Giganti nell’astronave



Un'azione di Pesaro-Juvecaserta (Foto Luca Toni victorialibertas.it)
Un’azione di Pesaro-Juvecaserta (Foto Luca Toni victorialibertas.it)

E sono due. La terza puntata di ‘Tutta la Verità nient’altro che la Verità’ sentenzia il secondo successo della Juvecaserta che vince, e bene, nella sua prima trasferta stagionale. Sbancata Pesaro con una prestazione che va oltre la sofferenza del finale rovente e di un overtime col fiato sospeso. Caserta ha chiaramente dimostrato di essere più forte della Vuelle e solo il generoso cuore dei ragazzi di Sandro Dell’Agnello (purtroppo gli è andato di traverso il compleanno) ha allungato di altri 5’ una sfida che sembrava una mattanza nel primo tempo. Perfetta in attacco, assolutamente maestosa in difesa, la squadra di Molin stava asfaltando anche i marchigiani regalandogli lo stesso trattamento inflitto a Venezia una settimana prima. Poi qualcosa si è inceppato: Turner e Young hanno ridato vita ai biancorossi che, con tantissimo cuore, hanno acciuffato un overtime impensabile anche per colpa dell’autocanestro di Moore (in tv avevo dato la colpa a Roberts, mea culpa), ad un paio di errori marchiani di Brooks ed all’imprecisione ai liberi. Poi è ritornata la Juve vera e Pesaro è crollata di schianto nel proseguimento. Una vittoria meritata, assolutamente strameritata: la seconda vittoria di un gruppo che sta esaltando una città intera. Quarta vittoria nelle ultime cinque gare all’Adriatic Arena: a Pesaro meno vedono i colori bianconeri e meglio stanno.

 



COME PENELOPE. Come nella migliore tradizione ellenica, la Juvecaserta ha vestito i panni di Penelope che ‘fa e disfa’ la tela nell’arco della stessa sfida. Talmente bella da sembrare un fiore di primavera nei primi 20’, così scialba e poco cattiva nella ripresa, la Juve è riuscita a tornare sé stessa in un overtime che è stato dominato con la mente prima ancora che coi muscoli. Una prestazione dalle diverse facce che fa capire quello che sarà il canovaccio di questa stagione: momenti di pallacanestro luccicante e momenti di errori incredibili. Questa è Caserta, questa è la banda voluta da Atripaldi e Molin, questi ci teniamo. Con orgoglio, sia chiaro.

 

L’ONESTA’ DI LELE. Nella conferenza stampa post partita, il coach ha ammesso di aver commesso l’errore di essersi dimenticato Scott in panchina. Quando poi voleva rimetterlo ha preferito evitare visto che Brooks stava andando bene e non sapeva che impatto avrebbe avuto l’ex Notre Dame nel finale in volata. Complimenti per la sincerità e la schiettezza, doti rare in questo mondo: non tutti sono capaci di ammettere un errore. Coach Molin l’ha fatto, bravo. La prossima volta, però, qualcuno gli ricordi che c’è qualcuno in panchina da poter lanciare nella tonnara.

 

TOMMASINI, CHE BRAVO. Un nome solo voglio analizzare nella vittoria di Pesaro: bravi tutti eh, ma Claudio Tommasini merita una citazione. Tanti problemi in preseason a causa di un infortunio alla schiena, quasi un oggetto misterioso, già aveva dato dei segnali incoraggianti contro Venezia, ma nell’astronave pesarese ha brillato di luce propria. Tantissima personalità in attacco (canestro in penetrazione, bomba nel quarto periodo e 2/2 dalla lunetta) ma soprattutto sangue freddo ed una difesa ai limiti della perfezione su Turner. Di fatto è stato l’unico a non soffrire il cecchino della Vuelle. Una bella iniezione di fiducia per un ragazzo su cui Atripaldi ha scommesso parecchio (sia per prenderlo dalle Vu Nere sia per il triennale fatto siglare). Tommasini può, e sicuramente lo farà, crescere ancora garantendo qualità in regia, minuti di riposo ad Hannah, grinta in difesa e quella freddezza che serve ad un gruppo di ‘teste matte’ come quello bianconero.

 

LA STORIA RITORNA. Un terzetto solitario in testa alla classifica a punteggio pieno: Caserta, Roma e Virtus Bologna. Sembra di essere tornati indietro ad oltre venti anni fa quando queste tre piazze, insieme a Milano e Pesaro, si contendevano tutti i trofei italiani. Letta a quei tempi sarebbe stata una classifica normale, oggi fa notizia e riporta tutti quanti noi, coi capelli già bianchi e tante partite sul groppone, a riempire il nostro viso con un sorriso. Siamo tutti tornati un po’ bambini davanti a questa classifica. Ovviamente sarà impossibile che si vada avanti così, ma cosa costa sognare? Almeno per una settimana è questo il terzetto di capoliste. Vecchia scuola, vecchie maniere.

 

VERITA’. Non bisogna montarsi la testa, bisogna necessariamente restare umili anche se questa Juve fa indubbiamente ben sperare ma, soprattutto, divertire. Sì, anche a Pesaro ci siamo divertiti nel vedere questa squadra in campo e sentire anche i complimenti di molti addetti ai lavori marchigiani, gente che mastica pane e basket, fa capire che la Juve ha qualcosa di speciale. Ora è il momento di seminare ancora, i frutti verranno raccolti più avanti. Hannah e Moore che tanto mi/ci avevano fatto dubitare in preseason iniziano ad ingranare seriamente. Roberts potrebbe essere il crack della stagione. Brooks, che non ancora il vero Brooks, ha classe da vendere. Scott è il nuovo Doornekamp. Michelori e Mordente… non ci sono parole per due maestri (a modo loro) del parquet. Vitali in crescita, rischia di essere la matricola italiana dell’anno. Tommasini che fa passi da gigante e la difesa su Turner ne è la prova. Poi arriverà il momento anche per Marza. Molin-Baioni-Luise-Papa e tutto lo staff stanno lavorando alla grande. Atripaldi sorride e ne ha tutte le ragioni di questo mondo vedendo la sua creatura. La società cresce in tantissime cose. Iavazzi e Barbagallo siano contenti ma ancora affamati. La gente inizia ad esaltarsi seriamente e fa bene, loro si devono esaltare. Quanto a me: ringrazio pubblicamente tutti coloro che mi hanno bombardato di sms, messaggi, whattsuppate e foto durante la partita (anche coloro che mi hanno sfottuto per la camicia, che poi è così figa bah). Grazie a Fabio Testa per avermi fatto riassaporare il vecchio gusto di raccontare, con battute da coglione e qualche lieve accenno tecnico, la partita alla mia città.


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