Poche parole, ma significative e dritte al sodo. Si è presentato cosi Carleton Scott nella conferenza stampa dopo la sconfitta contro l’Armani di domenica scorsa e che apre ufficialmente il corso della Juve verso la nuova sfida: la trasferta di sabato pomeriggio a Reggio Emilia. Una sconfitta, però, che riecheggia ancora all’interno delle mura del Palamaggiò e forse anche tra le foglie e gli alberi di Pezza delle Noci. Una sconfitta che poteva essere preventivata alla vigilia del confronto, ma che stando a quanto si è visto in campo domenica pomeriggio, brucia ancora un pochino. Brucia per il tipo di gioco che la Juve ha dimostrato di poter fare contro una squadra più fisica e grossa di taglia come Milano, brucia per come i bianconeri hanno avuto la forza mentale di reagire quando la stessa truppa di coach Banchi ha preso in mano la situazione rientrando in gara e a stretto contatto contro una formazione che non aveva certo mollato gli ormeggi e iniziato a pensare all’impegno immediatamente successivo, ma soprattutto per come avrebbe potuto essere e che invece non è stato per la serie di chiamate arbitrali che prima hanno tolto Roberts dalla partita e quindi non solo il miglior marcatore, ma anche il migliore difensore su Langford e quei fischi che nel finale hanno tagliato letteralmente le gambe ai casertani in piena rimonta (ovviamente si fa riferimento al tecnico chiamato ad Atripaldi nel momento topico e forse fischiato con eccessivo zelo nell’applicazione del regolamento ndr). Eppure sembrava finita, sarebbe dovuta finire ed invece Caserta ha ritrovato lo smalto per regalare ai propri tifosi anche l’ultimo sussulto costringendo gli avversari ad un’ultima forte difesa per conservare i due punti di vantaggio. Certo poi ci sarebbe da sottolineare la lentezza con la quale è stato fischiato il fallo su Langford negli ultimi secondi, ma ormai tutto fa parte del passato; tutto fa parte della lezione che la Juve ha imparato e che userà a proprio favore in futuro. Non se ne fa certo un problema Carleton Scott che con la stessa calma serafica con la quale ha commentato il match, ha risposto alla domanda sull’incidenza dei quattro falli di Chris Roberts e quindi dell’uomo in meno su ambo i alti del campo: «Situazioni del genere – ha esordito il giocatore lo scorso anno protagonista del campionato austriaco con la maglia del Gussing – possono capitare in ogni momento ed in ogni partita, fanno parte del gioco. Quello che dobbiamo e che possiamo fare come squadra, quindi, è continuare a giocare, continuare a difendere senza preoccuparci degli arbitri o di altre cose».
Quanto invece alle nuove regole? Ovviamente quelle riferite al flopping o al tecnico per ritardo del gioco?
«Sono regole diverse da quelle americane o magari da quelle da altre parte dell’Europa, ma anche in questo caso non possiamo pensare all’effetto che possono generare. Ci sono queste regole, sono difficile da assimilare, ma lo faremo e le rispetteremo senza problemi».
Tornando alla partita contro Milano ed escludendo i fischi arbitrale e quanto ne è derivato, che impressione hai avuto della tua Juve?
«Un’ottima impressione. Abbiamo giocato e tenuto il campo contro una squadra che è destinata a vincere il campionato e questo è un grande dato positivo. In generale è stata una sfida pazzesca, cosi come pazzesca è stata l’atmosfera che si respirava all’interno del palazzetto. Alla fine credo che non ci sia stata grande supremazia dell’Armani e che entrambe potevamo portare a casa il risultato finale. Peccato che poi alla fine siano stati loro a vincere. Questo non ci pesa affatto, però, siamo all’inizio della stagione, abbiamo quattro punti e giocato bene contro una big, è da questo ripartiremo per il futuro».
Dalla partita contro Venezia il tuo minutaggio si è un tantino ridotto. Il tuo parere?
«Quanti minuti sto in campo non è cosa che mi interessa. Abbiamo un coach bravissimo e che sa in qualsiasi momento della partita quali sono i pezzi del puzzle che devono andare in campo. Quello che mi tocca è farmi sempre trovare pronto quando nel girarsi verso la panchina pronuncia il mio nome».
Il calendario ora prevede la Reggio Emilia di James White, che partita ti aspetti e in cosa dovete migliorare?
«Una partita difficile prima di tutto perché è in trasferta. James White è un grande giocatore che conosco il giusto, ma a partire da oggi (ieri ndr) il coach sicuramente ci darà le indicazioni giuste e necessarie per affrontarlo e Reggio Emilia. Per quanto i passi in avanti credo che il nostro punto forte resta la difesa e la corsa in contropiede, ma di sicuro in settimana proveremo a migliorare anche la nostra esecuzione offensiva a difesa schierata».