Operai di un sogno, remember ‘The Truth’



Tony Easley (Foto Juvecaserta.it)
Tony Easley (Foto Juvecaserta.it)

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Sudata, difficile, complicata, non scontata, ma vittoria è stata. La Juve ha battuto Pesaro (che tristezza vedere una simile piazza in queste condizioni, nonostante la rivalità), archivia il discorso salvezza (anche perdendo le prossime 13 partite, la vedo dura per Pesaro vincerne 6), strizza l’occhio ai playoff e si interroga, come sempre, su questo rendimento clamorosamente altalenante. 23 minuti da dimenticare, 17 di grande intensità e qualità: un’altalena senza fine in una stagione racchiusa in 40’ dove tutto ed il contrario l’hanno fatta da padrone. Ok che la Vuelle segnava anche bendata da 3, ma Caserta si è svegliata con colpevole ritardo. Poi la differenza di valori in campo è emersa tutta grazie a Scott e Tommasini che, aiutati da Hannah, Mordente e sprazzi vari, hanno segnato il cammino verso il successo. Sorvoliamo sull’arbitraggio che è meglio: quando riescono a scontentare tutti allora la loro prova si commenta da sola. Quanta fatica, quanta sofferenza ma quanta gioia alla sirena. Traguardo minimo preso a gennaio: bene, anzi benissimo.

 



HANNAH, COME SEMPRE. Al minuto 23 quando il Palamaggiò l’ha sommerso di fischi (poi mi spiegherete perché Hannah sì ed altri no, senza fare nomi ma sono facilmente comprensibili), probabilmente Marco Atripaldi stava prenotando il biglietto aereo, di sola andata, per gli Usa al folletto di colore. Al 40’, forse qualcuno ha provato a fargli firmare l’estensione del contratto fino all’anno prossimo. Non mi stancherò mai di dirlo: Hannah è un buonissimo giocatore ma pecca troppo di discontinuità. D’altronde, con quella visione di gioco, quella voglia di prendersi le responsabilità (ok sbaglia molto ma almeno LUI se le prende) e quella ferocia nello sporcare le linee di passaggio, non starebbe a Caserta. Io non so più se questo giocatore potrà avere un futuro a Caserta o Europa: so che quando gioca 17’ minuti finali come quelli di domenica, bisogna solo togliersi il cappello. Se poi penso ai primi 23… lasciamo perdere. Ah dimenticavo, complimenti a Molin per non aver assecondato i fischi ed averlo lasciato in campo. Ha avuto ragione il coach.

 

POTERE OPERAIO. Chi si alza dalla panchina ha sempre un ingrato compito: riuscire ad avere impatto immediato sul match in modo da stravolgere le gerarchie giornaliere e restare meno tempo possibile in panca. E’ un ruolo chiave, difficile, che non tutti sanno interpretare. Domenica, la Juve ha vinto grazie a due usciti dal pino: Tommasini e Scott sono stati, a pari merito, i migliori in campo. Il playmaker riuscendo a sopperire alle assenze di Vitali e Roberts, l’altro diventando un muro difensivo (ad un certo punto stoppava anche l’aria). Due prestazioni fantastiche che hanno permesso a Molin di allungare le rotazioni, non spremere i titolari e sopperire a diverse carenze. Se il rendimento dei due citati resta costante… ci divertiremo ancora parecchio.

 

AMARCORD. Lo scrosciante applauso per il Prof Marcelletti con tanto di standing ovation. Lo stesso per Sandro Dell’Agnello (ritirate la 7 per piacere). Il tutto sotto gli occhi di Nando Gentile. Basta, non devo dire altro perché le parole non ci sono e non servono a descrivere l’emozione, a ringraziare questi tre campioni, a sognare ancora quel 21 maggio 1991.

 

PREMIO SIMPATIA. Lo conquista con netto anticipo e per distacco il buon Slim Easley. Vedere un americano fare lo show dell’ex Venezia fa tornare alla mente il buon caro Andre Smith. Il basket è un divertimento ed Easley fa bene ad interpretarlo così. Balletti, balzi continui, sguardi al pubblico, braccia al cielo, asciugamano sventolato e nuovo saluto con Scott: non ha fatto mancare proprio niente al suo repertorio. Ah sì, le scarpe diverse: una viola uva, l’altra rosa pesca. Inguardabili entrambe, sia chiaro, ma anche questo significa essere un personaggio.

 

VERITA’. Archiviata definitivamente la parola salvezza, adesso si può finalmente guardare solo davanti. Da domenica, invece di chiedere di Cremona, Montegranaro e Pesaro, il mio occhio cadrà su Reggio Emilia, Venezia ed Avellino. Ed a gennaio è veramente piacevole poter guardare avanti. Caserta ha il dovere di provarci, non so se ci riuscirà, ma poter lottare per un biglietto playoff è, di per sé, già una bella soddisfazione. Domenica a Milano si va contro la corazzata per cercare di rendergli la vita quanto più difficile possibile; dopo la sosta Final Eight, arriverà Reggio Emilia e lì cominceranno, ufficialmente, gli spareggi playoff.

 

THE TRUTH. Non gliene fregerà niente a nessuno, ma a me sì. Domenica notte Paul Pirce è tornato da avversario al Garden contro i Celtics. Io tifo per Boston e Pierce è stato fonte di ispirazione sia come giocatore che per il soprannome. Lo chiamano The Truth (colpa di Shaquille O’Neal) e questo nomignolo mi ha accompagnato nel corso della vita. Ce l’ho tatuato sul braccio, scherzando o meno mi chiamano così, la rubrica contiene la parola chiave. Per sempre sarò legato a questo giocatore. Per chi fosse interessato, guardate come è stato accolto in questi due video. I love u forever captain and truth.

http://www.youtube.com/watch?v=MOUCVAdQu3A


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