Rammarico ed amaro in bocca, tanto amaro; questo è quello che ha lasciato la trasferta brindisina alla truppa di coach Molin che al suono della terza sirena della partita, forse ha effettivamente pensato di potercela fare, di poter segnare finalmente il ritorno alla vittoria in trasferta – la prima in questo 2014 – ed ancora una volta contro una grande del campionato cosi come fu in quel ormai più che lontano 26 di dicembre in terra toscana. Ed invece ancora una volta l’appuntamento è stato spostato, è stato rimandato a tre settimane quando la questione sarà di nuovo di attualità. Ma prima di pensare alle due partite interne contro Montegranaro e Cantù, l’occhio del ciclone non può non essere ancora puntato sul weekend pugliese e sul risultato finale: «Purtroppo siamo tornati a casa con tanto rammarico – ha affermato l’assistente in panchina Sergio Luise nell’analizzare il match contro l’Enel -. Il rammarico di non essere riusciti a sfruttare quella prima parte di terzo periodo dove il nostro basket aveva messo in difficoltà un’avversaria temibile come Brindisi e dove eravamo riusciti a trovare anche un vantaggio consistente. Poteva essere un colpo di altissimo livello come lo fu a Siena e alla fine c’è dispiaciuto tantissimo non essere riusciti a reagire ad essere più reattivi al loro ritorno in partita nel momento cruciale del match».
Cosa è successo? La classica ‘paura di vincere’?
«Di sicuro una questione mentale più che tecnica che fisica. In alcuni momento nonostante la pressione ed il ritorno dei nostri avversari, abbiamo anche costruito bene i nostri giochi andando dove volevamo, ma alla fine sono arrivati degli errori al tiro pesanti determinati dal fatto che la palla ‘scottava’ e quindi errori più mentali che altri».
Quindi si può dire che nel momento del ritorno ed allungo di Brindisi, gli errori sono arrivati per paura di sbagliare e di prendere un altro canestro da parte degli avversari?
«Purtroppo quando sei in vantaggio e gli avversari ti recuperano e poi ti sorpassano, ogni tiro diventa pensate e decisivo, in poche parole si tira in maniera meno libera dal punto di vista mentale. IN aggiunta ci dobbiamo mettere che poi nel loro momento migliore non siamo riusciti a trovare una difesa fisica adatta e a rispendere a tono nella nostra metà campo».
Eppure nel momento di difficoltà siete andati da chi volevate, Brooks, ma con la sensazione che poi non sono arrivate delle alternative sugli esterni per poter aprire l’area…
«Anche per questo dicevo che nonostante le difficoltà eravamo riusciti a costruire quello che volevamo. In più di un’occasione abbiamo messo il pallone nelle mani di Jeff che erano quelle designate, ma purtroppo sono arrivati due errori in tiri che sono perfettamente nelle sue corde e che nell’economia di una partita ci possono stare. Forse quello in cui non siamo riusciti a fare un passo in avanti è il leggere le situazioni che Brindisi ci lasciava e il nostro momento al tiro. Forse ne abbiamo presi qualcuno di troppo con frenesia, mentre dovevamo andare in area e cercare il fallo o di aprire il campo, insomma giocare non più di fioretto ma di spada in una partita arbitrata già come una di playoff».
Fisicità da playoff: un altro tassello nella crescita verso la post season?
«Infatti il motivo principale per il quale abbiamo puntato nel far rivedere la partita è stato sottolineare questa fisicità, questo momenti di partita che di sicuro ci ritroveremo in futuro nel caso dovessimo qualificarci ai playoff».
Roma e Brindisi, due sconfitte, ma anche due partite nettamente differenti dalle varie Venezia, Milano o Cremona. Sintomo che il colpo è quindi nell’aria?
«Abbiamo trovato un nostro equilibrio, abbiamo cambiato tanto nel tempo e nella squadra, ma di sicuro abbiamo fatto tanti passi in avanti. Certo ci manca ancora allungare questo equilibrio nell’arco dei quaranta minuti e nei momenti decisivi, ma direi che la strada è quella buona. Ora però per tornare a parlare di colpo in trasferta bisogna aspettare due settimane, bisogna aspettare due partite casalinghe che per noi sono fondamentali e che potranno di sicuro iniziare a dire chi siamo».