Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inviato presso la nostra redazione da Ettore Savoia, calciatore che fino a sei giorni fa giocava nel Gladiator, prima di essere allontanato dalla società neroazzurra.
“Io sottoscritto Ettore Savoia, in quanto calciatore tesserato della società SAN FELICE GLADIATOR, tengo a chiarire e sottolineare la mia posizione e la mia situazione riguardo a quanto accaduto e scritto nei giorni scorsi in merito all’allontanamento nei miei confronti da parte della società.
Innanzitutto è giusto e doveroso dire che non sono né il primo e né l’ultimo calciatore che durante la sua carriera termina anzitempo la propria esperienza con una squadra.
Il motivo che mi spinge a rilasciare queste dichiarazioni è dovuto per la mia tutela personale poiché non trovo giusto che debba essere io a passare per l’atleta inadeguato alla causa, quando semmai è la causa stessa a NON essere adeguata per un contesto chiamato CALCIO.
Ci tengo prima di tutto a sottolineare che il mio sfogo, nonché la verità su quanto accaduto nel periodo che sono stato a Santa Maria Capua Vetere, è rivolto alle sole persone della società e non alla tifoseria e alla città che mi hanno trattato benissimo e ai quali auguro un futuro migliore rispetto a quello in cui purtroppo oggi versa il Gladiator.
Inizio col dire che, nonostante il difficile momento che purtroppo il nostro calcio attraversa, non ero mai stato trattato così da una società sportiva.
Società stessa che mi ha chiamato per il tramite del direttore sportivo Marcello Martucci ,a cui non mi sento di attribuire responsabilità più di tanto dal momento che la società non è gestita da lui ma bensì da un presidente che coordina tutte le operazioni. Tale presidente, Enzo Vito, stando agli accordi presi, avrebbe dovuto garantirmi la condizione necessaria per vivere, e cioè il vitto e l’alloggio (poiché vengo dalla Calabria e dunque non proprio da dietro l’angolo) e l’importo pattuito in presenza del direttore Martucci come accordo economico, stante le disposizioni in merito di ingaggio di tesserati di società di Serie D.
Con il passare dei giorni, però, unito alla confusione e al caos generale, tutto ciò è venuto a mancare.
Nel dettaglio ho usufruito del vitto e dell’alloggio SOLO dall’11 al 22 dicembre. Poi sono stato costretto a sostenere allenamenti provvedendo personalmente, finché è stato possibile, alle spese per il pranzo e la cena e altri due giorni fino all’arrivo di mister Di Pierro, ho sostenuto allenamenti senza poter fare un pasto completo. Situazione, ci tengo a sottolineare, risolta successivamente grazie al mister Di Pierro, il quale sollecitando il presidente, è riuscito a trovare un ristorante a Caserta per poter garantire almeno i due pasti giornalieri. Il problema principale era comunque legato all’alloggio poiché, essendo in 4 ragazzi non residenti, avevamo bisogno di una casa, come inizialmente promesso dal Presidente. Ma ogni sera dopo l’allenamento la domanda era sempre la stessa: ‘’ dove andiamo a dormire stasera ? ‘’ . Ognuno di noi si è arrangiato come ha potuto e io spesso sono stato costretto a chiedere ospitalità alla mia ragazza che fortunatamente vive a Napoli, mentre tra gli altri c’è stato chi è andato da parenti o chi è stato nuovamente aiutato da Mister Di Pierro. Tutto questo accadeva sotto gli occhi di tutti e nella totale assenza del Presidente e di una Società che, pur essendo sollecitata, per cause di forza maggiore legate al presidente Enzo Vito ci rimandava di settimana in settimana. Intanto sono passati due mesi in queste critiche condizioni, con le valigie ancora da disfare, e ogni sera a chiedere ospitalità a persone diverse, a compagni di squadra (Lorenzo Vigo e Carlo De Falco, che ringrazio) che data la drammatica situazione mi hanno ospitato in qualche occasione.
Io sfido chiunque, anche il calciatore piu’ forte al mondo, ad andare avanti in questa situazione,e a trovare le giuste risorse necessarie, nonchè le energie fisiche e mentali per affrontare una settimana di preparazione alla gara della domenica.
Intendo precisare che non sono mai stato messo nelle condizioni di poter lavorare e di potermi esprimere nel migliore dei modi. E con ciò non sto dicendo di meritare piu’ di altri e non sto parlando di calcio a livello tecnico, perché posso essere piu’ o meno bravo di altri, ma sto dicendo che il contesto e la situazione critica nella quale mi ha fatto versare la società per questi due mesi, rendevano impossibile la sopportazione per qualsiasi essere umano, a maggior ragione per un giovane calciatore che per rendere al meglio deve quanto meno avere, se non la giusta serenità, almeno il necessario sostentamento per quanto riguarda gli alimenti ed il riposo. Cosa che mi è stata negata dal presidente Enzo Vito, che è sistematicamente venuto meno agli accordi presi. Preciso che se se avessi saputo tutto questo non avrei ovviamente mai lasciato la squadra con la quale sono stato tesserato ad inizio stagione per venire al Gladiator e se non fosse stato per l’aiuto dei compagni di squadra, della mia ragazza e dell’ex DG del Potenza dello scorso anno, Rocco Galasso (con il quale ho mantenuto i rapporti e che ringrazio pubblicamente perchè ha provveduto anch’egli dandomi un aiuto), sarei stato costretto ad abbandonare ancor prima la squadra.
La cosa piu’ strana che mi vede oltre che danneggiato anche beffato è che a tal punto, essendo rimasto vincolato al Gladiator e non avendo piu’ possibilità di cambiare maglia a causa della chiusura del mercato, e avendo capito il contesto in cui mi trovavo, per la mia dignità e per non buttare la mia stagione, avevo provveduto a trovare ospitalità presso un mio amico a San Prisco, che mi permetteva di avere una stanza per questi restanti tre mesi di campionato, impegnandomi a provvedere a me stesso.
Cosa che tuttavia non è servita, poiché mi è stato comunicato dal DG Caldarelli e in assoluta assenza di un plausibile motivo, che la società ha deciso di non farmi piu’ allenare. Questo nonostante i miei sacrifici e la stima che mi avevano espresso sia Mister Di Pierro e lo stesso Mister Cimmino, che mi aveva conosciuto durante la sua prima settimana prima del suo esonero, senza avere avuto mai io la possibilità di dimostrare il mio valore nè in gare ufficiali nè negli allenamenti. Stranamente ogni giorno, dopo il mio arrivo, si è susseguito l’accrescere del numero dei tesserati e degli atleti in prova, numero arrivato quasi fino a 40 calciatori. Tutto ciò in aggiunta alle altre problematiche che affronta un ragazzo di 21 anni come me , che si trova fuori casa impegnato a dover fronteggiare una situazione come quella che ho appena segnalato e che, mio malgrado, ho vissuto.
Ora ci tengo a sottolineare che IN QUANTO CALCIATORE TESSERATO DEL GLADIATOR, FINO AL 30 GIUGNO 2014, data di scadenza dell’accordo, E’ UN MIO DIRITTO-DOVERE SOSTENERE GLI ALLENAMENTI e, pertanto, l’azione che sta facendo la società è totalmente arbitraria e passibile di denuncia alla Procura Federale, poiché oltretutto c’è ancora da verificare la corretta registrazione del mio accordo economico.
E’ ovvio che se a questo punto la Società decidesse di integrarmi nuovamente nel gruppo sarei costretto a tornare ma alla sola condizione di vedermi assicurate tutte le condizioni per le quali avevo deciso di accettare la proposta del Gladiator. Per il momento però trovo giusto sottolineare la drammatica situazione che ho vissuto e denunciare il tutto, facendo sapere i reali motivi che mi hanno impedito di poter svolgere il mio lavoro.
Non trovo assolutamente corretto, dopo tutto quello che ho sopportato, avere anche l’etichetta di calciatore inadeguato alla causa. Perché non trovo giusto che una società che ha dimostrato di non saper gestire i propri tesserati, si prenda anche il lusso di allontanarli facendo la voce grossa, che spetterebbe di diritto solo ad una società capace di garantire il proprio sostegno agli atleti.
Pur nelle comprensibili difficoltà economiche che a volte possono interessare una società, il rispetto per le persone è la prima regola della vita. Puntualizzo a chiara voce che ‘’non mi sono né proposto, né ho proposto soluzioni per farmi ingaggiare ‘’ e, pertanto, meritavo almeno il rispetto come uomo e meritavo di essere messo in condizione di poter lavorare tanto da mettere il tecnico in condizioni di poter fare le proprie scelte su un mio utilizzo o non, e in quel caso sarei dovuto essere io ad assumermi le mie responsabilità.
Di sicuro non mi fermerò e continuerò ad allenarmi sperando di trovare al piu’ presto un contesto sano e pulito, fatto da persone serie, dove potermi esprimermi al meglio. Per fortuna ho qualcuno che mi stima e mi conosce perché io per giocare sacrifico la mia stessa vita, tenendo fede ai valori veri dello sport: lealtà, sacrificio e passione. E vivo di questo. Vado orgogliosamente avanti con le sole mie forze e senza alcuna spinta di ‘’ poteri, economici e non ‘’. Tutti valori che purtroppo non vanno d’accordo con il contesto in cui ci muoviamo oggi noi giovani calciatori.
Infine ci tengo a salutare e ringraziare i tifosi, i miei compagni di squadra e mister Cimmino, facendo a tutti loro un grosso in bocca al lupo per il raggiungimento della salvezza”.
ETTORE SAVOIA