La Juvecaserta, alleluja, esce dal fossato, espugna il Pala Savelli di Porto San Giorgio, rifilando una sonora batosta alla Sutor Montegranaro che, nel proprio fortino, aveva costruito una classifica di tutto rispetto. Eppure i gialloblù di Charlie Recalcati, domenica pomeriggio, sono sembrati spaesati, svuotati, stranamente privi di mordente, davanti alla banda bianconera che ha maramaldeggiato per lunghi tratti di un match che, francamente, avrebbe potuto solo perdere da sola. Troppo netto il divario sul parquet, troppo più chirurgica e cattiva questa Juve ritrovata nel giorno del ‘non ritorno’. Sì, perché l’eventuale sesta sconfitta consecutiva avrebbe fatto rotolare qualche testa. Ed, invece, ecco la prova che, in fondo, t’aspetti da chi è consapevole che non può più scherzare col fuoco. E’ la vittoria principalmente di Lele Molin: ha voluto fortemente tenere unito il gruppo, si è fatto carico di tutti i pesi, ma stavolta non ha avuto pietà, cestistica ovviamente, davanti a chi non era mentalmente nel match. Una vittoria pesante, che vale oro quanto pesa. Ora i casertani sono in un porto sicuro, lontano dalle paludi e col sorriso ritrovato.
IL FATTORE M. Mordente e Michelori, Michelori e Mordente: nel momento del bisogno si sono sobbarcati la squadra sulle spalle e l’hanno traghettata in lidi sicuri. Sono i due leader, con diverse qualità umane, del team; sono i due che non possono, ne vogliono, tirarsi indietro quando la palla pesa e bisogna far capire come si sta sull’italico legno. Il fattore M che ha permesso a Caserta di rivedere la luce in fondo al tunnel. I due esempi da seguire e se anche il capitano gioca sereno (il gladiatore lo fa sempre, in verità) allora vedete come le cose miglioreranno.
MOORE IN CASTIGO. Panchinato per tutto il secondo tempo dopo aver giocato una prima parte di gara con molte ombre e poche luci. Era partito bene infilando una bomba (!!!), poi ha cominciato ad imbarcare acqua nel verniciato; Skeen l’ha matato a suo piacimento, è stato in balia delle onde ed in attacco ha fatto pochino. I problemi, però, erano principalmente difensivi anche se la sua poca pericolosità in post basso non permetteva di aprire il campo. Pur di non rimetterlo in campo, Molin ha sperimentato anche il quintetto con Brooks e Scott nel pacchetto lunghi (mossa già vista ad Avellino ma quando c’era l’assalto garibaldino per cercare di riprendere il derby). E’ giovane, ha tanti margini di miglioramento ma ora Molin sembra far passare l’idea della ‘tolleranza 0’. Ed ha avuto ragione.
LA MEDICINA ALL’AMMALATO. Molin ha fatto benissimo, in conferenza stampa, post gara a rimarcare come sia ‘da presuntuosi’ pensare che una vittoria possa far uscire i bianconeri dalla crisi. Onesto, come sempre, il condottiero veneto. I problemi della Juve sono sempre gli stessi ma al Pala Savelli sono stati ‘distrutti’ dalle ottime percentuali al tiro, dalla buona partita di Hannah, dai minuti di Michelori che hanno permesso di aprire il campo agli ‘1vs1’ e dalla sbiadita fase difensiva dei marchigiani. Ecco, è sicuramente una medicina salutare questa dei due punti, ma guai a dimenticare quello che era fino ad una settimana fa. La squadra deve crescere ancora, ma farlo con la zona calda a 4 punti di distanza, è sempre meglio.
VERITA’. Secondo scontro diretto, tra pericolanti, messo in saccoccia dopo quello di Pesaro. Ultimo posto lontano 4 punti, arrestata la striscia di cinque sconfitte consecutive, ritrovato il successo, battuta una rivale nelle parti basse, buone indicazioni da diversi giocatori messi in discussione, serenità in vista della difficilissima trasferta di Cantù. E per qualche giorno la parola ‘mercato’ sarà utile solo a stuzzicare la fantasia. Sì, perché Peppe Poeta appare ancora irraggiungibile: il playmakerino chiede abbastanza alto, vuole una squadra che lotti per qualcosa di più prestigioso che una salvezza (meglio ancora se gioca le coppe europee), oppure va all’estero. L’ha dichiarato all’amico e grande collega Andrea Barocci sulle colonne del CorSport. Certo è un’idea suggestiva, stuzzicante, ma serve veramente un altro esterno? Intanto all’orizzonte si affacciano le sagome di Pino Sacripanti, Max Oldoini e Stefano Gentile: tre che hanno Caserta nel cuore ma, domenica, non faranno sconti. Com’è giusto che sia. Ma questa storia la raccontiamo tra una settimana.