Datome porta nella Nba anche una storia casertana



Gigi Datome
Gigi Datome

Quando si parla di pallacanestro italiana, vuoi o non vuoi, Caserta finisce sempre ‘in mezzo’. Piaccia o meno, ma questa piazza ha scritto pagine indelebili di basket e tanti suoi figli hanno legami incredibili e particolari con diversi atleti. La firma di Gigi Datome coi Detroit Pistons (3.5 milioni di dollari per due stagioni ndr) ha fatto il giro del mondo ed acceso una nuova luce sulla pallacanestro italiana. Ma cosa c’entra la partenza del ‘Re di Roma’ per gli States con la nostra città? Si potrebbe tranquillamente scomodare Enzino Esposito, primo italiano a varcare l’Oceano insieme a Stefano Rusconi (altro ex Juve). Si potrebbero scomodare le valanghe di partite giocate dall’ala sarda contro i bianconeri. Ma c’è qualcosa di inedito, che va oltre questi due aspetti. Gigi Datome ha un legame particolare con la nostra terra: bisogna tornare indietro con gli anni e precisamente alla stagione 1998/1999 quando Gigi era un ragazzino che seguiva la sua squadra del cuore. Tifava per Olbia visto che papà Sergio era il presidente del Santa Croce e zio Marco era il direttore generale di quella compagine. La mamma, invece, era una donna del Nord, precisamente di Montebelluno, emigrata nella magnifica Sardegna per stare insieme al marito. Gigi, tra l’altro, aveva un fratello più grande Tullio che giocava in quella squadra. Due componenti di quell’Olbia erano casertani: uno ‘acquisito’ ovvero Giorgio Glouchkov, l’altro un ragazzo prodotto del vivaio bianconero ovvero Gianluca Pota (oggi stimato collega e proprietario di goldwebtv.it, un canale di riferimento per tutta la tifoseria bianconera). Ed è proprio Gianluca che ci racconta di quel ragazzino magro di Olbia che, ora, andrà a sfidare i giganti americani: «Gigi era veramente piccolo e, come tutti i ragazzini, molto spesso puliva il campo in occasione delle nostre gare casalinghe. Eravamo in B2 e quell’anno perdemmo la finale contro Cagliari di Marco Morganti (ex Falchetti Caserta ndr), Trevisan, Galetta, Puggioni. Da noi il quintetto era Lucio Romano (ex Fabriano in A2), Nicola Elia (giocatore di categoria), Renato Rossi, Tronca (altro giocatore di categoria) ed il grande Glouchkov. Il nostro obiettivo, per quell’anno, era una salvezza tranquilla ed arrivammo fino alla finalissima conquistando il cuore di tutta Olbia. Ho tanti ricordi di Gigi da bambino: spesso veniva a prendere i rimbalzi quando noi facevamo sessioni di tiro, era un nostro accanito tifoso e quando non puliva il campo era, comunque, sempre al palazzetto. Non è stato mai invadente, nel senso che non faceva casino, non ci fermava per chiederci l’autografo o per parlarci, ci guardava soltanto. Lo so che sembra strano ma ero uno dei suoi giocatori di riferimento. L’ho scoperto anni fa: conducevo Campania Basket, Gigi era a Scafati e venne ospite in trasmissione. Lui non mi riconobbe ed io, prima di andare in onda, gli dissi scherzando: “Non ti saluto perchè dovresti salutare tu me”. Lui non capì. Allora gli dissi: “Gigi, sono Gianluca Pota”. E lui: “Pota? Il mitico Pota” e chiamò subito il padre per avvisarlo che mi aveva incontrato. Ora gli auguro di fare bene anche in America e so che ci riuscirà».  Ajò ragazzo ed anche a Detroit si alzerà il grido “Ce pensa Gigi”.

 




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