Sconfitta nella bolgia del Pentassuglia per una Juve modello Penelope: prima costruisce una meravigliosa tela, poi la disfa con un quarto periodo francamente incommentabile. Dopo aver tenuto la fiumana brindisina nel primo periodo, cercando di contenere i danni, la Juve ha preso in mano la partita nella fase centrale giocando due periodi di grande qualità difensiva e di buona predisposizione offensiva. Tutto vanificato negli ultimi 10’. Non ci dovrebbe stare, ovviamente, ma Caserta ha sempre avuto un momento di blackout nel corso della partita: stavolta è arrivato nel frangente meno opportuno. Questo, però, non deve far dimenticare quanto di buono prodotto in precedenza: Brindisi è la vicecapolista, ha perso una sola volta in casa, gioca un basket moderno e di grande atletismo, è in piena fiducia eppure ha scricchiolato, e non poco, davanti ai ragazzi di Molin. Questo è un merito non di secondo piano, anche se resta la sconfitta, lo 0 nella caselle vittorie in trasferta nel 2014 (l’ultimo successo fu il 26 dicembre a Siena) e la consapevolezza di aver buttato un’occasione veramente unica.
Il quarto periodo. Un break di 22-1 nei primi otto minuti che ha spezzato la partita. Il parziale del periodo dice 24-6 solo per il serrate finale: numeri tremendi, imbarazzanti e che dicono tutto. Numeri che raccontano come Caserta abbia tirato 1/11 da 2, 1/9 da 3, 1/3 ai liberi (a fronte di 7/12 da 2, 3/5 da 3 e 1/1 ai liberi dei brindisini). Ma i numeri non finiscono qui: 11-16 nei rimbalzi, 3 stoppate subite, 3 palle perse, -8 di valutazione e 0 assist. A chi accusa coach Molin di essere il colpevole di questa imbarcata vanno ricordate le cinque bombe tirate in solitudine e sbagliate, il contropiede 3vs1 terminato con la stoppata di Zerini ed i tre ‘post basso’ sbagliati da Brooks che aveva un vantaggio in area. Ecco, le scelte offensive non sono state del tutto sbagliate, anzi… ma se non la metti mai dentro è impossibile vincere.
Aiutate il capitano. Cinquecento partite in A festeggiate non come avrebbe voluto sia per il risultato del campo che per la prova personale (0 punti). La stagione del capitano non è come quella passata ma ci sono diversi punti da analizzare. Un anno in più nelle gambe, nella mente e nella ginocchia si sente e si vede; gli avversari lo sanno e gli montano una guardia selvaggia sin dalla ricezione. Il minutaggio aumentato, così come avvenne sul finire dello scorso anno ma con compiti diversi, incide anche perché, troppo spesso, tocca a lui fare il playmaker e questo, inevitabilmente, lo porta ad avere meno freschezza e lucidità in attacco. Il peso di essere colui che, piaccia o meno, deve prendersi le responsabilità nei momenti caldi, quando la palla pesa una tonnellata, quando qualche compagno sparisce dal campo e fa ‘sponda’. Insomma, il capitano sta cercando di tornare quello dell’anno passato, ma non è così semplice. Comunque tutta Caserta confida e crede in lui, ed io con la mia città.
Maledetti social network. «Capisco che il basket porti gioia quando si vince, ma quando si perde non ti dà il diritto di mancare di rispetto ai giocatori. Gli stessi ragazzi per cui si tifa quando si vince una partita sono gli stessi ragazzi che impazziscono con voi quando si perde. Tenete la testa alta ragazzi e torniamo al lavoro» ha scritto Easley. «Gioco perché amo la pallacanestro, per la mia famiglia e per i miei compagni, oltre che per le persone che sono veri tifosi. Non gioco per avere l’approvazione di chi non fa parte di queste categorie di persone. quindi per favore lasciate le vostre opinioni a voi stessi, a meno che non siate il mio coach oppure qualcuno dello staff della mia squadra. Quindi per favore, non sprecate le vostre energie, perché nella mia testa riderò di voi» ha scritto Brooks. Il presidente Barbagallo ha richiamato tutti alla calma, Brooks si è scusato ed il caso è chiuso immediatamente. Alla fine della giostra mi faccio qualche domanda: premesso che il tifoso ha il sacrosanto diritto di criticare questo o quello, ma andare a scrivere sulla pagina Twitter di un giocatore che senso ha? Il giocatore fa bene a rispondere? Bisogna vietare l’utilizzo dei social network tra i tesserati? Bah, non lo so. So solo che questo teatrino me lo sarei volentieri risparmiato.
Verità. E’ stata buttata un’occasione ancor più grande di quella avuta a Roma dove, sostanzialmente, i bianconeri non sono mai stati in vantaggio. Al Pentassuglia sì, anche di 8, avevano l’inezia in mano e Brindisi non sembrava così imbattibile. Poi il quarto periodo ha risvegliato tutti dal sogno. Badate bene, dal sogno di vincere una partita. Sì perché i playoff sono sempre a portata di mano e Caserta, tutto sommato, è padrona del suo destino. La voglia di tagliare il traguardo è nelle parole e negli occhi di tutti: da Iavazzi e Barbagallo, da Molin ed Atripaldi, da Brooks ad Easley. Tutti vogliono andare al grande ballo ed anche questa tensione, per fortuna durata qualche ora, è il segnale che, qui, nessuno ci sta a perdere. Dunque bisogna serrare le fila, mantenere inviolato il Palamaggiò e vincerne almeno una in trasferta. Si può fare. Don’t worry, be happy.