Il suo nome, Lele Molin, l’ha sentito nominare solo dopo un bel po’ di giri di lancette, solo dopo una serie di domande, ringraziamenti e situazioni chiarificatrici sull’arrivo di colui che a breve completerà il roster – Carleton Scott – e su colui che, invece, non tornerà ad essere un giocatore bianconero, cosi come tutti si aspettavano da più di qualche tempo a questa parte, Zigy Jonusas (la situazione con il lituano, però, non è ancora chiusa definitivamente considerando che la società sta provando a trovare la soluzione migliore per evitare di transare il contratto e rimetterci soldi. Soluzione che potrebbe essere rappresentata da una nuova sistemazione ndr). Il nuovo timoniere bianconero è stato chiamato in causa, dunque, dopo aver assistito braccia conserte, a tutto l’exploit della società e del general manager Marco Atripaldi, prima di prendersi il palcoscenico e lasciare le quinte dove era insieme a tutta la sua truppa. Una chiamata in causa, in cui l’ex canturino ha dovuto e potuto spiegare meglio e per la prima volta a cose fatte, quale sarà il credo cestistico della sua nuova Juve, della sua nuova avventura. Ed allora dopo i pochi passi dal lato sinistro della sala clinic del Palamaggiò verso la scrivania dietro la quale c’erano il presidente Iavazzi, il suo socio Barbagallo e colui che è il braccio destro e sinistro a seconda che si parli di società o di staff tecnico, Marco Atripaldi, e con il solito sorriso e la solita calma ha iniziato la sua personale avventura nell’analizzare tecnicamente la nuova Juvecaserta. «Prima di iniziare a parlare della Juve e quindi del lato tecnico della questione – ha esordito lo stesso Molin – volevo esprimere tutta la mia contentezza relativa al numero di persone che ho potuto scrutare guardando per un attimo nella palestrina prima di entrare in questa sala per la conferenza stampa. Contentezza che è aumentata nel vedere quanti addetti ai lavori ci sono. Dico questo perché sono convinto che abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, della partecipazione, ma soprattutto del sostegno di tutti. Un sostegno meritato già dopo questi pochi mesi dall’inizio della nuova stagione e dal mio arrivo. Ad essere sincero quando ho firmato per questa mia nuova avventura abbracciando il progetto che mi era stato proposto da Atripaldi e dal presidente Iavazzi, assolutamente non pensavo che alla fine del mercato saremmo riusciti a mettere assieme una squadra come quella che siamo riusciti ad assemblare. La possibilità di poter allenare questo gruppo, dunque, è legata alla grandissima attività e disponibilità della dirigenza e società a fare anche dei sacrifici. Insomma da questo punto di vista la prima scommessa l’abbiamo già vinta, ovvero mettere a disposizione del pubblico, della città e quindi dello staff tecnico un roster di un certo livello. Ora tocca a noi vincere quella successiva sul campo. Una scommessa che proveremo a vincere con il pubblico domenica dopo domenica provando a contraccambiare quanto in questo primo incontro ci hanno già dato con un bagno di folla indescrivibile. Sicuramente durante l’anno dovremo affrontare tante problematiche, ma lo faremo con il massimo impegno e rispetto».
Con l’arrivo di Carleton Scott, la squadra è ormai completa. Si è già prefissato un obiettivo almeno ipotetico al quale voler arrivare?
«Fissare dei limiti credo non sia produttivo. Credo che noi quest’anno non dovremmo averne. Questa è una squadra che ha talento, ma soprattutto formata da giocatori che fortemente hanno voluto venire a giocare a Caserta. Le motivazioni sono sempre la benzina migliore, unita al talento, per poter soddisfare le ambizioni dei tifosi e quelle della società. Detto questo è ovvio che il rovescio della medaglia è rappresentato dalla considerazione necessaria che siamo una squadra totalmente rinnovata in otto decimi rispetto a quella della scorsa stagione e che quindi dovremo trovare giorno dopo giorno la nostra chimica di squadra. Inoltre siamo una squadra giovane ed in quanto tale avremo di sicuro dei momenti super entusiasmanti alternati ad altri in cui sicuro avremo elle sorprese. Sta a noi mitigare i due momenti anche grazie all’esperienza tra staff tecnico e giocatori come Michelori e Mordente».
Se dovessi descrivere la sua squadra, come la descriverebbe?
«Un roster con un tasso di atletismo non certo comune specialmente in termini di quantità e di giocatori che lo posseggono. Ma anche un livello di gioventù non indifferente e quindi una squadra che dovrà adattarsi in fretta e mescolare gioventù ed esperienza di chi c’è già stato in Italia, per superare i momenti difficili, ma che ti da anche quella sfacciataggine di andare ovunque e giocare a viso aperto senza paura di niente e di nessuno. Una squadra ad alto ritmo, gioco in velocità, ma soprattutto di squadra. Quest’ultimo punto – ha concluso il nuovo coach della Juvecaserta – mi piacerebbe venga immediatamente recepito e sottolineato dalla squadra. Quello di cui abbiamo bisogno per poter emergere è il gruppo, andare avanti uniti e tutti insieme. Nessuno è protagonista da solo, ma tutti protagonisti della squadra. Insomma dovremo essere un insieme di tanti componenti, solo cosi potremo prenderci le nostre soddisfazioni».