Da giornalista professionista sapeva benissimo che il fuoco di parole sparato domenica in conferenza stampa avrebbe acceso una discussione; da giemme della Juve lo sapeva ancora di più. Ma Marco Atripaldi non ha usato freni dialettici per esprimere il suo disappunto verso troppe cose che non ha gradito negli ultimi giorni. Alcuni passaggi, pur coloriti, hanno ragione di essere citati perchè Atripaldi fa bene a dirlo a chiare lettere. Il passaggio «Noi facciamo il nostro mestiere e siamo persone serie; ma se qualcuno tocca la serietà mia e della società m’incazzo, quindi teniamo dei rapporti civili tra tutti» è un chiarimento che ci sta. Entra duro quando dice «non mi piace il sistema, si crea un pandemonio dal nulla e mi chiedo chi è il professionista. Chiedo rispetto. Voglio essere rispettato per il lavoro che faccio, lo pretendo su Facebook, sui giornali ed ovunque» e su questo pure non gli si può dare torto. «Le contestazioni alla fine del primo tempo sono incomprensibili e mi sono stufato di essere infamato ogni domenica visto che giriamo a 14 punti. Visto che siamo professionisti dobbiamo accettare tutto? A me non va bene, mi faranno gli striscioni contro, ma mi sono rotto i coglioni» decisamente piccato ma, anche in questo caso, esprimere un parere che ha ragione di essere. Un errore che Atripaldi commette, però, c’è e non è la prima volta che capita. Posso sbagliarmi, ma nessun cronista si è mai messo a fare paragoni tra Molin e Sacripanti (o chi per lui), ne ha fatto tabelle sui rendimenti delle ultime stagioni con quella attuale. Nessuno, perchè questa Juve viene valutata per quello che è e non in relazione al passato. Atripaldi poi dice che la piazza casertana era abituata alle chiacchiere da bar: lo stesso bar che ha portato, storicamente, tanti risultati di prestigio. Ecco, sarebbe il caso di essere tutti un tantino più sereni nel giudicare, nel contestare, nel discutere. Non giova a nessuno questo clima troppo caliente. La piazza si divide tra pro e contro: non va bene così perchè l’unico fine resta la Juve.