Terza sconfitta consecutiva, una dose esagerata di nervosismo sul legno e fuori, il recupero dalle retrovie di qualche compagine e l’ostico derby di Avellino all’orizzonte. Messa così c’è poco di che stare sereni a Pezza delle Noci. Contro una Roma cinica e spietata, ma sicuramente non bella ed imbattibile, i bianconeri hanno gettato alle ortiche la possibilità di muovere la classifica e conquistare uno scalpo eccellente. Non è andata per il verso giusto complice un terzo quarto fortemente condizionato dall’espulsione del capitano Mordente (ne parlo dopo). E’ stato l’episodio chiave del match, senza girarci intorno. Non tanto per il break incassato, ma per il fatto che è stato ‘eliminato’ uno dei pochi che stava giocando bene (aggiungo Michelori, immenso gladiatore, Brooks e qualche fiammata di Tommasini), capendo come stare in campo con la giusta intensità. Intensità mancata a Roberts che paga, purtroppo, l’infortunio della settima pre Reggio Emilia: se a questo giocatore togli il fisico, la rapidità e l’atletismo, lo ‘seghi’ e Caserta ha necessariamente bisogno di un Roberts in buone condizioni. Hannah, perdonato dal club, si è visto poco e male: troppo spesso fuori giri, a volte sopra le righe, poco cattivo in difesa… insomma ho perso la scommessa che avevo fatto la scorsa settimana. Nel complesso male, la Juve era ad un passo dall’epica rimonta con Roma ormai già con la testa, colpevolmente, sotto la doccia. C’è mancato poco anche stavolta ma questa, forse, era una partita che Caserta non meritava di vincere. Troppo nervosi, una camomilla al posto degli integratori la prossima volta, please.
I NUMERI NON DICONO TUTTO. Dominio pazzesco a rimbalzo, 70 tiri presi, 18 più degli avversari, palle perse contenute nella media e… hai perso. Chi guarda solamente i numeri, domenica ha avuto conferma che, spesso e volentieri, col foglio delle statistiche ‘ce risparmi un Kleenex’ (citazione di un filmone, vediamo se qualcuno indovina). I numeri non dicono mai la verità assoluta su una gara; a volte ti aiutano a capire, troppo spesso sono forvianti. I numeri avrebbero sancito il successo bianconero, non la terza sconfitta. Eppure è stata la Virtus ad uscire col bottino.
L’ERRORE DEL CAPITANO. Ha sbagliato, lo sa lui, lo sa il club, lo sanno i tifosi. Non doveva perdere la testa in quel modo e l’espulsione è sacrosanta (e se vedete bene gli arbitri si sono ‘tenuti’ il fischio il più possibile prima di spedirlo negli spogliatoi, segnale di rispetto per un grande campione). Anche io nella mia triste carriera di cestista sono stato espulso una volta per proteste pur non beccando mai un tecnico in quasi 10 anni di vergognose apparizioni sui campi di Terra di Lavoro. Capita, succede, in A come nella Uisp. Capita e già il fatto di metterci subito la faccia dopo la partita, fa di Marco Mordente un grande uomo (bello il siparietto col piccolo Brando). Ha chiesto scusa, sa che ha fatto uno show inutile e sarà lui a pagare i 3mila euro di ammenda pur di essere in campo al Pala Del Mauro. Ha affossato la squadra, adesso sta a lui prenderla per mano per andare a caccia di lupi.
BERSAGLIO MOLIN. Non mi sono piaciute, francamente, tutte le parole lette sui social network contro il coach veneto. Nelle prime tre domeniche la stragrande maggioranza del popolo bianconero aveva già trovato un nuovo santone; adesso in molti chiedono la testa di un allenatore che, tanto per intenderci, è stato seduto sul pino del CSKA Mosca e del Real Madrid. Ripeto: CSKA Mosca e Real Madrid. E non solamente come vice di Messina. Ecco, allora, un coach che ha questo palmares non è in grado di gestire questa Juve? Fatevi la domanda, datevi la risposta scontata. Perché è una risposta troppo scontata. Ovviamente Molin ha commesso degli errori, ma come hanno fatto tutti i suoi predecessori e come fanno tutti i suoi colleghi, sistematicamente, ogni domenica. Dalmonte, ad esempio, aveva la possibilità di massacrare Caserta nello spot di 3 ed, invece, è rimasto coi soli 2 punti di Hosley. Questo per dire che, se vogliamo sempre trovare il pelo nell’uovo, allora accomodatevi ma diciamo tutto sia del perdente che del vincitore. E non credo che, sulle gradinate del Palamaggiò, siamo seduti Pat Riley, Doc Rivers, Tom Izzo, Dusan Ivkovic, Zmago Sagadin, Bogdan Tanjevic, Rick Pitino, Zelimir Obradovic o Jerry Tarkanian. O c’erano e non me ne sono accorto? Se ritornano avvisatemi perchè ci tengo a farmi una foto con ognuno di loro.
RITROVATE IL SORRISO. E’ ufficialmente la parola chiave della stagione bianconera: sorriso. Sì, tutto ruota intorno a questa parola che, col basket, sembra non avere nulla a che fare e che, invece, pesa. Eccome se pesa. La Juvecaserta delle prime tre giornate era una squadra che sorrideva, si divertiva e, di conseguenza, produceva anche una pallacanestro molto piacevole. Poi è arrivata la sospensione di Hannah, i problemi fisici di Scott e Roberts, il logico scouting avversario, le sconfitte e… quel bellissimo sorriso si è spento. La società, dal canto suo, ha chiarito alcuni passaggi nelle ultime conferenze rispedendo al mittente possibili illazioni, disegni strani, reconditi sviluppi fantasiosi di alcune vicende bianconere. Tutto si può dire di questa società meno che non ci metta la faccia. In passato abbiamo criticato ferocemente il lassismo societario che lasciava lo staff tecnico ed il solo Antimo Lubrano a guidare la barca. Adesso che c’è un’organizzazione vera e seria, neanche ci va bene? A me, sinceramente, va bene com’è ora. Ah dimenticavo, tornate tutti a sorridere.
VERITA’. Bisogna solo guardare avanti anche perché indietro non si può tornare. Andare nella tana dei lupi con tre sconfitte consecutive e con la Scandone a caccia disperata di punti (finora è la vera delusione del campionato) non è affatto facile. Ma Caserta avrà tantissimi tifosi al proprio fianco; avrà, si spera, la rabbia di voler tornare a vincere; avrà, si spera, gli occhi della tigre perché, altrimenti, si rischia seriamente di fare poker. Ma, soprattutto, si spera di rivedere il sorriso sul volto dei giocatori. Juve, se ci sei, batti un colpo: e battere un colpo non significa necessariamente vincere il derby. Significa, anche e solo, uscire dal campo col sorriso e la consapevolezza di aver dato tutto. Fino all’ultima goccia d’energia perché, e lo dico senza la minima scaramanzia, la Juvecaserta ha tutti i numeri per lottare per un posto playoff.