Juve, non puoi sbagliare contro Pistoia



Roberts a canestro
Roberts a canestro

“Ogni partita dovrà essere per noi una finale”. Partirà di sicuro da questo concetto espresso durante la conferenza stampa del venerdì, l’ultima parte di preparazione alla sfida di questo pomeriggio a Pezza delle Noci. Una sfida importante e dal doppio valore se non triplo. Da una parte il riscatto dell’impegno casalingo dopo Sassari, da un’altra il riscatto dopo una partita disastrosa e nella quale lo stesso coach mestrino ha ammesso di non aver visto funzionare niente, dall’altra ancora l’arrivo all’ombra della reggia di una squadra che nelle ultime settimane ha intensificato gli sforzi, stretto le maglie ed elevato il proprio standard di rendimento, dopo un avvio difficile e fatto di sconfitte: Pistoia. Una squadra che per percorso e costruzione della squadra ha percorso fino a questo momento un percorso molto simile a quello della Juve. Certo la partenza stagionale ha arriso un tantino in più ai bianconeri di Molin con le prime due vittorie a fronte delle quattro sconfitte consecutive dei toscani, ma poi il conto in un certo senso è tornato quasi in parità con il periodo di buio che tutti a Caserta ricordano e fatto di cinque stop in fila ed una squadra che sembrava essere in balia della tempesta di un campionato che non lasciava respiro ad una formazione di prendere coscienza di quelli che sono i propri mezzi ed i propri limiti e soprattutto come nascondere questi ultimi. Il tempo, però, è galantuomo, recita un noto proverbio ed allora ecco arrivare i primi accorgimenti, la conoscenza reciproca ed il piccolo salto di qualità e migliorie sia dal punto di vista di chimica che dal punto di vista tecnico. Un processo culminato con l’aggancio di Pistoia in classifica ai bianconeri a quota dodici punti a seguito di una sconfitta della Juve contro Cremona, che forse in pochissimi si aspettavano. Ma ormai il passato è alle spalle, cosi come alle spalle sembra essere stata messa l’assenza di Cameron Moore con la sottolineatura di coach Molin che la formazione bianconera nel momento migliore è stata capace di portare a casa risultati e prestazioni anche di una certa fattura senza il lungo statunitense. L’altra faccia della medaglia dell’analisi dell’ex Cantù, ovviamente, non poteva non sottolineare come nelle sfide con Bologna e Varese, la chimica trovata con la squadra e la stessa con Moore in termini di adattamento di gioco e situazioni tattiche, era in piena fase di decollo. Dopo lo schianto, però, dell’infortunio che ha addirittura mischiato le carte in temperini di equilibrio, la lieta notizia della Juve è stata la vittoria a Siena, mentre Sassari e Cremona hanno messo in evidenza l’assenza del centro americano, ma soprattutto di un giocatore in più da mettere all’interno delle rotazioni (non solo per i minutaggi a cui è stato costretto Michelori, ma anche in termini di alterna tra gioco aereo e quello a metà campo dove di due pivot si scambiavano il testimone a seconda delle situazioni offerte dagli avversari possesso dopo possesso). L’attesa per rimettere le cose a posto, però, durerà ancora un altro giorno. Lo stesso Atripaldi parlava di essere una settimana lunghi chiedendo a coach Molin di stringere i denti ancora per una settimana. Ancora una partita per poi avere tra le mani il nuovo sostituto che non sarà un giocatore a gettone, ma uno che resterà all’ombra della Reggia per tutta la stagione. Dopo tante voce, dal coro è uscita quella di Easley che appunto lascerà Venezia dopo la partita di questa sera per cambiare aria. Di aria a Pistoia, invece, non ne hanno cambiata se non quella di classifica. Respiri d’altura, però, che sono arrivati solo ed esclusivamente grazie al rendimento casalingo dove la truppa di coach Moretti ha fatto quadrato con un pubblico e con una ‘torcida’ che rende difficile tornare a casa con l’intera posta tra le mani. «Sono consapevole – afferma uno dei protagonisti a stelle e strisce e famoso ormai per la sua acconciatura afro Ed Daniel – di aver avuto, al pari di tutta la squadra, un inizio difficile. Era questione di imparare a conoscersi, di capire che squadra realmente eravamo, di stare insieme e di scoprire le caratteristiche l’uno dell’altro. Adesso che abbiamo acquisito una familiarità maggiore tutto sembra più facile, ma non dobbiamo allentare la tensione: l’unico modo per continuare a migliorare è lavorare duramente tutti insieme».

Due soli dei dodici punti, infatti, sono stati conquistati da capitan Galanda e compagni lontani da casa e dove il bottino almeno sulla carta concede qualche piccolo vantaggio ai bianconeri. Una sola vittoria a fronte di sei sconfitte, una sola vittoria che rappresenta poi anche il denominatore comune con il cammino ‘on the road’ della Juve e cioè l’aver violato il Pala Savelli di Porto San Giorgio e messo sotto scacco la Sutor di coach Recalcati. Una vittoria che in numeri ha avuto due dati importanti: palle perse e percentuali da tre punti (oltre il 50% da dietro la linea dei tre punti e solo 9 palloni regalati agli avversari). Numeri che variano, infatti, in maniera inversamente proporzionale nelle sei sconfitte racimolate in trasferta dove a fare la differenza sono le 16 palle perse di media (15 il valore medio complessivo contando anche la vittoria contro Montegranaro), mentre è arrivato poco sopra il 31,4 la percentuale delle realizzazioni dalla lunga distanza. L’unico dato a restare costante e a non scendere al di sotto della doppia cifra è il numero di assist costantemente al di sopra della doppia cifra dei quali tanti si sono visti all’interno della top ten e degli highlights della Lega (12,6 nel conto medio complessive delle sette partite in trasferta, 12,8 nelle sei sconfitte e 11 nell’unica vittoria nelle Marche). 




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