Repentino e decisivo; così può essere descritto il cambio di rotta della Juve che nella giornata di ieri ha decimato i passi che dovrebbero portarla alla firma dell’ultimo tassello necessario per chiudere definitivamente la questione con il mercato. Il tutto però è successo in paio di giorni. Prima di tutto l’accelerata per la chiusura del legame con Jonusas ed il suo contratto che ancora lo legava alla società di Pezza delle Noci anche per la prossima stagione. Con il quadro chiaro e con lo spot di ala piccola di nuovo completamente libero, ecco il nuovo cambio di rotta. Non più un europeo, non più un giocatore che dal Vecchio Continente poteva fornire quell’equilibrio necessario alla squadra all’intero di quelle due fazioni divise in italiani ed americani, come più volte aveva definito lo stesso Marco Atripaldi, ma ancora un giocatore straniero nell’accezione cestistica del termine e quindi per essere ancora più semplici, un altro americano. Una decisione che nel giro di pochi giorni aveva portato a scandagliare ancora una volta i file, i fascicoli e le descrizioni di chi erano stati visti e magari fermati per quattro chiacchiere alla kermesse americana di Orlando nello scorso luglio ed in modo altrettanto gentile e probabile fu temporaneamente congedato con il classico ‘keep in touch’ (teniamoci in contatto ndr). E di contatti ripresi negli ultimi due giorni ce ne sono stati eccome. Da lunedì pomeriggio a ieri si è passato dal nome di Damion James a quello che con ogni probabilità (anche se ormai la notizia è ancora ufficiosa il condizionale e l’ipotesi restano d’obbligo almeno fino al rilascio della nota stampa ufficiale ndr) dovrebbe essere il nuovo membro della truppa bianconera diretta al timone da coach Lele Molin: Carleton Scott. Due giocatori diversi per caratteristiche, ma con un comune denominatore: i Brooklyn Nets. Entrambi sono passati per la neonata nuova franchigia al di là di uno dei ponti più famosi al mondo e che da una stagione ormai fa concorrenza ai Knicks nella Grande Mela. Ma la nuova squadra del nuovo allenatore Jason Kidd e dei nuovi arrivati Pierce e Garnett, non è l’elemento più importante che ha portato alla scelta finale. Nessun rapporto di simpatia con i Nets o corsia preferenziale, ma quello che ha fatto la differenza è stata l’analisi tecnica dei due giocatori in base a quanto si ha già a disposizione per la nuova avventura. E’ in questo senso e nelle sua particolari caratteristiche che Scott ha scavalcato James e si è conquistato l’avallo di Molin prima e della dirigenza poi. Caratteristiche più di difensore che di attaccante, cosi come in tanti lo hanno descritto al momento della sua decisione a sorpresa di uscire dal College e quindi lasciare Notre Dame e dichiararsi eleggibile per il Draft del 2011. Un giocatore che segna all’occorrenza e con le dovute indicazioni. Un giocatore che ha il tocco, ma non il dono naturale, di colpire dalla lunga distanza, ma che con il fisico può andare fino in fondo e sfruttare anche la mole spalle a canestro contro gli avversari più piccoli. Insomma non un tiratore nato, ma un giocatore di buon uno contro uno. Ancora un altro potrebbe chiedersi qualcuno? Assolutamente si, anche se la sua enorme attitudine alla difesa e la possibilità nonostante i 203 cm di difendere dal ruolo di guardia a quello di ala forte grazie anche alla sua enorme rapidità di piedi, oltre alla fama di non essere un ‘mangiapalloni’ ma uno ‘scorer’ su richiesta (oltre 13 i punti di media che l’ex Irish ha mandato a bersaglio nella sua scorsa esperienza in Europa con la maglia della formazione austriaca del Gussing ndr), lo integra perfettamente all’interno del puzzle di un roster che almeno nel quintetto tutto di colore ed americano, ha una taglia fisica da non sottovalutare. Una taglia fisica che all’occorrenza potrebbe essere perfettamente essere integrata con altre qualità quali gioventù, corsa, tiro dalla lunga distanza, esperienza e voglia di mettersi in mostra. Tutte doti che hanno innalzato l’asticella della Juve all’interno della prossima stagione. Certo la salvezza tranquilla resta il primario obiettivo, considerando che Luise, Mordente, Michelori e Marzaioli sono gli unici quattro tra staff tecnico e giocatori che hanno resistito dalla scorsa stagione. Quasi a dire volare basso almeno fino a quando la nuova formazione, fino a quando la conoscenza reciproca dei vari compagni di squadra non trasformerà un raggruppamento di singolo buoni giocatori, in un qualcosa che si identifichi corpo ed anima nella voglia di rinascita, nella voglia di stupire e segnare la nuova era bianconera, cosi come c’è scritto sui vari cartelloni della campagna pubblicitaria degli abbonamenti, che ormai da tempo tappezzano le strade della città della Reggia vanvitelliana, anche se al momento di scrivere non con enorme successo di persuasione – tanto per usare un eufemismo – nel popolo casertano stando i numeri delle tessere staccate a poco più di una settimana dal primo giorno di scuola.