Il Gladiator ha salutato il 2013 con la disfatta di Bisceglie. Un 3-0 che non lascia spazio a recriminazioni, visto il modo con cui è arrivato. Dall’inizio alla fine è stato un monologo pugliese che solo per fortuna non è stato concretizzato con un maggior numero di reti. Ed una parte del merito va dato anche alla compagine locale che non ha voluto infierire nell’ultimo quarto d’ora. Tremendo è, dunque, il bilancio dell’ultima gara del girone d’andata, a cui ha contribuito in maniera determinante il clima di confusione che si è respirato per l’intera settimana nell’ambiente sammaritano.
Le cause della disfatta. Caos è il giusto termine che identifica l’atmosfera della vigilia pre-Bisceglie. La rosa non ha potuto lavorare con quella tranquillità che era necessaria per affrontare una sfida salvezza delicata come quella di ieri: la società ha grandi colpe in merito e non può lamentarsi forsennatamente per come si è chiuso l’anno. Tra comunicati pubblicati e poi cancellati dal sito ufficiale, la querelle allenatore è un argomento che merita delucidazioni, per come è avvenuta e per come sta continuando ad evolversi. A quasi sette giorni dal benservito dato a Nunzio Di Somma, è ancora incerto il nome del nuovo allenatore e ciò sta provocando enormi guai alla squadra. Di certo, non ha fatto bene alla società questa continua incertezza riguardo la guida tecnica: tanti si sono presi beffe dello storico club della città del Foro, rovinando una reputazione gloriosa che insiste dal 1924. Prima Di Pierro, poi Cimmino, ancora Di Pierro, finalmente Cimmino ma ancora non è finita: oggi 23 dicembre la società non ha ancora comunicato il nome del nuovo allenatore. L’organico sta pagando questa instabilità e la prestazione in terra pugliese ne è l’emblema. Uno scacchiere senza testa e senza cuore che è stato in balia dei padroni di casa per gli oltre 90 minuti giocati.
Cambiare marcia. Per fortuna le altre compagne di guerra del Gladiator, le concorrenti alla salvezza tra cui il Grottaglie, il San Severo e la Puteolana Internapoli, hanno perso i rispettivi incontri e non hanno reso tragico il piazzamento di una compagine che da quasi tre mesi è caduta in un burrone e non riesce più a rialzarsi. Ovviamente, in questo caso, le colpe alla cordata di Enzo Vito sono minime, poiché è da tre settimane che si è insediata a capo del club; però bisogna fare presto e cambiare marcia, altrimenti neanche un miracolo può salvare il Gladiator dalla tanto temuta retrocessione. Innanzitutto è necessario l’acquisto di diversi altri giocatori, perché non dobbiamo dimenticarci dell’addio in massa di ben dodici atleti che hanno preferito seguire il ds Guglielmo Ricciardi, nel momento in cui è avvenuto il cambio di presidenza. A quel maxi congedo ha seguito l’acquisto di sei atleti che, eccetto Martone, non possono garantire il salto di qualità a questa compagine. Serve qualche sacrificio in più per ottemperare a quelle carenze strutturali di cui lo scacchiere neroazzurro è pieno. Ma in primis bisogna decidere a chi affidare le chiavi della guida tecnica. Una volta per tutte.