Un treno chiamato playoff fa scalo a Masnago, nel tempio di Masnago, in uno dei palazzetti più affascinanti e caldi di tutta la Lega A. Uno di quei palazzetti che, al pari del Pianella ad esempio, ti fa venire i brividi solo pesando a quanti trofei sono appesi al soffitto. Masnago, dall’altro lato dell’Italia, è teatro di una sfida che Caserta non vuole, non deve, perdere. Nonostante l’assenza in extremis di Tommasini, i ragazzi di Molin sono chiamati all’impresa perché, per guadagnarsi un biglietto di sola andata per il grande ballo dei playoff, bisogna vincere almeno una gara in esterna (facendo filotto in casa, ovviamente). Bruciata la ghiottissima occasione di Casalecchio di Reno di sette giorni fa, oggi la Juvecaserta deve fare centro perché, oggettivamente, al Serradimigni di Sassari ha poche chances e nel catino di Pistoia non sarà facile, soprattutto se la terribile matricola toscana avrà ancora una possibilità di qualificazione playoff (quasi impossibile, ma ad oggi c’è ancora una fiammella). Contro le ‘Vu Nere’ si poteva, si doveva, vincere; oggi sarà un pizzico più difficile ma, oggettivamente, si può fare. Quel che resta della meravigliosa Varese dello scorso anno è già nel dimenticatoio; quest’anno i lombardi hanno fatto cilecca, hanno fallito tutti gli obiettivi e vivono in un clima di perenne contestazione. L’ultima ‘storia tesa’ in casa Cimberio è arrivata sabato scorso dopo il derby perso a Cantù: Marko Scekic, a fine gara, è andato a salutare i suoi ex tifosi beccandosi le ire funeste della tifoseria varesina. Son problemi varesini, pur non comprendendoli visti da lontano, che fanno capire quanto calda sia la situazione in una polveriera chiamata Cimberio. In questo clima da corrida ‘interna’, però, va ricordata la rivalità accesa tra le due tifoserie e, sicuramente, ci sarà tanto frastuono. Varese è una di quelle compagini che, attualmente, va giù già alla seconda spallata, se non addirittura alla prima, quindi bisognerà mantenere altissima la concentrazione. Oggi Caserta ha voglia di festeggiare due volte: prima al Pinto e poi a Masnago. Si deve, si può.