in poco più di tre giri di lancette di produrre palle perse, attacchi ai limiti o oltre i ventiquattro secondi e come se non bastasse anche di beccarsi in faccia volate in contropiede del duo Brooks e Roberts. Tutto bene, tutto molto bene se non fosse altro che c’è poi un detto che recita “l’appetito vien mangiando”. Purtroppo per coach Lele Molin, la Juve e tutto il popolo bianconero, l’appetito dopo quei primi minuti di terzo periodo, invece di aumentare è andato sempre più scemando fino a spegnersi completamente. E’ come se il leone di prima, abbia azzannato, immobilizzato e semplicemente azzannato la propria preda prima di lasciarla libera di ribellarsi e scappare via lasciandolo a stomaco vuoto, facendo nulla o quasi per impedirlo. Questo è quanto accaduto nella seconda parte del terzo quarto nella sfida del PalaWhirpool di Masnago, dove Caserta invece di infierire e di azzannare alla giugulare della Cimberio nel suo momento di difficoltà cestistica, ha smarrito la rabbia, ha smarrito la ferocia difensiva con la quale aveva neutralizzato Varese coesi come il timoniere casertano aveva ordinato nella presentazione della sfida al venerdì. Da quel momento sono arrivati tiri con spazio e piedi per terra per Sakota, ma soprattutto sono arrivate quelle penetrazioni in ‘corsie preferenziali’ verso il canestro bianconero che prima del giro di boa del terzo quarto la difesa della Juve aveva negato con tutta la rabbia di questo mondo. Ed allora ecco arrivare la raffica di Stoglin che fino a quel momento non aveva ancora ben assimilato il valore del basket italiano, ma soprattutto quelle di Adrian Banks che all’interno dell’aria e verso il canestro ci è arrivato come e quando voleva. Ancora una volta la Juve è stata messa all’angolo dai duelli individuali cosi come aveva sempre spiegato Molin nelle sconfitte in trasferta, ancora una volta i pugni arrivati sulla faccia di Mordente e compagni si sono trasformati in un contrattacco senza costrutto e con tanti errori con il conseguente punteggio finale a sfavore. L’unica nota lieta, quella che ha evitato il ko tecnico, è stato l’aver avuta la forza di evitare che i lombardi si portassero a casa anche il doppio confronto. Alla fine del match sono arrivate, poi, poche ma significative parole da parte del timoniere casertano che ha chiuso il cerchio aperto dalla dichiarazione iniziale con: «La nostra prima parte di dovere stagionale l’abbiamo fatta alla grande e a testa alta andando su ogni campo a giocare a testa alta e riuscendo a centrare la salvezza anticipata con partire importante. Anche stasera abbiamo giocato a testa alta, ma purtroppo da un po’ di tempo in trasferta ci manca un qualcosa, quel qualcosa per fare un passo in avanti e che sinceramente sta diventando una sorta di malattia. Ancora una volta abbiamo la possibilità di guardare avanti e a quanto accaduto come un bicchiere mezzo pieno visto che la qualificazione ai playoff è ancora nelle nostre mani e dipende ancora tutto da noi».