All’appello mancano ormai solo gli ultimi angoli smussati e poi il mercato della Juve sarà praticamente finito, almeno per quanto riguarda il lato dei senior e dei dieci che di volta in volta scenderanno in campo nella prossima stagione. Già perché una volta risolta la questione dedicata a Carleton Scott e quindi al completamento dello starting five e del roster, all’attenzione dell’entourage di Terra di Lavoro ci sarebbe solo ed esclusivamente un punto interrogativo: quello lasciato dalla partenza di Dario Cefarelli che proprio nei giorni scorsi ha subito modo di conoscere faccia a faccia tutto l’estro e la persona del suo nuovo coach Gianmarco Pozzecco. Un vuoto rappresentato dal lungo in fondo alla panchina, dal lungo che dovrebbe guardare le spalle ai vari Michelori, Moore e Brooks nel caso durante la stagione ce ne fosse la necessità oltre che per raggiungere numero pari all’interno degli allenamenti. Una casella che potrebbe essere riempita anche con una certa calma e senza troppa pressione, considerando che con ogni probabilità – le strade del mercato in tal senso sono aperte a qualsiasi tipo di biforcazione o scorciatoia – il ruolo dovrebbe essere riempito da un giovane rampante il cui compito sarà, dunque, di essere uno sparring partner di alto livello nelle giornate di allenamenti a Pezza delle Noci. Un giovane, ma non è nemmeno escluso che la Juve potrebbe approfittare, ancora, di una qualsiasi tipo di opportunità od occasione che si potrebbe presentare da qui al giorno del raduno o addirittura ancora più avanti. Già perché durante questa estate la dirigenza rappresentata da Atripaldi e quindi di conseguenza del presidente Iavazzi, ha dimostrato di essere una squadra avvezza a prendere al volo le occasione e trasformarsi in ‘ladro’ cosi come recita il classico detto popolare. E’ stato cosi nel mercato del quintetto base con i vari Roberts prima ancora che con i vari Moore, Brooks e per ultimo, ma non importanza, per Carleton Scott. Tutte occasioni che la Juve non poteva certo farsi sfuggire e che ha stretto tra le mani non appena ce ne è stata la possibilità concreta di chiudere la questione con il crisma dell’ufficialità e quindi con una firma in calce ad un contratto. Lo stesso che l’ex giemme dell’Angelico Biella, sta provando a fare con l’ultimo giocatore precedentemente indicato. Un nome arrivato quando ormai la pista di Damion James sembrava essere quella preferita successivamente alla chiusura del rapporto con il lituano due anni fa in Germania, Zigy Jonusas. Una sorta di fulmine a ciel sereno che ha folgorato non solo Atripaldi, ma anche lo stesso presidente Iavazzi prima ancora che coach Lele Molin. Un giocatore le cui sole caratteristiche rendono l’affare un’opportunità da non perdere. Caratteristiche che si sposano perfettamente all’interno del disegno di squadra che lo stesso timoniere mestrino aveva disegnato fino a quel momento. Una sorta di europeo nel corpo e nelle menai di un americano. Una definizione che al suo approdo in Europa in tanti hanno sottolineato. Non il classico americano dal punto di vista dell’ego o per capirci meglio non un mangiapalloni che vuole segnare a tutti i costi. Un giocatore di squadra, una sorta di punto di collegamento tra gli attaccanti della squadra ed i difensori della stessa. Già perché da sempre le sue attitudini difensive in termini di duttilità e facilità nel tenere botta a partire dalla posizione di shooting guard per finire a quella di power forward grazie al fisico, centimetri e rapidità di piedi e di movimenti soprattutto in quelli laterali che sono fondamentali per tenere gli esterni, sono state premiate da chi lo mandava in campo. Ecco perché il fulmine a ciel sereno arrivato a Pezza delle Noci non poteva essere ignorato dagli addetti ai lavori casertani, che lo hanno subito incastrato tra i tanti punti nelle mani della coppia Hannah-Roberts e la voglia di palloni in post basso di Brooks e Moore. Ma anche come l’arma principale, quando nella girandola di cambi il colore della pelle ed il tasso tecnico personale cambierà con l’entrata in campo degli italiani alla panca insieme ai quali gli verrà chiesto in situazioni speciali, particolari di fare la differenza anche in attacco. Già perchè poi arriva anche il momento in cui dalle sua mani partono le segnature da uno contro uno e dalla lunga distanza che riportano il suo nome all’interno di quei ranghi che solo gli americani possono avere in termini di pericolosità offensiva. Ma il tutto a richiesta, il tutto secondo le esigenza della squadra e dell’allenatore. Non egoista, unselfish si traduce tenendo conto del vocabolario a stelle e strisce. Una dote che non certo si trova tutti i gironi in un giocatore americano e che forse nemmeno gli allenatori cercano quando si ritrovano alla ricerca di un giocatore che faccia e faccia fare la differenza alla squadra durante la stagione, ma con il potenziale a disposizione, quello che serviva a coach Molin era proprio un ultimo tocco di classe a stelle e strisce intinto all’interno dell’umiltà e la voglia di mettersi a disposizione della squadra di un europeo per non dire di un italiano alla Mordente e Michelori.