«Non credo che sia necessario un mio commento per dire e spiegare che il momento chiave della partita, che il momento decisivo per Brindisi per portare a casa la vittoria, è arrivato nell’ultimo periodo di gioco». Di sicuro rammaricato il Lele Molin che si è visto nella conferenza stampa immediatamente successiva ad una sconfitta che brucia, che pesa non fosse altro per il semplice motivo che a poco più di un minuto dalla fine del terzo periodo, il distacco tra le due formazioni era di otto lunghezze, ma tutto a favore dei bianconeri casertani. «Dieci minuti in cui i nostri – ha continuato il timoniere bianconero nella sua personalissima analisi dell’ottava sconfitta stagionale lontani dal Palamaggiò – avversari hanno dimostrato come si devono giocare le partite che da questo momento in avanti rappresentano i punti chiave della stagione e per il raggiungimento di alcuni obiettivi».
Come se lo spiega?
«Per quanto ci riguarda, una volta che siamo riusciti a costruire un vantaggio consistente contro una squadra forte e che in casa si esprime al meglio, da una parte per inesperienza, dall’altra per incapacità nella parte finale del terzo periodo, abbiamo accusato quella che in gergo si chiama la paura di vincere. Una paura determinata dalla coscienza e da un vantaggio che poteva portarci a vincere anche a Brindisi».
Quale la chiave di questa debacle dopo il terzo periodo che i suoi ragazzi sono riusciti a produrre e che ha messo in netta difficoltà gli avversari?
«L’aggressività e la fisicità degli ultimi dieci minuti hanno fatto la differenza, specie quella messa dagli esterni di coach Bucchi nei confronti dei nostri esterni e quindi in quel qualcosa che a noi manca sia in termini di qualità che in termini di esperienza. Ed in questo particolare non siamo sempre riusciti a giocare come volevamo e come sapevamo sotto questo tipo di pressione. Abbiamo fatto dei passi in avanti per quanto riguarda il nostro cammino in trasferta, e non nego che durante il match e nel momento in cui abbiamo procurato il nostro di break e preso il vantaggio a fine terzo quarto, pensavo e speravo anche di vincerla una partita, visto che pensavo che noi fossimo in ritmo e Brindisi avesse perso il bandolo della matassa e con esso anche l’inerzia del match. Poi però per quello che è successo negli ultimi dieci minuti, non c’è altro da fare che applaudire la prova di forza di Brindisi che si è ripresa con gli interessi quello che noi eravamo riusciti a costruire nel terzo periodo: 8 i punti a loro concessi alla penultima sirena, solo sei i nostri al suono di quella che ha deciso il match».
Quindi forse questa di Brindisi lascia ancor più rammarico ed amaro in bocca rispetto alle altre arrivate fino a questo momento?
«Una sconfitta che brucia e che lascia tanto dispiacere anche e soprattutto perché la squadra caparbiamente era riuscita a reagire ad una partenza non esaltante contro una squadra, come dicevo in precedenza, che in casa è molto più esuberante del solito. Una partenza difficile, dunque, che capita a tutte le squadre che si ritrovano a giocare contro questo tipo di impatto, ma nonostante tutto eravamo riusciti a tenere l’onda d’urto, a resistere e a ribaltare addirittura nella terza frazione. Ovvio, però, che tutto questo non basta se lo fai per soli trenta minuti. Le partite si decidono negli ultimi quarto ed è innegabile che in quello finale l’Enel ha giocato ad un livello superiore al nostro».