Come da copione l’inizio della settimana è stato il momento del crisma dell’ufficialità per mettere in tasca uno dei due punti cardine del mercato della Juve degli ultimi quattro giorni. Punti divenuti cardine anche grazie ad un periodo di stasi di quello americano dove in alcune occasioni è sempre meglio aspettare che andare all’attacco a testa bassa. Ed allora con la situazione dei giocatori a stelle e strisce ridotti ad icona sul desktop bianconero del quartier generale di Pezza delle Noci, l’attenzione non poteva non essere posta sulla questione della panchina, sulla questione italiani per il raggiungimento di quella quota di cinque italiani che andranno a completare la formula del prossimo roster bianconero con i cinque stranieri di cui quattro americani ed un europeo. ‘All in’ su Michele Vitali ed Andrea Michelori. ‘All in’ su due giocatori che sono stati ad un passo dalla Juve per poi allontanarsi improvvisamente e ritornare quando la voglia di Caserta di averli in squadra è divenuta spasmodica e decisa. Il primo è stato uno dei nomi che hanno campeggiato all’interno del taccuino di Atripaldi sin dalle prime settimane di mercato quando ancora non si sapeva nemmeno della possibilità di trasformare in realtà la volontà di Mordente di restare alla Juve non solo per la prossima stagione, ma anche per la prossima. Un nome che aveva ingolosito lo stesso coach Molin specialmente per le qualità del talento cresciuto in casa Virtus di essere la spalla partendo dalla panchina a qualsiasi tipo di shooting guard si potesse poi prendere. Qualità che alla fine hanno fatto la differenza soprattutto se si pensa che la sua firma è arrivata dopo la scelta di Chris Roberts e quindi ben sapendo l’altra faccia della medaglia sulla quale fare affidamento. Ed è proprio successivamente alla firma del texano che la carica della Juve nei confronti di un giocatore considerato complementare al neo acquisto bianconero, è divenuta forsennata. Dalle Marche Pesaro pensava di aver vinto la corsa a tre che vedeva anche la Sutor Montegranaro che poi si è defilata lasciando a tratti il campo alla Reyer Venezia che dopo aver preso il fratello Luca, per alcuni tratti ha provato a riunire la famiglia pensando anche al fratello Michele. Ma in laguna ci sarebbe stato poco spazio per lui che invece ha preferito una piazza dove poter emergere, una piazza dove poter essere protagonista e dove tutti si giocano il tutto per tutto per il bene di Caserta, ma anche come propria vetrina. Uno status da porre sul piatto della bilancia non certo indifferente per chi è alla ricerca della classica occasione da non perdere epr emergere, la classica occasione di entrare all’interno del circolo del Gotha del Basket italiano, anche se questo significa farlo entrando dalla porta di servizio e quindi dalla panchina. Se poi a questo ci aggiungiamo ciò che anche Il presidente Iavazzi ha avuto modo di sottolineare nella nota stampa con la quale si è reso noto l’accordo, ovvero l’idea di una squadra che presenti forti tratti giovani e futuristi («Sono particolarmente felice perché le sue qualità e la sua giovane età si inquadrano perfettamente in quella squadra futuristica che abbiamo intenzione di realizzare e che si coniuga in maniera ideale con il progetto societario che va ad iniziare con la prossima stagione agonistica») allora la scelta no poteva che essere una. Cosi come alla fine una è stata la scelta di Andrea Michelori. Per il lungo milanese i prossimi giorni saranno i giorni della firma, i giorni del crisma dell’ufficialità che lo renderà insieme a Marco Mordente il punto di riferimento per i giovani rampanti che stanno e sono arrivati in casa Juve a prescindere che sulla propria carta di identità ci sia l’Italia o l’America come nazione di provenienza. Ne serviva uno per parte. Un leader sugli esterni ed un leader nella front line. Due giocatori che senza nemmeno chiedere vanno in campo e sanno cosa devono fare e cosa serve in determinati momenti della partita per il semplice fatto di essere stati abituati nella lunga carriera a viverli anche ad alto livello. Ma anche due leader che nello spogliatoio avessero tenuto in mano la situazione caricando i compagni e dirigerli verso la giusta strada cosi come è già successo nella scorsa stagione quando i consigli dello stesso Mordente a Jelovac lo hanno portato a cambiare rotta sul suo gioco e sulla sua incidenza in campo. Per Michelori quest’anno si prospetterà la stessa situazione, considerando che sarà uno dei senatori di Molin in campo e fuori. A mancare, però, come detto è il crisma dell’ufficialità del cambio di contratto rispetto a quello particolarmente oneroso della scorsa stagione. Il tutto dovrebbe concretizzarsi con la riduzione dell’ingaggio e l’allungamento degli anni di contratti a due, come Mordente, in modo tale da rendere il tutto meno incisivo non solo sull’anno in corso, ma anche in quello successivo quando le primavere dell’ex Siena aumenteranno ancora. Un doppio colpo a seguito del quale mancheranno solo la quota stranieri, se si considera che a completare il numero dei cinque italiani dovrebbero esservi sia Marzaioli che Cefarelli. Ad onor del vero il limite sarebbe già raggiunto, ma non è escluso – cosi come ebbe modo di dire anche lo stesso Atripaldi – che con l’occasione buona il numero degli italiani potrebbe anche aumentare a sei. Occasione buona che per intenderci dovrebbe arrivare nel ruolo del playmaker lasciando quindi a tre gli americani ed un solo europeo. Tra gli americani sicuramente ci sarà il playmaker, dove la situazione di Siva resta in stand by in modo tale da capire se la voglia di Nba del campione Ncaa sale o diminuisce col passare dei gironi e la ‘power forward’, dove il nome di Hummel continua ad essere monitorato da lontano in modo tale da capire se Cantù o altre formazioni del Vecchio Continente mollino la presa e mostrino un pizzico di fianco per poter attaccare e piazzare il colpo.