Chiude i battenti per questa sua prima e fortunata edizione il Memorial Maria Paola Rauso, che ha visto partecipare oltre 800 persone nella due giorni del 29 e 30 giugno allo stadio ‘Francesco Casino’ di Santa Maria Capua Vetere. Rugby, amicizia, ricordo e lotta all’anoressia. Organizzatori e soprattutto la famiglia di Maria Paola (Giuseppe, Rita e il fratello Domenico) soddisfatti dell’evento commemorativo. A presenziare nell’ultima giornata all’ombra dell’Anfiteatro, anche il presidente della FIR Campania, l’avvocato Fabrizio Senatore: “Il memorial per Maria Paola è stato il modo giusto di ricordare un’amica, una rugbista, ma soprattutto una ragazza stupenda”, queste la parole del presidente, ex rugbista e allenatore anche della prima compagine femminile nata a Salerno qualche anno fa. “E’ stata una due giorni intensa di emozioni e di sport – ha proseguito Senatore -, perché al momento sportivo si è unito il ricordo e soprattutto valori come l’amicizia e la conoscenza di un problema come l’anoressia. La Federugby sta facendo partire proprio un progetto che partirà dalle scuole e che coniuga il rugby e lo sport con al lotta ai disturbi alimentari e soprattutto al nutrirsi in maniera sana ed equilibrata”. Il rugby è uno sport di sacrificio, dove ci si aiuta l’un l’altro e dove un gruppo deve essere formato da tanti atleti e per il presidente del rugby campano: “E’ e deve essere un punto di riferimento dove magari le sofferenze o la rabbia o i sentimenti degli adolescenti possono essere trasformati in energia positiva. Si deve pensare che ci si approccia al rugby perché c’è un gruppo in cui si trovano degli amici che non ti giudicano”. Sarà per il fatto che nello sport della palla ovale ogni ruolo ha un ‘fisique du role’ o magari altro? “Oramai non è più così, perché nel rugby in generale anche al pilone si chiede massa magra, muscoli e performance atletiche di un certo rilievo, ma ad esempio nel rugby 7 femminile già alcune caratteristiche fisiche lasciano il tempo che trovano, possono essere anche le ragazze esili a fare la differenza. Anche nel rugby c’è bisogno di darsi una dieta sana per essere atleti. Il punto cruciale – continua Senatore – da far capire alle ragazze è però che i modelli di donna dominanti nella società al massimo possono valere sulle passerelle, e nemmeno lì, ma non sono modelli sani”. E lo sport da sempre è sinonimo di salute. Il rugby e lo sport più in generale possono essere la soluzione al problema dei disturbi alimentari? “Certamente possono aiutare e il rugby per sua natura può fare addirittura di più”. Al Memorial Rauso si sono viste partite di buon livello tecnico, si è provata la mischia chiusa e le ragazze anche quando erano a ranghi misti non si sono risparmiate, altro che sport per maschietti. Il presidente Senatore ha posto l’accento su come la federazione a livello nazionale stia spingendo per far esplodere il rugby femminile, soprattutto il rugby 7 (che sarà disciplina olimpica da Rio 2016). “La FIR ha attivato un progetto che partirà dalle scuole per formare squadre Under14 al femminile, dato che fino a 12 anni le squadre sono miste, per dare una diffusione capillare a questo sport. Puntiamo sul rugby 7 perché è più semplice a livello organizzativo e di reclutamento da parte delle società e poi perché sarà disciplina olimpica. In più saranno implementati i poteri dei selezionatori regionali ed ovviamente si spingerà per far sì che il settore femminile non sia l’anello debole delle società che hanno il settore maschile avviato da anni. L’esempio che ho vissuto a Salerno mi ha fatto capire quanto siano più coinvolte le ragazze nell’organizzare e nell’organizzarsi e nel sacrificarsi per questo sport. Sono anche un collante con le altre squadre. Il mio obiettivo è di formare allenatrici per i settori femminili, in modo da far aumentare il numero delle iscritte, se non fosse altro per un fatto di empatia che le ragazze possono mettere in campo in questo ruolo e poi di organizzare allenamenti comuni tra le squadre per facilitare la crescita del movimento”, conclude Senatore. Una battuta il presidente la concede anche alla realtà del Clan Santa Maria Capua Vetere che da 20 anni opera in un territorio dove non c’è una fortissima tradizione ovale, ma che ha saputo fare da faro per i giovani della provincia: “E’ una realtà consolidata, importante, che deve essere aiutata dall’Amministrazione e che come nel caso del Memorial ha una spiccata vocazione sociale” e riferendosi al presidente Casino, al quale ha chiesto i vari progetti per il restyling del campo da rugby sammaritano, Senatore è stato chiaro: “Se farete anche una public house, questa struttura sarà pronta per eventi importanti”. E proprio con il Clan si sta pensando di mettere in piedi un seminario per il primo soccorso o rianimazione sul campo, proprio su proposta del dottore Casino. La società gialloblù già da anni, infatti, è fornita di un defibrillatore all’avanguardia e ha già tenuto ‘corsi’ del genere che adesso si sta pensando di estendere anche agli arbitri.