Una stagione in crescendo, ma un crescendo che dopo qualche settimana di regular season, tutti si aspettavano fosse già ad un certo livello e per un solo motivo. Il suo nome ed il suo numero, il 34 con su scritto Carleton Scott, sono sempre stati quelli figuranti all’interno della lista dei migliori in campo durante la pre-season. Ed invece, il talento di Notre Dame ha dovuto affrontare più di qualche salita, ha dovuto smussare più di qualche angolo, ha dovuto passare attraverso a più di qualche minuto in panchina riservatogli da coach Molin in alcuni frangenti della partita, perché il suo impatto, probabilmente, non era quello che il timoniere mestrino si aspettava da lui. Un continuo sali e scendi, un continuo alzarsi sui pedali per provare a testare con il gruppo e alla fine l’ala a stelle e strisce è riuscito a trovare la sua dimensione, accettando di essere la chiave di volta del match e della squadra uscendo dalla panchina, anzi negli ultimi due mesi si può dire che più tardi entra, più energie conserva, più determinante sarà quando il coach vuole che stia in campo: il quarto periodo. Ormai il gli ultimi dieci minuti sono quelli in cui coach Molin non può proprio fare a meno della versatilità che Scott ha sui due lati del campo, qualità che unite a quelle di Jeff Brooks, al momento hanno creato la prima ed assoluta certezza della Juve quando il match si decide.
Visto la continuità con il quale il coach ti mette al fianco di Brooks nei momenti che ‘scottano’, pensi di essere in questo momento il suo compagno o spalla ideale?
«Nell’ultimo periodo forse abbiamo avuto una crescita di feeling e di rendimento, ma assolutamente non mi considero il miglior compagno di reparto di Jeff, visto che facevamo bene anche quando c’era Cameron. Siamo una buona squadra, una squadra in cui nessuno si tira indietro, dove ognuno che va in campo fa il suo lavoro e quello che serve a tutti. E questo è quello che faccio anche io».
Torniamo per un attimo al derby con la Sidigas, quanto vi ha aiutato la grande voglia del pubblico di vincere questa partita?
«E’ stato un qualcosa di fenomenale. Ti giravi intorno e vedevi tanta gente sugli spalti che oltre ad incitarti e a fare il tifo per te, ti trasmetteva quella elettricità che solo questo tipo di partite riesce a regalarti. Poi tutto si è amplificato quando si è alzata la palla a due e da quel momento è iniziata una grande partita, una partita divertente e ricca di emozioni in campo e sugli spalti. Ne avevamo avuto il sentore anche nella partita di andata, però eravamo in trasferta nonostante il grandissimo numero di tifosi al nostro seguito, giocare in casa è tutt’altra cosa».
A proposito del derby di andata, quella di domenica sera può essere considerata anche come una sorta di rivincita per come finì quella partita?
«Assolutamente si. Ovviamente si parte dal concetto che quando nel girone di andata vai su un campo e perdi, poi al ritorno in casa cerchi sempre di riparare e prenderti la tua rivincita o viceversa. E’ un qualcosa comune a tutte le squadre in una Lega professionistica. Ad Avellino avevamo perso l’opportunità di regalare ai nostri tifosi la gioia del derby e quindi per noi era molto importante ripagarli provando a vincere quello in casa senza lasciare nulla al caso e così è stato. Siamo partiti forte perché volevamo dare subito un messaggio chiaro ai nostri avversari. Ma sapevamo che Avellino è una buona squadra che avrebbe avuto un momento di orgoglio e un sussulto nel terzo periodo. Da parte nostra, però, siamo stati bravi a tenere alta al concentrazione a rispondere a tono e al momento giusto prendere le distanze».
La classifica dice settimi, ma le partite in trasferta possono essere il vero spartiacque per la post-season?
«Se vuoi forzare la tua entrata nei playoff c’è assoluto bisogno di vincere e strappare punti in trasferta. Ed è per questo che per noi la prossima sarà una sfida importante oltre che un test fondamentale».
Ed appunto domenica ci sarà Brindisi. Quale la chiave della partita?
«La difesa. Dobbiamo riuscire ad essere intensi, cattivi e determinati come abbiamo fatto contro Avellino. Tutto parte da quello che facciamo nella nostra metà campo e poi penseremo all’altro aspetto importante, l’esecuzione in attacco».