Ci sono tanti modi per centrare una salvezza storica, il Centro Diana ha scelto quello più emozionante, elettrizzante e pazzesca. Vittoria nella ‘bella’ sul legno di Bari, dove quasi tutti c’hanno lasciato le penne, dopo ben tre tempi supplementari. La salvezza fortemente voluta da un gruppo di giocatrici che hanno dimostrato di meritare questo palcoscenico nazionale. Questa serie A3 deve avere una rappresentante di Terra di Lavoro ed è giusto che sia stata Maddaloni da sempre una città legata alla pallacanestro rosa.
Gli onori della ribalta spettano, di diritto, a coach Chicco Palmisani, l’uomo che ha cambiato il corso di una stagione iniziata male e che lasciava presagire un finale scontato con la retrocessione. Così non è stato e la tremenda sfida di Bari è stata la ciliegina sulla gustosa torta: «E’ stata una vera battaglia, forse il modo più bello per centrare questa sofferta salvezza – ammette il coach casertano alcuni giorni dopo una gara che si consegna alla storia della pallacanestro rosa di Terra di Lavoro -. Abbiamo lavorato tanto in settimana, abbiamo fatto quello che avevamo preparato ed, in campo, si è visto tutto quello che avevamo studiato. La partenza della gara è stata veramente eccellente: c’era una carica incredibile in tutte le ragazze. Col passare dei minuti, però, abbiamo pagato sicuramente una situazione falli non eccezionale (subito a quota tre le pedine fondamentali Santonastaso e Giannelevigna ndr) e Bari è riuscita a rientrare, principalmente, grazie ai tiri liberi. Da quel momento in poi è stata veramente una sfida emozionante, punto a punto, con continui cambi di padrone. Le ragazze sono state bravissime a non perdere mai la concentrazione anche quando Bari era passato in vantaggio: in quel momento abbiamo costruito il nostro successo. Potevamo crollare ed, invece, abbiamo continuato a giocare la nostra pallacanestro anche se i falli ci hanno pesantemente condizionato. Nei supplementari bastava un episodio per girare la partita: nel terzo c’è stata quella tripla di Santabarbara che ci ha permesso di prendere quel piccolo vantaggio che poi abbiamo condotto fino alla fine. E’ stata veramente dura ma è bellissimo ma ci siamo meritati la salvezza visto che abbiamo dimostrato di essere più forti di Bari».
E’ vero che a fine partita pensava di aver giocato quattro overtime?
«Sì, è vero – ammette con un sorriso -, era talmente tanta la carica emotiva, l’adrenalina, che credevo di aver disputato quattro supplementari. L’importante è aver vinto, il resto conta poco».
Da quando è stato nominato capo allenatore, la musica è cambiata. Come mai?
«Non era colpa di coach Rossano Grillone quella partenza difficile, solamente non c’eravamo compattati. Io ho cercato solo di portare la mia filosofia di gioco ma sono state brave le ragazze, in campo, a dare sempre il massimo. Non posso, però, non sottolineare i meriti dello staff al mio fianco: un lavoro nell’ombra che è stato fondamentale per arrivare alla salvezza. Parlo del mio assistente Filippo Valentino, un giovane coach ma preparato e sempre pronto a darmi consigli utili in settimana e durante la partita. Parlo di tutto lo staff medico ma una parola speciale la merita il preparatore atletico Tiziano Megaro: siamo amici fuori dal campo ma è veramente un grandissimo professionista. E’ venuto a Maddaloni appena l’ho chiamato appunto per darmi una mano in questa avventura: ha detto subito ‘sì’ e si è messo a lavorare duramente. I risultati si sono visti dal momento che, fisicamente, abbiamo sempre fatto la differenza nel quarto periodo. E se questo è stato possibile, il merito maggiore va a Tiziano».
E poi c’è un gruppo di giocatrici che è andato oltre i propri limiti pur di centrare un traguardo che, oggettivamente, era difficile da tagliare…
«Sì è vero e sono state tutte fondamentali. Non voglio fare nomi perchè sarebbe ingiusto nei riguardi di tutte le altre. Sono veramente contento di come sono cresciute le più giovani e di come le esperte hanno saputo trascinare la squadra nei momenti più difficili. C’è stato un lavoro duro alle spalle di questa salvezza e se non ci fosse stato l’apporto di tutte non saremmo riusciti ad arrivare qui. La sfida di Bari è la fotografia di quanto dico: tutte, a rotazioni, hanno messo il loro mattone».
Ed ora?
«Ora mi godo questo risultato e tutti i messaggi di stima ed affetto che ho ricevuto appena conquistata la salvezza. I primi che mi hanno chiamato sono stati due coach importanti per la mia crescita come Massimo Riga e Claudio Agresti. Ma ho avuto tantissimi attestati che mi fanno piacere: significa che il risultato conquistato da questa squadra è stato apprezzato da colleghi ed addetti ai lavori – conclude il coach con un passato alle Pantere Caserta ed al Kalati Maddaloni dei miracoli -. Il futuro? E’ presto per dirlo, adesso passerò più tempo con mia moglie Luisa ed i miei fantastici bambini Francesco e Federico: per questa avventura maddalonese ho sacrificato del tempo che ho sottratto alla mia famiglia. A loro voglio dedicare questo successo. A loro ed ad una persona speciale che, ora, non è più con noi ma porto sempre nel mio cuore: il grande Giovanni Gavagnin. Un amico, una persona perbene, un coach fantastico: gli devono tantissimo e questa salvezza maddalonese la dedico alla sua memoria».