E’ un Gladiator completamente allo sbaraglio. Da ogni punto di vista. Sul piano tecnico, con la squadra travolta da un Francavilla sul Sinni che è pure una compagine organizzata ma che domenica è riuscita a penetrare con tutta tranquillità nella retroguardia neroazzurra, aiutata da una disposizione in campo e da un atteggiamento rivoltante dei giocatori che avrebbero fatto la felicità di ogni avversaria. Sul piano societario, con le dimissioni del presidente uscente Vincenzo Vito a cui non ha fatto ancora seguito la comunicazione del nuovo staff dirigenziale, lasciando il glorioso club della città del Foto nella più totale desolazione.
A picco. Da qualsiasi parte la si guardi, quella sammaritana è una realtà fatiscente: identificativo a riguardo è lo stadio “Piccirillo” che, combinato come lo è tuttora, forse potrebbe essere utile come ampliamento del parcheggio antistante oppure come luogo di ritrovo per le scampagnate di Lunedì in Albis e del 1° maggio. Non c’è che dire. L’argomento calcio a Santa Maria Capua Vetere sta toccando i bassifondi, non solo della classifica (lì l’ultimo posto è appurato già da qualche settimana), bensì dell’interesse di quel manipolo di fedelissimi che stanno perdendo ogni speranza di salvezza ma che trovano ancora la volontà di contestare.
Futuro? Estirpato il virus Vito, il Gladiator sembrava avesse cancellato il marcio. Invece no, i suoi due mesi di pessima gestione si riflettono in maniera inesorabile sull’attualità. Solo l’istituzione di una cordata compatta può ribaltare questo pessimismo e provare a conquistare la permanenza in Serie D: un traguardo che in questo momento è invisibile anche dalla lente del binocolo. Come il futuro del club, del resto, che a fine stagione chissà che fine farà?!