Ore pesanti in quel di Pezza delle Noci, ore concitate con l’orologio stagionale, freddo a parte, che sembra essere tornato indietro di qualche mese a quando sulla scrivania dei vari protagonisti della Juve – Atripaldi, Molin e presidente Iavazzi su tutti – erano soliti presentarsi faldoni, cartelle e quant’altro contenenti nomi, cognomi, profili e statistiche. Allo stesso modo il cellulare è tornato ad essere rovente, sempre che non si sia mai raffreddato durante questo primo mese di campionato bianconero. Ad onor del vero in pochi dopo le prime tre partite (non durante il pre-campionato ndr) avrebbe pensato che quattro settimane più tardi la dirigenza di Terra di Lavoro si sarebbe ritrovata a parlare con procuratori e a setacciare un mercato per porre rimedio ad una situazione che ormai dati alla mano sta per scivolare dalle mani dei precedenti accennati protagonisti. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata domenica scorsa tra le mura amiche contro Brindisi. Quinta sconfitta consecutiva, ma soprattutto quarto ko, se si esclude quello avvenuto in terra emiliana contro Reggio, in cui il copione è stato più o meno lo stesso per non dire identico: partenza convincente, inizio di secondo tempo che definire deficitario è un vero e proprio eufemismo e poi la carica finale per la rimonta e quell’ultimo possesso da gestire che diventa il croce dei bianconeri. E’ capitato cosi con Roma, è capitato cosi con Avellino e dulcis in fundo anche contro Brindisi. A pesare, infatti, è stato fondamentalmente quest’ultimo, visto che dopo due precedenti occasioni e lezioni da imparare, gli ‘alunni’ hanno prodotto lo stesso tipo di risultato, lo stesso tipo di preparazione delle precedenti occasioni risultando insufficienti. Ed allora come è solito fare all’interno di un istituto scolastico all’ennesimo ‘impreparato’ si informa la famiglia e si cerca di porre rimedio. Una decisione avallata da tutti dirigenza, presidenza – con il presidente Iavazzi che dopo l’ennesima sconfitta ha sciolto i dubbi a riguardo blindando Molin e ponendo la spada di Damocle sui giocatori – e giocatori. Certo da parte di quest’ultimi non si è mai arrivato e mai si arriverà a parole in cui si parla di mandare via un compagno di squadra, ma ormai c’è consapevolezza che il ‘qualcosa che non va’ no è legato al direttore d’orchestra, ma a chi esegue gli spartiti indicati da quest’ultimo. Il nome più caldo fra i tanti bianconeri, secondo i rumors di basket mercato, sarebbe quello di Stefhon Hannah. Lo stesso che è ormai sulla graticola dei tifosi da tanto tempo, ma c’è chi tra i corridoi di basket mercato, non scommetterebbe solo ed esclusivamente sull’ex Golden State, soprattutto per una ragione: la necessità di trovare una point guard che metta assieme ambio le attuali necessità bianconere, punti e assist per una squadra che resta nonostante tutto basata sulla transizione offensiva e sull’atletismo di alcuni dei suoi interpreti. Ed allora il tiro potrebbe anche essere spostato su altri ruolo comprendendo almeno altri due giocatori. Ma al momento quelli che continuano a rimbalzare da una parte all’altra sono solo voci, che di sicuro non interessano Marco Mordente che dopo la sconfitta ha cosi commentato davanti ai giornalisti e telecamere: «Sono state spese tante parole dopo questa ennesima sconfitta sia da parte del coach che da parte del general manager. Quello che posso dire da capitano è che questa squadra è in grossa difficoltà perché dispiaciuta per i risultati, ma soprattutto per come arrivano e per quello che si fa in settimana in palestra dove cerchiamo di prepararci nella giusta maniera. Probabilmente non è abbastanza e per non abbastanza mi riferisco dal punto di vista tecnico e non assolutamente delle scelte da parte dello staff».
Da cosa dipende allora?
«Da qualcosa che abbiamo dentro e dobbiamo tirare fuori quando si va in mezzo al campo. Da quando sono a Caserta, domenica è stata la prima volta che il pubblico ci ha chiesto di tirare fuori gli attributi e dare di più. Forse ci manca un po’ di malizia e cinismo e questo forse è anche colpa di chi è qui a Caserta da più tempo e quindi forse anche un po’ colpa mia. Ovviamente non mi tiro fuori e quindi in settimana cercheremo di farlo capire a tutti in vista della prossima partita».
Eppure per l’ennesima volta si è arrivati all’ultimo tiro…
«Ed è questo che mi fa arrabbiare maggiormente. Se dalle ultime quattro sconfitte fossimo usciti con i 20 punti che abbiamo preso a Reggio, forse il discorso sarebbe diverso. Invece partiamo bene, ci complichiamo la vita nel terzo quarto e poi con la ‘rumba’ la rimettiamo in piedi. La domanda a questo punto è perché non giocare cosi per quaranta minuti. Il nostro pensiero fisso, dunque, deve essere che non possiamo arrivare con l’acqua alla gola per giocare come sappiamo, ma che dobbiamo essere costanti per tutti i quaranta minuti».