Il danno e la beffa per Sacripanti



Coach Sacripanti (Foto Giuseppe Melone)
Coach Sacripanti (Foto Giuseppe Melone)

«Abbiamo perso una partita che fa male, che dà fastidio soprattutto per la corsa playoff. Abbiamo giocato un buon primo tempo, e soprattutto un buonissimo secondo quarto soprattutto dal punto di vista della difesa. Poi però nel corso del secondo tempo e specialmente del quarto periodo, abbiamo pagato a caro prezzo la nostra discesa e le percentuali in salita dalla lunga distanza dei tiratori di Avellino». Questo il commento rammaricato e dispiaciuto di coach Pino Sacripanti che di sicuro dentro di se aveva il fuoco e l’ardore di chi non si da pace non solo per la sconfitta, ma anche per quell’episodio che lo ha visto protagonista dell’espulsione con doppio tecnico sancito da Taurino per protesta. Una protesta pacifica, la prima a seguita della quale è arrivato il primo tecnico, un po’ sopra le righe, giustamente, per una sanzione eccessiva e d in un momento delicato della partita. Non se ne è curato l’arbitro che dopo nemmeno qualche secondo ne ha fischiato un altro ed ha chiuso praticamente la partita a favore degli irpini. Questo nulla toglie al successo di Avellino che ha saputo aspettare il momento propizio per approfittare di un qualsiasi errore della Juve evitando di finire nella trappola del match di andata e che questa volta ha praticamente incastrato i bianconeri: la trappola della frenesia. Sotto di sette punti la Sidigas ha provato canestro dopo canestro, azione dopo azione a ridurre lo svantaggio e ad arrivare all’ultimo periodo per lo sprint finale. Cosa che sotto nel punteggio, è mancato alla Juve che forse per rabbia cestistica, per orgoglio di essere sotto dopo aver governato e comandato il derby per buona parte dei primi trenta minuti di gioco, ha affrettato conclusioni e decisioni con la classica idea di chi vuol decidere e risolvere tutto e tutti (triple in transizioni o mancanza di lucidità dovuta anche alla stanchezza di non servire con continuità Jelovac che nel quarto periodo ha avuto solo due tiri in una serata in cui stava segnando tantissimo ndr). Se ne era accorto lo stesso Sacripanti, che ne parlerà nella sua conferenza stampa, se ne sono accorti gli avversari cosi come forse anche la terna arbitrale che in match dai nervi tesi li ha fatti saltare totalmente in una situazione che sicuramente poteva e doveva essere gestita in maniera diversa da quanto, invece è stato fatto.

Cosa è successo in occasione del tecnico e poi dell’espulsione?



«Credo che il primo tecnico non c’entri assolutamente nulla. Era da tempo che Taurino diceva che ero a rischio tecnico e poi l’ha fatto. Il secondo, invece, è stata una reazione al primo. Mi sono imbestialito, ma ci tengo a ribadire in sala stampa, cosi come ho fatto altrove, che non ho offeso nessuno. Non ho usato parole sconce o dispregiative e quindi spero che il referto sia reale e leale e che non ci siano ulteriori sanzioni che porterebbero alla beffa, visto che il danno è stato fatto (beffa che è arrivata, però, puntuale nella giornata di ieri con le due giornate di squalifica inflitte al tecnico canturino da parte della terna arbitrale ndr). Non è stato un buon arbitraggio, ma ripeto spero che nel referto non ci sia una sanzione maggiore parchè voglio essere in panchina a Sassari per provare a vincere e provare poi a vincere in casa con Reggio per un qualcosa che questa squadra merita. Fino a che non c’è la matematica esclusione, noi ai playoff ci puntiamo e lavoreremo per provarci fino alla fine. Chiudo il discorso espulsione dicendo che mi dispiace per i tifosi, per la gente e per una sconfitta che non meritavamo per come avevamo guidato e governato la partita per più di trenta minuti di gioco».

Tornando alla partita, dunque, quale il dato che ha fatto la differenza?

«Quello che potrebbe saltare più agli occhi è la rotazione e la fisicità che Avellino ha più di noi in questo momento. Alla fine non è stato solo questo, anche perché come accennavo in precedenza questo dato l’abbiamo tenuto a freno con una ottima difesa fino al 30’ dove eravamo sopra di sette punti. Dopo qualche minuto del quarto periodo, però, abbiamo subito una scelta tattica di Avellino che ci ha puniti e messi sotto nel punteggio e cioè il pick and roll laterale di Hunter che ci costringeva ogni volta a ruotare lasciando tiratori negli angoli ben innescati. Arrivato a questo punto della soluzione offensiva della Sidigas, la differenza l’hanno fatta le percentuali dei tiratori. Nel primo tempo i tiri sono usciti tutti, nel secondo da quell’angolo sono arrivati 5 canestri su otto tentativi e questo ha fatto la differenza».

E in attacco, invece, cosa non è andato?

«Credo che l’unica differenza rispetto ai primi trenta minuti sia stata quella legata alla lucidità e alla frenesia. Molto più lucidi ne fare le nostre cose fino al 30’, molto più frenetici e vogliosi di rimettere le cose a posto quando siamo andati sotto nel punteggio con errori anche facili da sotto o qualche bomba affrettata. Si vedeva ad occhio nudo ed ecco perché ho chiamato subito due time out in poco tempo. Volevo cercare di calmare le acque per provarci fino alla fine. Poi gli episodi che si sono susseguiti, hanno purtroppo chiuso il match».


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