«E’ stato tutto un weekend molto emozionante. Ovvio che il culmine di tutto quello che si è parlato in una settimana si è avuto al momento di scendere in campo e di vedere sia Pino che Max sedere sull’altra panchina. Un’esperienza molto forte dopo tanti anni trascorsi assieme, quasi guardandoli durante la partita riuscivo a capire quello che stavano pensando per quanto ero abituato a loro. Ma il basket e lo sport è anche questo, quello che rimane è il rapporto extracestistico che si è creato e che di sicuro non cambierà al cambiare del colore della squadra che si allena». Questa la descrizione ‘sentimentale’ di Sergio Luise, uno che ha lavorato a stretto contatto e spalla a spalla con Pino Sacripanti e Max Oldoini per tanto di quel tempo da provare un qualcosa di particolare nei giorni prima e in quei momenti in cui il Palamaggiò ha tributato il giusto ritorno a coloro che negli anni scorsi sono stati il volto della Juve in panchina. Poi anche per l’attuale assistente in panchina di coach Molin, al momento della palla a due, tutto è passato in secondo piano fino alla sirena finale. Da quel momento ognun per se e ognuno per la sua squadra cosi come logico che sia nello sport. Alla fine a sorridere e ad esultare è stato lo stesso Luise insieme a tutto il popolo bianconero per due punti pesantissimi per la lotta ai playoff e dei quali lo stesso coach casertano ne ha cosi sottolineato la chiave del successo: «Credo che il tutto possa essere racchiuso all’interno dell’aggressività e dell’approccio mentale con il quale siamo scesi in campo. Sulla carta affrontavamo una squadra molto più forte di noi e che in classifica occupa una posizione importante, ma nonostante tutto non abbiamo avuto paura. Siamo scesi in campo consapevoli di potercela fare e questo ci ha permesso di giocare a viso aperto, di guadagnare il vantaggio consistente dei primi quarti, ma soprattutto di reagire nel momento in cui Cantù si è fatta sotto nel finale. Dopo una partita del genere era più facile alzare bandiera bianca, invece, abbiamo stretto i denti e continuato a lottare».
Doppio impegno casalingo rispettato, quattro punti fondamentali ed ora si va in trasferta. Prima di entrare nel dettaglio, secondo te a Caserta basteranno i punti in casa o necessariamente serviranno colpi in trasferta?
«Non solo quelli in casa non basteranno, visto che ne avremo solo due nelle ultime sei, ma molto probabilmente avremo bisogno di due successi lontani dal Palamaggiò per poter tenere testa alla corsa playoff ed entrare nelle prime otto».
Bologna e Varese le prossime due tappe. Due squadre che in generale non stanno attraversando un momento idilliaco. Un bene o un male?
«Quando ti ritrovi ad affrontare squadre del genere è sempre difficile dirlo. Da un lato c’è chi potrebbe pensare che essendo in difficoltà potrebbe essere più facile, dall’altra che queste difficoltà possano darti la spinta per reagire come è capitato a Bologna. Fatto sta che i movimenti che ambio le squadre stanno facendo sul mercato indicano che vogliono continuare a lottare e non arrendersi».
Il vostro personale cammino in trasferta, riparte da Brindisi. Quel tipo di partita potrebbe bastare per cambiare l’andamento lontano da casa?
«Di sicuro da quella partita ci portiamo dietro alcune cose positive come per esempio la voglia di reagire e l’approccio alla partita. Le stesse che posi sono state quelle meno positive perché dovremo riuscire ad allungare queste cose su tutti i quaranta minuti. Noi però dovremo guardare prima a noi stessi e poi agli avversari. Stiamo vivendo un buon momento e speriamo che finalmente possa arrivare quell’ultimo passo che ci porterà alla vittoria in trasferta, anche perché le vittorie aiutano a vincere e si potrebbe anche cambiare rotta».
Di sicuro una partita sugli esterni come quella di domenica potrebbe essere la marcia in più…
«Per esperienza e valore, di sicuro il reparto lunghi è stato quello più costante lontani da casa. Avere la stessa costanza e pericolosità sugli esterni e partite come quelle di domenica sicuramente sarebbe ro una grande spinta in più».