Il Gladiator, dopo la sconfitta per 2-0 a Lucera contro il San Severo scivola all’ultimo posto in classifica in coabitazione con il Grottaglie ed il Real Metapontino con 15 punti (data la penalizzazione di un punto). I nerazzurri hanno gli scontri diretti a favore solo con il Grottaglie, quando vinsero 1-0 al Piccirillo, alla quinta giornata (ultima vittoria sul campo per i sammaritani). Quest’anno non ne gira una per il verso giusto al Gladiator per una serie di motivi che già erano immaginabili in estate, dopo l’addio di Luce, ma che parevano dopo sei giornate di campionato avviarsi verso un epilogo diverso, un epilogo che avrebbe portato ad una salvezza tranquilla con 13 punti (14 senza la penalizzazione) e due ricorsi vinti per due intuizioni del segretario, dimessosi la scorsa settimana, Massimo Savoia. Da lì in poi soltanto 2 punti conquistati contro Marcianise e Real Vico (2-2 e 0-0, nel primo match dell’era Vito), poi il nulla assoluto e di mezzo una rivoluzione in rosa 13 giocatori andati via e 14 arrivati, il cambio di tecnico con Di Somma esonerato, l’arrivo di Cimmino per qualche allenamento ed una partita e poi l’avvicendamento con Di Pierro, il tutto gestito malissimo dalla nuova società sammaritana.
Società che perdeva pezzi con i volti storici quali il segretario accompagnatore D’Amore e il cassiere Liccardo, mentre il ds Ricciardi già era andato via e con lui tanti calciatori, dopo la cessione della società presieduta da Gaudiano, anzi da un suo dipendente nell’ultimo periodo di gestione ‘sammaritana’ del club di piazza Matteotti. Sotto l’aspetto gestionale il Gladiator e i suoi tifosi ne hanno viste di tutte i colori, con stipendi pagati in ritardo, una somma stanziata per la mensilità di novembre sparita, con lo sponsor DHI di Di Nardo imbufalito per l’accaduto e con conseguente ritardo nei pagamenti di fine dicembre ed inizio gennaio. Lo sciopero dei calciatori, il pignoramento di una lavatrice del magazzino e in ultimo un allenamento saltato perché non si è potuta trasportare l’attrezzatura tecnica a Caserta per un allenamento (accadeva martedì scorso), sono stati solo alcuni degli episodi nefasti di questa stagione. Senza contare la cacciata dal ‘Piccirillo’ del vice presidente Verdino da parte dei tifosi, la situazione non chiara con un nuovo eventuale sponsor, il signor Perrella e la latitanza di buona parte della dirigenza sammaritana in alcuni allenamenti e partite di campionato.
Il capitolo stadio è un altro capitolo nero della storia di questa stagione orribile. Lo stadio aperto in occasione del derby col Marcianise e non si vede nulla, non essendoci gli spalti. Il Comune ha stanziato 165mila euro per i lavori di abbattimento delle tribune, ma non era compresa in questa cifra anche una parte di tribuna del settore locale? Così fu detto a giugno in una riunione con stampa e tifosi nella sala giunta di Palazzo Lucarelli. Come sempre ci diranno che ci sbagliamo. Se si guarda ai numeri, poi, la situazione è ancora più allarmante. 2 punti in 14 gare, la vittoria che manca sul campo dalla quinta giornata (dalla sesta se si conta il ricorso vinto col Francavilla), 4 gol fatti (di cui un autogol) sul campo e 22 subiti e la rete che manca da 8 partita (2-2 col Marcianise). Il peggiore attacco della Serie D (esclusi i gol assegnati a tavolino) e una differenza reti di -22 con soli 9 punti conquistati in casa e 7 in trasferta. Troppo pochi per puntare alla salvezza per una squadra in caduta libera, con una rosa ed una struttura inadeguata. Perché è vero che mancano i soldi, ma ci si doveva pensare prima e cercare altri acquirenti, pazientando solo un altro mese magari. Ma è pur vero che anche con pochi soldi si possono pescare i giocatori giusti. Adesso i tifosi sono inviperiti nei confronti della società e del tecnico Di Pierro, che pare però per motivi diversi un intoccabile.
Per il resto c’è solo da sperare in un colpo di coda, se si vuole essere ottimisti, e in una risalita insperata nell’anno del 90° compleanno del Gladiator. Per favore, però, evitate strumentalizzazioni politiche, perché la volontà di salvare il calcio all’ombra di quell’Anfiteatro, calpestato e sfregiato nella sua dignità storica, l’hanno avuta in pochi, pochissimi nella politica locale.