Nella prima amichevole contro Veroli è stato considerato come la sveglia, come il campanello d’allarme suonato da chi ne ha viste tante specialmente in difesa destando dal sonno i propri compagni di squadra ed innescando quel meccanismo che ti porta ad imitare chi nonostante le 35 primavere è sempre pronto a buttarsi su ogni pallone, sempre pronto a chiudere uno spazio, a fare u aiuto difensivo o dannarsi l’anima affinché il proprio avversario diretto o quello di un compagno di squadra arrivasse al ferro o comunque alla conclusione. Descrizioni e caratteristiche che ovviamente portano ad un solo nome, quello del guerriero bianconero Andrea Michelori. Un giocatore che in queste prime due uscite e nelle prime settimane di lavoro sia fisico che tecnico, ha dimostrato già un qualcosa di molto importante non solo per chi a partire dal 13 ottobre vorrebbe ripartire da dove aveva lasciato per quanto riguarda le prestazioni personali del numero 15, ma anche per tutto lo staff tecnico: le sue condizioni fisiche. La risoluzione nella parte finale della scorsa stagione del problema al piede e quindi della fascite plantare, ha restituito quella tranquillità al giocatore stesso che a differenza di un anno fa potrà, dunque, prepararsi al meglio per l’inizio del campionato senza il cruccio di dover tenere sempre un pensiero ed un occhio di riguardo per un piede malandato che lo ha costretto a tardare il raggiungimento della forma perfetta: «Rispetto alla passata stagione – conferma al riguardo Andrea Michelori – parto sicuramente uno step avanti. Purtroppo lo scorso anno ho avuto questo particolare problema al piede e poi la fascite plantare, che mi ha limitato nel raggiungere la forma perfetta. Un problema che ho risolto, poi, durante l’anno e che mi ha portato a giocare come volevo. Quest’estate ho fatto tutto quello mi era possibile per continuare la cura al piede e di mantenermi in forma discreta per l’inizio della nuova avventura. Ma la condizione non era quello che mi preoccupava di più, ma quanto presentarmi al raduno ed ai primi giorni di lavoro senza fastidi. Fortunatamente ci sono riuscito ed esercizi che lo scorso anno facevo fatica a fare e che incidevano sulla mia condizione, ora non sono un ostacolo e questo è molto importante. Poi è normale che al momento il grado di preparazione fisico non è ottimale e che con gli anni che passano il lavoro da fare per arrivare al 100% è molto di più, ma almeno lo posso affrontare con tutta la serenità di questo mondo».
Intanto la Juve è scesa in campo due volte negli ultimi sette giorni e la costante è stata oltre la sveglia data dal tuo ingresso in campo, anche la difesa. Un dato che può derivare da una maggiore naturalezza nel giocare da parte di una squadra che si conosce poco, trispetto ala fase offensiva, o da cos’altro?
«Di sicuro il non conoscersi a fondo incide molto di più in attacco che in difesa dove i concetti sono più naturali rispetto all’attacco dove devi tenere presente tanti altri aspetti. Le due partite, però, devono essere prese con il giusto appiglio, nel senso che se da un lato abbiamo dimostrato di essere già una squadra che potrà fare della propria metà campo una delle armi per il prossimo campionato, dall’altra parte bisogna ricordare che abbiamo giocato contro due formazioni di Legadue e quindi forse la nostra maggiore fisicità e differenza di roster ci ha giovato da questo punto di vista. Ci teniamo strette alcune indicazioni come la volontà di sacrificarsi, tanta applicazione e la corsa e da quelle ripartiremo per la preparazione dei prossimi appuntamenti dove potremo testare contro squadre del nostro stesso campionato i progressi oppure i punti in cui dobbiamo continuare a lavorare forte in palestra».
Che idea ti sei fatto della pallacanestro che si potrà guardare in futuro e di coach Molin?
«Per quanto riguarda il tipo di pallacanestro aspetto a pronunciarmi perché prima vorrei vedere questa squadra giocare con squadre che a diposizione hanno una taglia fisica diversa da queste prime due. Senza contare che nonostante tutto siamo ancora in una fase in cui il coach sta cercando di darci la maggior parte degli input possibili sia in attacco che in difesa. Un processo particolare che necessita di tempo e di assimilazione quotidiana. Per quanto riguarda il lato personale una bravissima persona oltre che un coach molto preparato».
L’essere i punti di riferimento all’interno di un gruppo giovane è più un peso o una facilitazione nell’espletare questo ruolo?
«Entrambe le cose. Un ruolo che può essere mitigato dalla voglia dei giovani appena arrivati in questo campionato di ascoltare e da parte nostra nel dare consigli nel modo e tempo giusto».
Giovani ai quali lo stesso Andrea Michelori si presenterà insieme al capitano marco Mordente, l’intera squadra, staff tecnico e dirigenziale al primo giorno di scuola del l’Istituto Giannone cosi come si evince dalla nota stampa della stessa compagine di Pezza delle Noci: «Comincia con una sorpresa l’anno scolastico dell’Istituto comprensivo ‘Pietro Giannone’ di Caserta. Per i giovanissimi allievi dello storico Istituto casertano quello prossimo, infatti, sarà un primo giorno di scuola tutto da ricordare, visto che avranno la possibilità di incontrare lo staff tecnico e dirigenziale oltre che l’intera squadra della Pasta Reggia Caserta, guidata dal Presidente Raffaele Iavazzi. L’iniziativa, realizzata in collaborazione tra la scuola e la Juvecaserta, trova la sua ragion d’essere nella volontà del club bianconero di essere sempre più integrato nel tessuto sociale casertano e, soprattutto, di confermare la volontà di essere ambasciatrice di una idea di sport, fonte di valori importanti come lo spirito di gruppo, la solidarietà, la tolleranza e la correttezza, oltre che mezzo di educazione e formazione personale e sociale di tutela e miglioramento della salute e di sano impiego del tempo libero. L’obiettivo è quello di coinvolgere i giovani nell’attività sportiva per promuovere un senso comune di appartenenza e partecipazione nella consapevolezza che lo sport contribuisce in modo significativo alla coesione economica e sociale e a una società più integrata».