Come una stessa partita può avere un diverso aspetto. Come lo stesso avversario può essere allo stesso tempo il punto più basso e a seconda del risultato, uno dei più alti della stagione bianconera. Cinque mesi fa – quasi – nella sala stampa del Palamaggiò il volto di coach Lele Molin non era quello solito e calmo anche nella sconfitta. Quello che si presentò a Pezza delle Noci era un uomo visibilmente scocciato, deluso e affranto da quella che a conti fatti era la quinta sconfitta consecutiva della sua Juve. Un uomo pronto a parlare di immaturità della squadra, pronto a parlare di tempo di crescita che volgeva al termine e anche di mettersi in discussione in come persona giusta al timone di una squadra che sembrava alla deriva. La stessa sala stampa che vide arrivare in ordine di tempo anche Atripaldi il cui punto focale fu l’idea che qualcosa andava cambiato e soprattutto di Brooks e dei giocatori a difendere la causa di coach Lele Molin e facendo un pizzico di autocritica per quello che era successo. Tutto in una sera. Tutto un groviglio di situazioni che si trascinarono fino alla sfida con Montegranaro che poi è stato il vero spartiacque della stagione dei bianconeri. Oggi la Juve di sicuro vive un groviglio considerevole di emozione, ma altrettanto sicuramente il segno delle stesse non è quello di qualche mese fa. Oggi la Juve si presenta al cospetto di Brindisi con l’idea di poter ruggire, con l’idea di poter fare del male anche ad una grande del campionato ancor di più di quanto è capitato a Siena. La crescita della Juve – quella tanto messa sul banco degli imputati alla fine della stessa partita nel girone di andata – ha avuto i suoi frutti e si sono visti in tante occasioni. Una Juve diversa nella testa prima ancora che nelle gambe e sulla lavagnetta. Una diversa attitudine che ha portato segnali incoraggianti, ma anche vittorie strabordanti come quella in casa con Avellino, dove a dare un ulteriore tocco al ‘diverso’ c’è stato anche Ronald Moore che rispetto a quel periodo ha preso il posto di Stefhon Hannah. Nella prima parte di stagione aveva un ruolo diverso anche Lello Iavazzi. Presidente al momento di metabolizzare quella quinta sconfitta, proprietario di maggioranza al momento di pensare di fare un grande passo in avanti per la post season.
Quanto è cambiata questa Juve da quella partita?
«Partendo dal recentissimo passato – afferma il proprietario Raffaele Iavazzi – credo che con l’avvicendamento Hannah-Moore la squadra abbia acquistato maggiore tranquillità e fiducia. Allargano il raggio di azione della valutazione credo che di sicuro Brindisi è ora una squadra più forte dell’andata, ma che anche noi siamo più forti rispetto a quella partita. Che siamo una squadra che scendiamo in campo senza nulla da perdere e che ci giocheremo tutto il possibile per la vittoria».
L’unica lato bianconero a non cambiare, però, è quello dell’assetto societario. C’è stato avvicendamento in poltrona, il risanamento della società, immagine ripulita eppure nessuna faccia nuova rispetto alle solite due…
«Si può dire che nessuno è arrivato per schierarsi dalla nostra parte all’interno di una società sanissima, dalla quale nessuno avanza un singolo euro e che rappresenta una delle eccellenze della città di Caserta e questo è un dato di fatto».
Perché tanta indifferenza di fronte ad un progetto che dal punto di vista economico si può già giudicare vincente?
«Prima di tutto vorrei dire che personalmente considero vincente ed ottimo quello che la squadra sta facendo dal punto di vista dei risultati. Siamo una squadra diversa, abbiamo fatto pass in avanti e stiamo lottando per qualcosa di importante. Sull’indifferenza ‘territoriale’ dell’imprenditoria, davvero non riesco a trovare nessuna spiegazione plausibile, ma riesco a farmi sempre e solo la stessa domanda e cioè cos’altro dobbiamo fare ancora».
C’è qualcuno che potrebbe dare una mano e non lo fa secondo lei?
«Ci sarebbero tante persone che potrebbero essere al nostro fianco, ma che invece non lo fanno».
Si ritiene ancora fiducioso per il futuro?
«Sono sempre fiducioso».