Scontato, lo so. Banale, lo so. Troppo facile, altrettanto vero ma non si può non intitolare così questo viaggio della mia rubrica all’interno del derby campano. Ho ancora vivo l’orgoglio per l’Oscar conquistato dal nostro concittadino Toni Servillo (protagonista principale del lavoro del regista Sorrentino) che non posso fare altro titolo. E la ‘Grande Bellezza’ di Sorrentino è la stessa che ha regalato la Juvecaserta più affascinante della stagione; una Juve che non ha solo vinto, ha fatto un cappotto alla Scandone uscita con le ossa malconce dalla plaza de toros bianconera. Non c’è stata storia, un derby così dominato non si vedeva dal +29 inflitto dai lupi ai casertani qualche anno fa al Pala Del Mauro. Una mazzata tremenda, imprevedibile, che ha lanciato Caserta davanti ad Avellino in classifica (oggi i bianconeri giocherebbero i playoff mentre i lupi starebbero davanti alla tv). Tolto un passaggio a vuoto nel terzo quarto (ma gente come Lakovic, Cavaliero ed Haynes non potevano proprio giocare 40’ pessimi) non c’è stata storia. Una partita, di fatto, mai iniziata e lo si leggeva negli occhi dei protagonisti sul legno: da un lato cattiveria e intensità, dall’altra rassegnazione e pressapochismo. Ok, la Scandone era priva di Ivanov, giocatore imprescindibile e fortissimo, ma non può un’assenza giustificare una simile scoppola. Sarebbe offensivo verso la super prova dei ragazzi di Molin. Un +19 che spiega, meglio di tante parole al vento, la differenza emersa. Tutti parlano di Brooks, ma come non sottolineare il quarto periodo di Scott, la commovente difesa di Tommasini su Lakovic, l’impatto concreto di Easley, i 7 assist di Moore (ottimo esordio), i numeri difensivi di Roberts, la costanza di Mordente, la grinta di Michelori, i preziosi punti di Vitali. E pensare che sono due squadre costruite con obiettivi e budget diversi. Ma domenica sembrava il contrario.
LA PERFEZIONE, QUASI. 25 punti, 8/8 da 2, 3/3 da 3, 5 rimbalzi, 3 assist, 3 recuperi e 36 di valutazione nella serata che fa entrare Jeff Brooks nella storia della Juvecaserta visto che mai nessuno, prima di lui, aveva partorito un simile percorso netto al tiro. Serata perfetta? No, Brooks ha tenuto a rimarcare la palla persa (una dubbia infrazione di passi) per asserire che non è stato un ‘perfect game’. Poco cambia, è stato devastante ed ha dimostrato grande umanità avendo un pensiero per Ivanov, il suo avversario dichiarato, assente per la morte di un fratello. Jeff è andato ad un passo dal pareggiare il record della Lega A che, ovviamente, detiene Darryl Dawkins che sparò un sensazione 13/13 ai tempi di Torino nella stagione 1990/1991 (ohibò quella dello scudetto). Non avevamo bisogno di una simile prestazione, visto che lo diciamo da tempo, ma Brooks è il termometro della Juve: se gioca così è lecito sognare ad occhi aperti.
ASSALTO PLAYOFF. La settimana scorsa avevo pubblicato la scheda del collega Daniele Labanti che dimostrava, numeri alla mano, come la Juve fosse una candidata certa per un posto playoff. Il tutto, però, passava dal derby con Avellino. E Caserta ha fatto il pieno girando a proprio favore anche lo scontro diretto. Beh c’è poco da dire: bisogna sempre vincere in casa, non facile ma neanche impossibile, e provare almeno un colpo esterno. Brindisi è la rivelazione del campionato, merita quella posizione di classifica ma non fa paura. Non deve far paura a questa Juvecaserta.
IL COLORE DEL DERBY. Schermaglie, qualche attimo di tensione all’ingresso degli irpini al Palamaggiò e poi tutto normale. 350 avellinesi a colorare il loro settore, 3000 e passa casertani ad infuocare un palazzetto che, finalmente, è tornato caliente. Giusto dire le cose come sono state viste o raccontate. Più di un sostenitore avellinese ha fatto notare gli sputi ricevuti dai tifosi casertani appena messo piede nel settore ospiti. Ma non ha ragione di essere, però, il lancio di un’asta da parte di un tifoso avellinese verso la tribuna dei fans bianconeri (l’asta è stata rispedita al mittente poco dopo). Per il resto i soliti cori, sfottò, per rendere calda l’atmosfera. Tantissimi striscioni nella tribuna numerata, uno in curva Ancilotto (“Non c’è derby vinto che possa cambiarti la storia, di vani successi di recente ti sei vantato, ma ricorda: la tua dimensione resta l’anonimato”), cori di scherno a raffica. E poi la scoperta fatta dal sito irpino orticalab.it: occhio attento sul pallone da gara che invece delle solite scritte ‘game’ o ‘juve’ regalava un inedito ‘figa’. Sì, ‘figa’. Oggi sono andato al Medaglie d’Oro per l’allenamento del martedì: il pallone incriminato era ancora la. Una curiosità che rende speciale questa stagione. ‘Figa’ che Juvecaserta.
VERITA’. Un derby così non era in cantiere, nessuno se l’aspettava, ma gonfia il cuore di speranza. Una Juve che, partita dopo partita, sta ingranando le marce alte e non si vuole porre più limiti. Un gruppo che è stato plasmato, non senza difficoltà, da coach Molin ed il suo staff e che ora lancia la sua candidatura all’Oscar come miglior sceneggiatura dal finale tutt’altro che scontato. Ora Caserta ha tutti i numeri giusti per sfilare, col vestito da gran sera, sul red carpet della pallacanestro italiano. Sì questa Juve non ha paura di nessuno e vuole ballare fino alla fine. Ora lo sanno tutti, non solo Avellino piena di talento ma che non ha il cuore e la garra dei bianconeri. Quella non si compra da nessuna parte.