Moore torna a volare: “Una gara che mi serviva”



Moore a canestro (Foto Giuseppe Melone)
Moore a canestro (Foto Giuseppe Melone)

Tante e tante volte si è sottolineato che in questa stagione a dover fare la differenza non sarebbero dovuti essere i singoli, ma il gruppo. Tante e tante volte è stato sottolineato, per questo motivo, che la Juve di questa stagione è stata messa assieme in estate come una sorta di puzzle dove ognuno aveva il suo ruolo e posizionamento in campo. Ma nonostante tutto, se poi uno dei pezzi si smussa e quindi non rientra più all’interno dell’apposito riquadro, qualche piccolo problema di visione di insieme lo da. Questo è quanto era capitato a Cameron Moore che nelle ultime settimane, ovvero dalla sfida contro Montegranaro, aveva visto modificato il proprio essere in campo con tanta panchina nel secondo tempo a favore di Michelori e della coppia inedita Brooks-Scott. Una scelta spiegata ed analizzata più volte anche dallo stesso Molin, che nel commentare la stessa aveva sottolineato come l’esperienza e l’incidenza in post basso di questi tre giocatori, era al momento di scegliere, superiore a quella dello stesso Moore. Un Moore probabilmente penalizzato dall’abbassamento dei ritmi di gioco e da una Juve che per forza di cosa doveva adattarsi alle scelte degli avversari di togliere ai bianconeri quello che è il gioco preferito dallo stesso lungo a stelle e strisce: il correre in contropiede ed alzare palloni verso il ferro. Un quadro tattico che cambia totalmente le sue prestazioni in campo cosi come il minutaggio ed il rendimento. Dimostrazione arrivata anche contro la Virtus, considerando che coach Bechi, ha provato a sfidare Caserta sul proprio campo e con il proprio gioco alzando il numero dei possessi. Non certo la scelta giusta per la sua Bologna, ma che ha fatto la fortuna anche di Moore che è tornato più e più volte a volare sopra il ferro, a segnare canestri importanti e che gli hanno dato fiducia anche in difesa dove non solo ha tenuto Jordan, ma ha anche intimorito tutti gli altri che provavano ad avvicinarsi al ferro. «Sinceramente ad avere un peso maggiore non è quello che io ho fatto in campo, quanto ci sia stato o quanti punti ho segnato. Quello che importa e che contro Bologna aveva un’importanza maggiore è che la squadra sia uscita dal campo con l’obiettivo raggiunto e ben stretto tra le mani. Sapevamo che in casa avevamo un ruolino di marcia non certamente favorevole ha continuato poi lo stesso Moore – e quindi quello che volevamo di più è regalare una gioia ai nostri tifosi che ci hanno sempre sostenuto. Quindi la nostra concentrazione era tutta dirottata verso questo obiettivo e se poi nell’arrivarci è giunta anche una mia buona prestazione sono doppiamente contento».

Ormai è indubbio che il gioco in velocità ti calza a pennello, ma quanto è stato importante l’essere tornato a calcare il parquet anche nei minuti importanti del finale, dopo la panchina delle ultime due partite?



«Di sicuro sono molto più contento ma non per i 20 punti o per lo score personale, ma soprattutto per come mi sono mosso in campo e per la fiducia che ho ricevuto nel farlo. Questo per me è molto importante e di minuto in minuto la sentivo crescere e quindi sono soddisfatto di aver ripagato la fiducia che il coach e lo staff mi ha mostrato in questa partita. Per quanto riguarda il mio gioco è logico che quello atletico è quello che mi è più congeniale, ma voglio migliorare a 360 gradi».

Su ambo i lati del campo, poi, hai dovuto fare i conti con un giocatore più alto e più grosso di te, ma riuscendo a metterlo in difficoltà sia in attacco che in difesa…

«Di sicuro non era un avversario facile. Nella settimana di avvicinamento alla partita più e più volte sia il coach, ma tutto lo staff tecnico mi avevano avvertito che avrei dovuto essere molto aggressivo nell’affrontare un giocatore che mi dava più di qualche centimetro, ma soprattutto forte fisicamente. Alla fine in campo ho solo seguito le indicazioni che mi sono state date e ho provato ad essere molto più duro nei movimenti e nel prendere posizione sia in attacco che in difesa e alla fine tutto è andato per il meglio».

Dulcis in fundo: il campionato italiano era come te lo aspettavi o ti ha riservato delle sorprese?

«Non me lo aspettavo diverso. In tanti prima di venire qui a Caserta, mi avevano avvertito del livello di difficoltà di questo campionato e alla fine tutto corrisponde a quanto mi avevano detto». 


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