«Amo giocare i derby e sentire quell’adrenalina che ti scorre nelle vene e che solo partite del genere possono provocarti. In tutti questi anni di carriera, quello che ho imparato maggiormente è stato che i momenti che si provano prima e durante l’entrata verso il campo sono unici ed emozionanti all’ennesima potenza». Questo il pensiero, questo l’esordio di Cesare Pancotto nell’analizzare la sfida che per eccellenza riesce sempre a regalare emozioni, battiti cariaci accelerati e quella voglia di vincere, che solo un derby può regalare. Insomma una sfida che di per se riesce ad elettrizzare gli animi, se poi a tutto questo si riesce anche ad aggiungerci la smania ed il desiderio di raggiungere un obiettivo, allora tutto diventa si moltiplica e si eleva all’ennesima potenza. Obiettivo, tra l’altro, comune per ambo i lati del derby campano, obiettivo identificato nella partecipazione alla post season e al quale in questo momento sono molto più vicini i casertani che gli irpini. La Sidigas paga a caro prezzo la partenza falsa ed una identità di squadra che non è arrivata nel momento del bisogno, perdendo partite su partite e restando per tanto tempo immischiata nella lotta alla retrocessione. Salvezza e zone basse della classifica, invece, che non hanno mai abbandonato il pensiero dei bianconeri che settimana dopo settimana hanno lottato con le unghie e con i denti per evitare che il proprio nome finisse in quella parte del raggruppamento, specialmente dopo la partenza dei primi due americani di questa stagione. Certo ci sono stati picchi rappresentati da risultati importanti ed un obiettivo come le Final Eight li ad un passo, ma il ‘target’ principale da colpire, da raggiungere era sempre lo stesso: rimanere in Lega A. Lo stesso che ha pervaso tutto il girone di ritorno fino, ovviamente alla svolta. Tutto fino alla vittoria di Cantù con il tiro libero di Marzaioli, che non solo ha chiuso definitivamente la questione legata alla salvezza, ma ha anche riaperto un discorso playoff che nelle settimane precedenti alla trasferta in brianza era solo stato timidamente accennato o sviato, dagli addetti ai lavori, concentrando tutte le attenzioni sulla salvezza matematica. Poi la vittoria di Brindisi, quella a Venezia, il risalire la china da parte dei biancoverdi che intanto avevano trovato alchimia, guida in panchina ed in campo con Pancotto prima e Lakovic poi, ed allora ecco che alla base del derby c’è una ulteriore motivazione per rendere questo ‘face to face’ ancora più intenso, ancora più accattivante da vivere sia dentro il campo che sugli spalti, dove sono previsti almeno 300 (o forse anche più ndr) tifosi irpini. Ed è proprio a loro che lo stesso Pancotto si riferisce quando parla di importanza del derby: «Come ogni partita del genere si porta in campo l’orgoglio di città, tifosi e società che saranno abbinati, naturalmente, al contesto tecnico della partita. Il derby va oltre l’idea della partita tecnica. Sarà fondamentale coraggio per conquistare ogni palla, oltre all’aspetto tecnico che ho sviluppato in settimana: il valore della difesa sarà quello di contenere la loro qualità nell’uno contro uno e lavorare contro la loro duttilità dei lunghi e, giocando fuori casa, la differenza tra palle perse e recuperate e i rimbalzi. In attacco dobbiamo fare una partita di personalità, conquistando ritmo ed inerzia, oppure ribaltare con mezzi tattici qualora gli avversari dovessero appropriarsene. In più essere stati sconfitti all’andata e aver perso domenica, aumenta la nostra determinazione. Voglio ringraziare la società che in settimana è venuta a farci sentire quanto sia importante l’orgoglio di appartenenza.”
Dopo l’addio di Akindele in tanti hanno provato ad attaccare l’area casertana, lo farà anche Avellino?
«Non ci dobbiamo spersonalizzare, perché l’identità della squadra è forte sul perimetro. Questa competizione interna non deve essere solo di attacco, ma anche di difesa. Il nostro destino dipende dagli altri, mentre per Caserta è diverso, perche sicuramente ha il destino nelle sue mani e in campo vedo una squadra convinta e determinata verso questo obiettivo ».
Sacripanti è l’allenatore dell’anno?
«E’ uno dei tre coach che ho votato».