Nessuna paura, nessuno timore reverenziale, ma solo concentrazione e piedi per terra per affrontare il nuovo avversario. Questo è stato il messaggio che coach Lele Molin ha voluto lanciare nella ormai classica conferenza stampa di presentazione della sfida che a prescindere dalla situazione di classifica attuale, ha sempre un sapore ed un valore particolare. Milano resta sempre Milano, resta sempre la squadra che a prescindere dal momento che stava vivendo la compagine bianconera, è arrivata al Palamaggiò con i favori dei pronostici, con quel vantaggio di un passo per il semplice fatto di aver costruito una squadra in estate con un gruzzolo di denari maggiore rispetto a quello del club di Pezza delle Noci. Eppure l’impianto costruito dal Cavaliere Maggiò, non è certo stato esente da spettacoli che in parte hanno ripercorso il classico evento biblico di Davide contro Golia. Dal canestro di Slay ai liberi di Michelori fino ad arrivare ai canestri di Jones, Di Bella, Bowers e via dicendo durante l’anno che aveva riportato alla ribalta quel gusto forte da playoff che solo chi ha vissuto tra gli anni ottanta e novanta ha potuto riassaporare con maggiore gusto rispetto a chi, invece, ha ingolosito il palato proprio durante quella prima stagione di Sacripanti. Insomma un pronostico spesso è andato come doveva, ma altrettanto spesso ha lasciato il tempo che trovava con gli interpreti bianconeri che hanno sempre lasciato nella storia e nel libro dei ricordi dei momenti indelebili da portare con se anno dopo anno. Dopo due vittorie consecutive, dopo due settimane in cui il nome della Juvecaserta è stato sinonimo di show time, il palcoscenico sembra essere apparecchiato per un qualcosa di molto simile. Ovviamente il risultato finale, al momento, è cosa saputa solo tra le colonne dell’Olimpo del Basket con gli Dei della palla a spicchi che sveleranno il loro disegno divino solo minuto dopo minuto partendo dalle 18,15 di domenica, ma quello che di sicuro già è sicuro è che con i piedi per terra intesi come attaccamento della suola della scarpa al legno del Palamaggiò, la Juve ha poca intenzione di restarci. Difesa, contropiede e non sarà certo il nome Milano scritto sulle canotte a fermare gli alley oops alzati da Hannah e compagni per i vari Roberts, Moore e Scott: «Contro una squadra cosi fisica, contro una squadra che sicuramente avrà un’impronta prettamente difensiva come quella costruita quest’anno – ha commentato lo stesso coach bianconero Lele Molin – non possiamo giocare ripetutamente e continuativamente per tutti i quaranta minuti contro difesa schierata. Correre e provare a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora, resterà il nostro principale obiettivo. Poi come in occasione della sfida contro Pesaro, il mio concetto resta sempre lo stesso e cioè che dobbiamo fare un altro passo in avanti all’interno di quella quadratura del cerchio degli equilibri dei ritmi del gioco. Un qualcosa che non possiamo pretendere immediatamente dopo tre giornate, ma come abbiamo fatto in trasferta, proveremo a fare in casa davanti ad un Palamaggiò al quale vogliamo dimostrare realmente di che pasta siamo fatti, dobbiamo approfittare di questo vantaggio e del tempo in cui incontriamo Milano che a mio parere a partire da dicembre sarà una sorta di macchina sia in Italia che in Europa, contando che uno dei loro obiettivi è arrivare alle Final Four di Eurolega che si giocheranno a casa loro. Abbiamo fatto una settimana di allenamenti dove ci siamo allenati proficuamente e dove ancora una volta stiamo mostrando dei passi in avanti nella nostra personale crescita».
Con una squadra costruita su tanti punti forti, quali secondo lei quelli deboli da sfruttare?
«Sinceramente io mi preoccupo e mi sono sempre preoccupato di guardare in casa mia e dei punti di forza e deboli della mia squadra. Come dicevo in precedenza dobbiamo cercare di sfruttare il momento e continuare a giocare come abbiamo sempre fatto».
La vittoria al supplementare quanta forza mentale vi ha dato?
«Tantissima, cosi come tanta fiducia nei nostri mezzi. Quando ho parlato alla squadra martedì scorso ho fatto loro i miei complimenti per come mentalmente avevano gestito il supplementare. In quel momento era più facile lasciarsi andare che alzare il livello di concentrazione e continuare a spingere. Tra l’altro è stata una vittoria che ci ha dato tanta eccitazione e frenesia e a quanto pare non solo alla squadra ma a tutto l’ambiente e questo non può che essere positivo. Sinceramente per sfruttare tutto questo non ci poteva capitare partita ed avversario migliore di Milano».
Parte del blackout a Pesaro sembrava essere stato la difesa a zona della Vuelle. Il suo parere?
«L’abbiamo attaccata male nei primi possessi con qualche errori di scelta. Poi però abbiamo chiamato time out, ci abbiamo ragionato su e con le nuove indicazioni abbiamo fatto meglio con canestri anche importanti».