Quello che è fatto è fatto, quella che sta volgendo verso la sfida in laguna contro la Reyer, ha riavvolto il nastro di un campionato che al giro di boa darà a tutti una seconda opportunità negli scontri che hanno già scritto la storia di questa prima parte di stagione. Una seconda opportunità per rimediare agli errori commessi, una seconda opportunità per ripetersi, ma anche una seconda opportunità per dimostrare di essere all’altezza della situazione e che determinate valutazioni sono state prese troppo in fretta e forse nella maniera sbagliata possibile. Tutte chance che la prossima sfida della Juve metterà sul piatto della bilancia, compresa quella seconda opportunità per due fratelli di essere ancora una volta faccia a faccia dopo la prima volta in assoluto in carriera al Palamaggiò. Michele e Luca, Caserta e Venezia accomunate da un unico cognome: Vitali. Due giocatori diversi che hanno seguito una carriera diversa, ma forse a tratti simile e che ha avuto la svolta con l’approdo in LegaA in punta di piedi e conquistando con il lavoro in campo un posto all’interno del novero dei giocatori della massima serie. Ed in punta di piedi ci è arrivato sicuramente Michele Vitali, che dopo la trafila giovanile bolognese, aveva sempre bazzicato nei piani di sotto aspettando l’occasione buona da poter sfruttare. La stessa occasione che questa estate Caserta, Lele Molin ed il giemme Marco Atripaldi gli ha voluto regalare su di un piatto d’argento all’interno di un progetto giovane e poggiato su di una base pluriennale dove il proprio talento possa esprimersi in maniera graduale. Altrettanto graduale, infatti, si sta dimostrando il suo adattamento ad una serie diversa dove gli avversari, la fisicità ed il ritmo di gioco appartiene ad un qualcosa che l’ex Fortitudo non aveva mai visto. La sua prestazione aveva dato segnali incoraggianti e che sono valsi lo starting five per buona parte del girone di andata. Poi come una sorta di ‘rookie wall’ americano (indicazione usata nella Nba per indicare il periodo a partire da fine gennaio in cui di solito il rendimento dei giocatori al primo anno nella Lega va scemando o riducendosi) qualche piccolo cambiamento andava fatto. Ecco arrivare il cambio di ruolo, l’uscita dalla panchina, ma anche la richiesta da parte del coaching staff di dare una sferzata di fantasia e di aria fresca al suo gioco personale: non solo bombardiere dalla lunga distanza piedi per terra o uscendo dai blocchi, ma anche attaccante pervaso dalla voglia di attaccare il ferro dal palleggio per muovere la difesa. Tutto questo ha trovato nell’ultima partita ampia dimostrazione in quell’ultimo quarto, dove il nome e numero di Vitali sono stati quelli vincenti sulla ruota di Pezza delle Noci e portare a casa il bottino contro Pistoia. Nove punti in fila e partita in ghiaccio dopo gli spaventi del ritorno sotto nel punteggio degli avversari. Nove punti per essere uno degli Mvp – l’altro assolutamente Michelori – ma non per cancellargli quella sua umiltà che lo caratterizza dall’inizio della stagione e che è propria di chi sa di giocarsi una carta importante e di non voler perdere l’occasione di sfruttarla, imparando da tutto e da tutti, stando dietro ai minuti o al quintetto di partenza. «Dalla sfida contro Montegranaro – ha commentato lo stesso Michele Vitali intervenuto ad una trasmissione radiofonica – il mio ruolo all’interno della squadra è cambiato. Non parto più in quintetto, ma dalla panchina ma questo poco importa. Quello che importa in questo momento è che quando il coach mi chiama per sedermi sul cubo dei cambi io mi faccia trovare pronto assolutamente per entrare in campo, fare quello che devo fare e dare una mano alla squadra a portare a casa la vittoria. Io sono qui non per guardare alle mie statistiche o quant’altro, sono qui per dare una mano a Caserta e per farlo sto portando avanti un progetto di crescita insieme a Molin e che mi porti ad essere sempre più un giocatore completo e non solo uno specialista dalla lunga distanza. Senza contare che in squadra oltre al coach, ho la fortuna e la possibilità di avere a fianco un giocatore come Marco Mordente che mi sta insegnando tanto non solo a livello di pallacanestro, ma anche di leadership, quella che in un certo senso ho sempre invidiato a mio fratello Luca».
Affari tra fratelli, insomma, domenica sarete ancora di fronte. La prima te la sei portata a casa e la seconda?
«Dissi che se avessi vinto gli avrei offerto una pizza, purtroppo non ci sono riuscito, speriamo a Venezia di dover pagare doppia razione».
Guardando indietro hai qualche rammarico per il girone di andata?
«Forse abbiamo qualche punto in meno, ma tutto sommato credo che abbiamo fatto una prima parte di stagione davvero di buon livello. Siamo arrivati al punto di partenza con 14 punti e questo forse in pochi se lo sarebbero aspettati all’inizio della stagione. Senza contare che abbiamo avuto tanti infortuni ed acciacchi in alcune partite importanti. Non ultimo quello di Moore che ora possiamo rimpiazzare con Easley e ricostituire il nostro roster e rotazioni con un giocatore che a pelle sembra essere un bravo ragazzo, solare e pronto ad inserirsi nel gruppo».
E da questo girone di ritorno che ti aspetti?
«La mancata conquista delle Final Eight per un soffio, penso che ci darà una spinta e uno stimolo in più. Siamo pronti».