Hamsik che si becca qualche fischio al Palamaggiò durante Juvecaserta-Reyer Venezia (ma anche tante ‘feste’) e poi i tifosi del Napoli Basket che chiamano i casertani servi del Nord e frustrati. Siamo alle solite. Sono circa 8-9 giorni di tensioni, di articoli assurdi, di notizie pompate a dovere da parte della stampa campana ed io che guardo, leggo dall’esterno mi stranisco sempre più ad ogni virgola fuori posto. Sul nostro sito abbiamo pubblicato un editoriale a firma di Armando Serpe, è vero ed è vero anche che Armando è uno di quelli che difende a spada tratta Caserta, la città di Caserta, quando accusata ingiustamente di qualcosa. Altre volte ci va giù pesante contro la sua città. Ma SportCasertano ha tenuto fin qui una linea tesa alla minimizzazione dei fatti che è poi quella che rientra nel giusto peso dato ad una realtà, vissuta da alcuni di noi e fedelmente riportata. Tra le due parti ci si accusa e ci si prende in giro e intanto chi legge da fuori regione si fa due risate. In Campania, dopo tutto, siamo stati sempre bravissimi a fare della pratica autolesionista del ‘tafazismo’ una vera e propria arte. Lo striscione (anzi, gli striscioni) apparsi nella gara contro Imola al PalaBarbuto non avevano senso di esserci, come tutti quei commenti contro Caserta al limite tra il neoborbonico/nazionalista accanito e l’insensato di alcuni colleghi o uomini di spettacolo. Lo stesso vale i fischi ad Hamsik. Anche in redazione, agli amici e in famiglia dico da sempre che chi tifa per le squadre del Nord e vive al Sud e in particolare in Campania, non ha mai ragione (vale anche per gli interisti che abbiamo tra i collaboratori). Ovviamente lo si dice per ridere e scherzare, ma un fondo di verità c’è. Ognuno di noi tiene alla squadra della propria città che sia Casertana, Gladiator, Aversa Normanna, Marcianise etc etc e poi ha simpatie più alte. Il problema nasce quando si fischia Hamsik e ci si nasconde dietro la bandiera bucata e rappezzata della ‘casertanità’ e invece si vorrebbe solo andare a festeggiare il gol di Tevez sul Monumento ai caduti, confondendo un bianconero, quello del tempio del basket di Pezza delle Noci, con quello dello Juventus Stadium e di un pallone che rotola anziché rimbalzare. Certo più vincente, ma un’altra cosa. Cito la Juventus per fare un esempio. Ridendo e scherzando è vero: non si può pensare a difendere le radici della tua comunità se gioisci per una realtà che non ti appartiene e vai contro chi abita nel tuo palazzo e condivide con te le stesse problematiche quotidiano. Mi si obietteranno due cose: 1) “Ma Caserta non è Napoli e sono realtà diverse” e poi 2) “quanto la fai lunga: lo sport è sport non politica!”. Beh, con ordine credo fermamente che Napoli non sia egemone su Caserta e che Caserta debba emanciparsi dal napoletanismo politico imperante in Campania. Ma una cosa è il potere un’altra sono le persone, le mani, il sangue ed il sudore. Siamo nello stesso calderone, respiriamo la stessa aria e siamo entrambe le province PERIFERIA DELL’IMPERO, altrimenti come si spiegherebbe la nostra situazione? Anche il lassismo di cui ci accusano non è stato indotto in qualche misura dalle varie classi dirigenti susseguitesi al potere non solo a livello locale? Per la seconda obiezione replicherei così: non credo proprio. Sono stato impegnato nella politica e nel sociale per un decennio buono e quel che so per certo è che tutto è politica, ogni modo di porsi con l’altro da sé, con l’esterno del proprio mondo e verso tutte quelle cose che compongono la propria comunità (chiamatela col nome che volete). Tutto è politica. Detto ciò è vero e palese che in questo periodo storico fatto di crisi globale, e perché no – peggio ancora – locale, con la Campania che pare aver aperto gli occhi sulla questione rifiuti (quelli che si continuano a bruciare senza sosta e quelli interrati da anni) è da stigmatizzare il comportamento di chi vede nel vicino di provincia un nemico da combattere. Purtroppo in questo momento le voci a tutti i livelli dovrebbero essere quantomeno indirizzate nella stessa direzione, dato che quello che ci unisce è un nome che sa di morte: Terra dei Fuochi. Al di là della libertà di ognuno di tifare e di vederla come si vuole sulla territorialità è pur vero che guardare oltre il proprio naso a volte è molto più interessante perché ti apre prospettive nuove. I napoletani hanno ‘invaso’ Caserta dall’inizio dei ’90 e l’hanno resa una periferia dormitorio di Napoli? Mah, è vero e non è vero perché Caserta grazie allo sforzo di tanti ragazzi ha qualcosa da offrire e alcuni di quei ragazzi sono proprio di origine napoletana. Le istituzioni non le menziono, perché meriterebbero a Caserta, a Santa Maria Capua Vetere o a Napoli discorsi troppo lunghi e contorti. Se uno viene ad investire a Caserta con un negozio ed è di Napoli che fai? Lo cacci? Non credo. Hamsik d’altronde è venuto a tifare Juvecaserta e tanti che leggono si ricordano della Juvecaserta che inscenava partite miste con il Napoli parliamo dei primissimi anni ’90. Parliamo di Eccellenze sportive al di là della storica rivalità tra le fazioni cestistiche di Napoli e Caserta (che sono da tener conto enormemente). Casertanità, Napoletanità, Sammaritanità… tutte parole che hanno perso significato e di cui si sta facendo un abuso esagerato. In tempi di repressione, austerità, di problemi ambientali e lavorativi gravissimi ci si divide su quisquiglie perché è vero che va difesa la propria identità, ma va dato il giusto peso al contesto e quindi pensiamo a salvare la Campania, invece di dividerci su tutto e poi magari diciamo a chi tifa per le squadre del Nord che ha torto a prescindere (ma ridendoci su). Sono tempi bui, come mai vissuti prima e il malcontento unito alla mancanza di pazienza su svariate tematiche è comprensibile, ma se gli ultras di Napoli e Caserta, di Santa Maria e Marcianise, quelli di Aversa con quelli di Salerno, tanto per dire cominciassero a ragionare ‘glocalmente’ si potrebbe avere una svolta sotto tanti punti di vista, non solo sportivi. In Campania si deve combattere una povertà dilagante, si deve combattere per sopravvivere (in alcune determinate zone) contro le malattie come il cancro, si deve combattere contro la malavita organizzata e spesso contro lo Stato che toglie e non dà, si deve combattere per avere delle strutture sportive e di servizi primari adeguati, si deve combattere per tenere in piedi quello che resta della regione più bella d’Italia per varietà di paesaggio e di storia. Tutta questa manfrina per dire che è ora di non darsi più le bottigliate in quel posto, ma di andare oltre la cosa pur serissima che è la fede sportiva fatta di campanili e cominciare a far tornare nello sport altri valori. Avere rivalità con chi vive a 2, 10, 20 km da te è una cosa stupida e che non capirò se non nell’ottica dello sfottò sic et simpliciter. Poi ognuno faccia come voglia, ma per quanto mi riguarda portare livore per un fischio di troppo o uno striscione è fuori luogo in un momento come questo che stiamo vivendo in Campania. E per concludere mi associo all’appello di tanti per Giovanni, Celeste e Sara (casertano il primo e napoletane le altre due) fermati durante la manifestazione del 19 ottobre a Roma affinché tornino in libertà. Ci dividono in buoni e cattivi per non farci reclamare i nostri diritti e noi pensiamo ad uno striscione o ad un fischio. Su la testa!