Juve, l’analisi di capitan Mordente



Marco Mordente (Foto Carozza)
Marco Mordente (Foto Carozza)

Metronomo non di professione quando si tratta di allacciare le scarpe e scendere in campo anche se non il risultato poi in campo non gli da assolutamente torto, molto più di professione quando si tratta di gestire i tempi degli equilibri tra i nuovi arrivati, l’esperienza e la conoscenza di un campionato. Questa è la figura che è apparsa sotto gli occhi di tutti in questa prima fase di nuova stagione della Juve quando si parla di Marco Mordente. Non un lavoro nuovo, visto che nella scorsa stagione l’ex Milano allo stesso modo l’ago della bilancia non solo della formazione di Sacripanti, ma anche del rendimento di chi non era mai stato nel campionato come Stevan Jelovac. Non poche volte, infatti, dalle parole e dalle dichiarazioni del serbo sono arrivate parole di elogio nei confronti di un giocatore che la leadership ce l’ha nel sangue. Una questione di genetica accresciuta quest’anno dalla responsabilità posate su spalle larghissime, di essere il condottiero in campo di una squadra di cui ne è il primo comandante e capitano quando si tratta di non essere a stretto contatto con Molin e lo staff tecnico. Una maggiore responsabilità che non ha cambiato assolutamente l’atteggiamento di Mordente che in campo e fuori, in allenamento o partita è sempre li pronto a dispensare consigli, indicazioni e quando ne sarà necessario anche dei rimproveri, gli stessi che hanno ad un certo punto trasformato la stagione agonistica di Jelovac nel campionato scorso. «Fa parte del gioco, fa parte del ruolo che mi hanno consegnato per questa stagione e per questa squadra e questi ragazzi – ha commentato lo stesso Marco Mordente sul lavoro di leader all’intyerno dello spogliatoio della Pasta Reggia -. La cosa importante, però, è non essere troppo logorroici o pressanti o molto presto mi manderanno a quel paese». Moore, Hannah ed a tratti anche Scott cosi come anche i giovani arrivati nella massima serie nel mercato estivo, tutti hanno ricevuto almeno una parola da parte dell’ex anche di Treviso, che poi ha dovuto anche pensare a se stesso, ha dovuto pensare alle indicazioni e alle richieste che coach Molin gli ha rivolto per arrivare alla prima vittoria dopo tre sconfitte consecutive, quando si è trattato di giocare contro compagini di pari categoria. Indicazioni che ancora una volta per necessità che poi diventa virtù, hanno avuto come oggetto principale la cabina di regia, la stessa che nella scorsa stagione più volte ha dovuto supportare nei momenti di riposo di Gentile o di falli del primogenito di Nandokan o nelle situazioni in cui si voleva sfruttare maggiormente la giornata di grazia al tiro di quest’ultimo cosi come accadde ad Avellino, quando Mordente gestiva i ritmi ed i palloni da passare all’eroe del derby che non sbagliò un colpo. Non è stato ovviamente un caso che più e più volte nella due giorni casertana il ritmo e l’intensità del gioco sia cambiata proprio quando lo stesso Mordente ed anche Michelori – insomma due che di questo campionato ne hanno viste di cotte e di crude – hanno messo piede in campo. Usato garantito, che unito al nuovo di zecca ha consegnato delle indicazioni diverse e forse anche già qualche certezza cosi come il quintetto della rimonta e del sorpasso nella sfida di domenica contro Brindisi guidato proprio da Mordente e seguito da Vitali, Michelori, Scott e Brooks. Piccoli passi in avanti, dunque, in un processo di crescita sul quale lo stesso capitano della Juve commenta in questo modo: «Stiamo tutti facendo dei passi in avanti rispetto a quanto abbiamo fatto nelle primissime due amichevoli e le due sfide di Brindisi. Logico che ci serve del tempo, ci serve del tempo per conoscerci, per imparare a memoria e fino in fondo le caratteristiche di ciascuno dei nuovi compagni. Alcuni di loro non hanno mai giocato in Italia e quindi bisogna dare loro delle indicazioni importanti, ma allo stesso tempo anche noi capire come fare per facilitarli al meglio in questo processo di crescita».

Mettendo da parte il reparto giocatori di cui si è parlato tantissimo, quale invece il resoconto del Molin allenatore?



«Credo che la sua esperienza e conoscenza del gioco non si metta in dubbio. La cosa che mi ha colpito di più da quando abbiamo iniziato a lavorare è la sua umiltà nel porsi nei nostri confronti. Certo questa con la Juve sarà anche la sua prima esperienza da capo allenatore, ma la sua carriera parla chiaro. Ci trasmette calma, tranquillità ed è sempre disponibile ad affrontare con noi qualsiasi situazione».

Dopo il giorno del raduno è arrivato anche quella della presentazione e alla fine il risultato al pronunciare il tuo nome è stato lo stesso: folla in delirio e applausi scroscianti…

«E’ impossibile non emozionarsi quando si sente il calore e l’affetto che la gente ed i tifosi di Caserta sono capaci di offrirti. La settimana di allenamenti pre-torneo è stata abbastanza dura e quindi di voglia magari ce ne era non tantissima, ma poi senti il tuo nome provenire dagli spalti, senti gli applausi ti galvanizzi e pensi solo a ricambiare la gioia che al contrario ti riempie il cuore».

Ed allora da capitano l’ultimo invito a coloro che non hanno ancora avuto modo di sottoscrivere l’abbonamento alla Juve. Quello raggiunto è quota 1300, raggiungere l’obiettivo dei 1500 non sarebbe male…

«Ma non sarebbe male nemmeno arrivare a quota 2000, considerando che non sarebbero duemila che vanno a teatro o al cinema, ma che tra le mura del Palamaggiò si fanno sentire. E’ logico che si comprende il momento economico, ma posso assicurare proveremo a trasmettere al contrario quello che noi riceviamo dalla gente ogni giorno. Spero che si torni ad essere quelli che eravamo lo scorso anno quando tutti si sono affezionati alla squadra ed andare avanti insieme».


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