Se tutto resterà come stabilito dalla sezione disciplinare e non vi sarà nessun ricorso o commutazione della pena inflitta a coach Sacripanti, allora si che la Juve nelle prossime due partite avrà un motivo in più per battere e vincer ancora una volta contro tutto e tutti. Già le statistiche di questa stagione, hanno detto in passato e dicono soprattutto ora che dopo una brutta prestazione interna, questa squadra ha sempre saputo trovare la forza, gli attributi e la concentrazione necessaria, a volte anche fuori del dovuto, per mettere assieme un’impresa e dare uno scossone agli addetti ai lavori del basket tricolore che tante volte hanno dovuto stropicciarsi gli occhi davanti ai risultati del team di Pezza delle Noci. Nella parte finale della March Madness l’infortunio bruttissimo accorso a Ware, giovane atleta dei Louisville Cardinals guidati da Rick Pitino, ha dato il via alla classica frase motivazionale a stelle e strisce: “Win for Ware”. Una spinta enorme sulle spalle di chi sapeva che da quel momento era diventato una sorta di predestinato sotto gli occhi di tutti. Per fortuna l’assenza o la presunta tale (tutto dipenderà dal tipo di azione che si vorrà affrontare nei prossimi giorni ndr) di Sacripanti sulla panchina bianconera non sarà certo per motivi di salute o di infortuni, ma la situazione potrebbe essere la stessa. Si potrebbe generare quel senso di rivincita contro una decisione ingiusta e dimostrare ancora una volta, che le avversità non sono certo il modo giusto per provare a fermare questo gruppo. Ci hanno provato già altri ed in altro modo con giocatori partiti senza una ragione o con una ragione precisa portando avanti una palla a spicchi in altre parti del mondo, ed questa mancanza a Sassari e Reggio Emilia, potrebbe essere l’ennesimo tentativo di provare a sotterrare un gruppo che invece vuol continuare a camminare testa alta e petto in fuori. Insomma se non sarà o non potrà essere in panchina in quel di Sassari e nemmeno davanti ai tifosi bianconeri contro Reggio Emilia, l’unico grido possibile è “Win For Sacripanti”. Ma al di là di quanto accaduto nei minuti finali del derby con Avellino, al di là della squalifica di due giornate comminate al timoniere canturino, il capitano Giuliano Maresca, non vuole sentire di mollare. Lo ha sempre detto e lo ha ribadito anche immediatamente dopo la sconfitta casalinga contro la Sidigas: «La matematica non ci esclude e quindi non è ancora finito niente. Certo davanti a noi abbiamo due partite difficili come quelle di Sassari e Reggio Emilia, ma in passato abbiamo sempre dimostrato di saper affrontare nel modo migliore e senza paura delle sfide impossibili e su campi difficilissimi».
Senza contare, poi, che le statistiche parlano di una squadra che dopo una brutta sconfitta e quando l’ambiente diventa duro e difficile, ha sempre piazzato la zampata vincente…
«L’abbiamo fatto dopo la sconfitta con Pesaro vincendo a Cantù o in altre occasioni. Non ci arrendiamo mai e questa è la nostra forza. Ripeto la matematica non ci condanna anche se abbiamo perso una grande occasione di portare a casa un risultato di grande livello, ma non ci arrendiamo. Posso giurare che dopo la partita e dopo la sconfitta nel derby non c’era una faccia rassegnata all’idea di dover rinunciare a provare ad allungare la nostra stagione».
Nessuna rassegnazione, ma forse più di un pizzico di rammarico per un derby perso…
«E’ stato un vero peccato. Prima di tutto perché un derby è sempre un derby e poi perché abbiamo perso l’occasione di agganciare Venezia a quota 28 che ha perso a Siena. Poteva essere una doppia festa battere Avellino e regalare ai nostri tifosi sia questa gioia che quella dell’aggancio in classifica alla Reyer. Però il basket è anche questo. Come dicevo non ci abbattiamo, abbiamo ancora un paio di chance dalla nostra parte e quindi ci proveremo fino alla fine».
Quale il tuo giudizio sul match?
«Nonostante in questa stagione abbiamo dimostrato di essere una squadra che non si ferma davanti a nulla, sapevamo ed eravamo coscienti che questa con Avellino sarebbe stata la partita più difficile che potevamo incontrare delle ultime tre. Sapevamo di incontrare una squadra che aveva fatto quadrato attorno a Pancotto prima e Lakovic poi e alla fine cosi è stato. Ad essere sincero, però, non credo che la Juve e tutti noi abbiamo qualcosa da recriminare. Abbiamo fatto quello che dovevamo fino a che le rotazioni e la maggiore fisicità di Avellino ha messo in evidenza le differenze tra le due squadre. Abbiamo giocato ed eseguito il piano partita come volevamo nonostante i primi minuti iniziali di Lakovic, ma quelli sono da mettere in conto da parte di un campione vero come lui. Dopo quella sfuriata, però, siamo riusciti a difendere bene ed attaccare meglio. Poi nel finale le rotazioni e l’esperienza ed intelligenza di Lakovic ed Hunter hanno fatto la differenza a prescindere dei fischi, non fischi, dei tecnici op non tecnici di cui non voglio parlare. E’ andata male, ma abbiamo fatto quello che dovevamo ed ora proveremo a rifarci contro Sassari».