Messa da parte la sessione del martedì, sono andati in cassaforte anche i primi duecento metri di quell’ultimo chilometro che domenica prossima porterà la Juve al traguardo finale di questa stagione. Un traguardo che ora si inizia a vedere in lontananza e con su scritto salvezza sicura e permanenza in Lega A ancora per un anno. Certo la voglia, la volontà della truppa di coach Sacripanti sarebbe stata, soprattutto nelle ultime settimane, di arrivare a questo punto del cammino ed intravedere in fondo al rettilineo la scritta playoff, la scritta che prolungava ancora di qualche settimana la stagione senza nessuna velleità, ma con la consapevolezza che i chilometri da macinare in più, sarebbero stati la giusta ricompensa per un anno davvero straordinario. Un anno fatto di colpi di scena nel bene e nel male. Un anno fatto di sconfitte, ma soprattutto di grandi gioie come per esempio la vittoria a Cantù dopo aver messo in tasca i due punti casalinghi e quindi doppietta contro rivali storici. La vittoria, la prima, nel derby ad Avellino e tante altre come per esempio quella contro Brindisi e Venezia che avevano riaperto in un sol colpo la corsa verso quell’obiettivo che per almeno un paio di settimane è stato in sopraimpressione di quello striscione di arrivo di cui si parlava in precedenza. Poi però il basket è fatto anche di energia, di avversari, di rotazioni, di uomini da poter buttare in mezzo al campo e sulla cui energia far quadrato per vincere la partita. Questo è quanto è mancato a Caserta specialmente nell’ultima sfida a Sassari. Forse un tantino anche contro la Sidigas nel derby di ritorno, ma gli episodi dell’ultimo quarto con espulsione a Sacripanti e liberi concessi ad Avellino che ha chiuso il match, non ne daranno mai la controprova. Contro la Dinamo, però, nessun episodio, ma solo troppo lunga e fresca Sassari per poter pensare di vincere con un Jonusas che non si è allenato, i soliti e tanti acciacchi che i bianconeri si portano dietro e senza Mavraides che nel back court casertano gioca un ruolo fondamentale per le sue doti di acceleratore, penetratore ed energia in difesa specialmente sugli esterni. E di esterni di qualità gli isolani ne avevano a bizzeffe. Dai due Diener alla coppia Becirovic-Thornton. Quattro pedine che bisogna tenere costantemente e perennemente sotto pressione difensiva se non si vuole che il proprio talento scoppi improvvisamente in assist, triple e gestioni del gioco che mandano all’aria qualsiasi tipo di paino si sia preparato nella settimana di avvicinamento alla sfida. Insomma quello che la Juve era riuscita a fare nel match di andata anticipando le ricezioni di Thornton e Drake Diener che dovettero sudare più delle sette camice per prendere palla e tirare in maniera quasi o semi libera. Sempre un uomo o una mano in faccia, cosi come sempre un uomo ed una mano in faccia si ritrovava Travis Diener al momento di sciorinare il suo immenso talento che è l’unica cosa che non si può limitare, tranne che ad opera del diretto interessato. Tutto questo la Juve l’ha provato a fare in trasferta, nella gara che valeva la possibilità di giocarsi la post season negli ultimi quaranta minuti contro Reggio Emilia, ma purtroppo le assenze, il raschiare il fondo del barile dal punto di vista delle energie e le cattive percentuali al tiro, hanno impedito l’ennesima impresa della stagione, cosi come ha commentato anche Max Oldoini: «nel primo tempo abbiamo tenuto botta in difesa e abbiamo fatto quello che dovevamo dal punto di vista tattico in attacco. Ci eravamo accorti che lasciavano tanto spazio sul alto debole e quindi abbiamo costruito azioni per arrivare a tirare con l’uomo proprio su quel lato del campo, ma purtroppo le percentuali dal campo non ci hanno aiutato a completare le nostre azioni. Questo non ci ha permesso di controbattere ai loro canestri e quindi di finire sotto di 12 all’intervallo. Nel terzo quarto poi abbiamo accusato qualche palla persa di troppo e le accelerazioni di Sassari che a differenza nostra aveva molte più energie. Purtroppo questo è stato un dato determinante, visto che siamo arrivati a questo appuntamento con tanti problemi. Ma nonostante tutto i ragazzi c’hanno provato guina alla fine e stringendo i denti nel finale con una reazione che ha reso la sconfitta diversa».
Tanti problemi fisici proprio nel periodo cruciale, insomma un peccato specialmente dal punto di vista di quei playoff che potevano rappresentare la giusta ricompensa per questa stagione…
«E’ chiaro che dopo alcune vittorie che ci avevano rimesso in corsa, ci abbiamo sempre provato pensando che la nostra qualificazione alla post season sarebbe stata il giusto premio per una squadra che ha lavorato duramente, con positività e senza mai farsi abbattere dalle difficoltà che di giorno in giorno incontravamo. E proprio questo nostro non lasciarsi abbattere dai problemi ed essere sempre positivi è stato il nostro segreto per dimostrare anche tutto il nostro senso di appartenenza a questa maglia e alla città che no ci ha mai abbandonato dall’inizio».
Ora l’ultima uscita casalinga contro Reggio Emilia, cosa ti aspetti in campo e fuori?
«Dal punto di vista tecnico, una partita difficile che per noi non conta niente se non nella fattispecie della voglia di regalare e chiudere l’annata con una vittoria. Non tanto per noi, ma ripeto per il pubblico che si merita questo successo. Una sfida difficile contro una squadra dura e ben allenata che gioca forte in difesa e che in attacco è ben organizzata. Ancora una volta noi ci proveremo fino alla fine, ci proveremo a regalare questa gioia ai tifosi, ma che si vinca o che si perda che credo che questa squadra meriti il calore e l’affetto della gente ed il giusto tributo per l’impegno e la determinazione che ha messo giorno dopo giorno in campo fino alla fine».