«Il risultato finale, la possibilità di compiere un passo importante ce la siamo preclusa con le nostre stesse mani e soprattutto nei primi due quarti di gioco». Come al solito non bada al particolare, non le manda a dire ma soprattutto non si nasconde dietro mezze verità, il timoniere mestrino che nella domenica in cui sperava di restare a casa e godersi il dolce gusto dell’impresa, si è invece ritrovato ad avere quel gusto più che amaro di una sconfitta che solo il piccolo relax nel finale dei padroni di casa e la mini raffica di Scott e Tommasini, hanno permesso di essere meno pesante ed umiliante di quanto non fosse per buona parte dei quaranta minuti. Un viaggio a vuoto, dunque, quello effettuato dalla compagine di Pezza delle Noci che al Taliercio non ha mai avuto la possibilità di avere il pallino del gioco tra le mani o quella giocata capace di girare almeno l’inerzia della sfida, prima ancora che un punteggio pesante sin dai primi minuti dalla palla a due. Ed invece al primo jeb arrivato sulla faccia di Mordente e compagni, la reazione non è stata quella sperata da coach Molin ovvero quella di alzare la guardia, tentare di accorciare le distanze e legando al momento opportuno in vista del colpo ben assestato e a sorpresa, ma una Juve con braccia ciondolanti che non ha fatto altro che incassare colpi su colpi fino al suono della sirena dell’ultimo round. Gli unici due momenti di orgoglio da parte dei casertani, infatti, è arrivato quando ha provato una serie di combinazioni tra corpo e volto dei lagunari arrivando fino a -5 nel punteggio e quello finale dove grazie anche ai punti di Scott si è riusciti a salvare il doppio confronto e perdere, dunque, meno di 19 punti che era stato lo scarto della vittoria della Juve al Palamaggiò nell’opening day della stagione. «Abbiamo fatto fatica a contrastare l’attacco di Venezia – ha continuato nell’analizzare la pesante sconfitta della sua squadra, coach Molin durante la sala stampa di domenica pomeriggio – ma non siamo riusciti ad evitare che prendessero ogni volta tiri aperti e con piedi per terra. Tutto questo è arrivato anche perché non siamo riusciti a mettere in campo la solita intensità difensiva e che è alla base del nostro gioco. Dall’altra parte, poi, abbiamo fatto una fatica enorme nel trovare il nostro altrettanto solito ritmo di gara. Da parte sua Venezia è stata bravissima a controllarla in ogni momenti con parziale a se favorevoli e gestendo il vantaggio. Nel secondo tempo, infatti, la gara era ormai segnata, abbiamo provato quanto meno una timida reazione e tentare di ribaltarla, ma poi ci siamo afflosciati».
Ecco precisamente cosa è successo?
«Non abbiamo avuto più la forza ne mentale ne fisica di andare avanti in quello che stavamo facendo fino a quel momento. Ed allora ci siamo ritrovati ad incassare una lezione non indifferente venendo dominati in campo da una squadra che non ha mai sbagliato il proprio approccio nello stare in campo. Ovviamente ora non possiamo piangerci addosso, torniamo a casa con tanto amaro in bocca per come abbiamo giocato, ma dobbiamo resettare in fretta e pensare alla prossima partita contro Pesaro».
Ha parlato di una squadra afflosciata, cosa intende?
«Purtroppo è già la seconda partita che giochiamo fuori casa dove troppi giocatori, nostri punti di riferimento, sono mancati. La cosa che mi fa più impazzire è la mancanza di reazione, perché se la squadra gioca male mi assumo tutte le responsabilità, ma se manca la grinta mi sento davvero frustrato. È una cosa che non posso accettare».
Come giudica, invece, la prova di Easley all’esordio con la maglia della Juve?
«Dal punto di vista dei numeri non è andato male e la sua prestazione si potrebbe anche considerare come ‘distinta’ rispetto agli altri, ma per la squadra deve fare molto di più in futuro, tutti dobbiamo fare di più in futuro».
Alla fine, però, si è riusciti a tornare a casa almeno con una magra consolazione, il doppio confronto…
«Di tutta questa trasferta a Venezia, è l’unica cosa che si salva e che ha un sapore meno amaro di quanto invece ci ha lasciato la nostra prestazione. E’ una magra consolazione, ma almeno un qualcosa di positivo c’è stato, peccato che sia stato solo quello».