«Guardare ed assistere a vittorie e partite del genere da parte di un gruppo che ogni giorno vive tra mille difficoltà e mille difficoltà ha affrontato fino a questo momento della stagione, non può che inorgoglirmi. Non si può non essere orgogliosi guardando una squadra che domenica dopo domenica, ma soprattutto giorno dopo girono da tutto quello che ha per rispettare la città, la squadra, se stessi ed i tifosi che ci sostengono fino alla fine senza mai mollare un centimetro». E’ partito da questa dichiarazione, da questo concetto di orgoglio e di amore nei confronti della propria truppa, il timoniere Pino Sacripanti nella sala stampa del Taliercio al termine di quella che non può non essere annoverata all’interno della lista delle imprese di questa incredibile stagione. In sede di commento della partita si era parlato di una squadra che in questo periodo, ma soprattutto nell’ultimo periodo è andata contro tutto e tutti, contro pre-concetti e preoccupazioni di una corta troppo corta. Contro un calendario troppo duro ed una sfilza di partite consecutive contro squadre che sulla carta avevano e mettevano sul piatto della bilancia un roster che definire più profondo e talentuoso è un vero e proprio eufemismo. Un’idea che in qualche modo lo stesso allenatore della Juve a voluto sottolineare mettendoci il sentimento personale che a questo punto non può accumunare l’intera popolazione bianconera amante della palla a spicchi. Non si può non essere orgogliosi di una squadra che è stata colpita più volte da spari dio kalashnikov a distanza ravvicinata, ma ogni volta, come se fosse coperta da una corazza o da un giubbotto antiproiettile, ha accusato il colpo, ha accusato il trauma dei proiettili che però non sono mai arrivati a destinazione. Sul corpo dei vari Maresca, Gentile, Jelovac, Jonusas, Michelori, Mordente, Mavraides, marzaioli, Sergio ed i giovani della cantera bianconera, solo dei grandi, dolorosi e fastidiosi lividi. Segni di cui puoi sentire il peso sulla palle, ma che con il giusto tempo vanno via inesorabilmente. Cosi come inesorabilmente con la giusta determinazione e cattiveria mentale, anche le ripercussioni mentali e psicologiche che tali lividi possono provocare, vanno via nella settimana di avvicinamento ad una partita trasformandoli in rabbia agonistica da buttare in mezzo al campo alla domenica. E di rabbia agonistica tra la questione Galimberti ed una società di nuovo al punto di partenza dal lato economico e l’addio di Deji Akindele che ha lasciato un ulteriore vuoto all’interno del roster casertano, ne è arrivata tantissima. Il capolavoro dello staff tecnico, di Sacripanti, Oldoini, Luise e tutti coloro che lavorano dietro le quinte, è stato quello di indicare la giusta strada dove canalizzare questa rabbia agonistica, indicare il modo in cui provare a riversarla sugli avversari azzannando in difesa come dei forsennati e trovando sempre la soluzione giusta in attacco e tale da manda ko tecnico i dirimpettai sui ventotto metri di campo. Si dice che ‘ tutto ciò che non distrugge, fortifica’. Ed allora dopo tutto quello che è successo in questa stagione ai rimasti la corazza e la pelle si sarà fortificata in maniera tale da non sentire nemmeno più le botte sotto i canestri da parte di giocatori più possenti. Lo sa bene Brindisi con Simmons, che Venezia con una front line forse molto più esterna in termini di ‘range’ di tiro, ma che al momento opportuno ha saputo avvicinarsi ai tabelloni. Forse l’ha fatto troppe poche volte con il polacco ex Avellino Szewczyk cosi come ha avuto modo di analizzare lo stesso Sacripanti a fine partita: «Di sicuro ci aspettavamo che con una front line come la nostra e cioè con soli due lunghi, i palloni in post basso arrivassero con molta più regolarità e specialmente nelle mani di Szewczyk che poteva essere devastante. Insomma ci eravamo preparati a tutte le ipotesi di attacco al nostro punto debole nel settore dei lunghi».
Ti aspettavi anche la tanta zona di Mazzon?
«Era una delle ipotesi su cui abbiamo lavorato in settimana prima di arrivare alla partita. Sapevamo che poteva essere una loro arma tattica per fermare i nostri esterni che quella a fronte dispari. Abbiamo studiato a tavolino anche tutte le mosse da fare per evitare che questa mossa tattica ci desse dei problemi, ma poi in partita ci abbiamo messo più del dovuto per attuare il nostro piano di attacco a questo tipo di difesa. Nonostante tutto, un passo alla volta siamo riusciti a fare e ad andare dove volevamo nei momenti più importanti della partita con sempre un uomo tra le linee della zona come Jelovac che ha segnato tantissimo. La dimostrazione della bontà del nostro attacco sono stati gli 88 punti messi a segno in trasferta e su di un campo difficile come il Traliercio».
Di solito non parla mai dei singoli, ma una menzione a Michelori?
«Un giocatore in questo momento molto importante per la nostra chimica. Siamo due squadre diversa con e senza di lui. Due squadre diverse specialmente dal punto di vista degli spazi, lui è molto bravo a riempire gli spazi e a darci un certo tipo di situazioni e spaziature vicino a canestro».
Ed ora la classifica dice che Caserta è a soli due punti dai playoff…
«E’ una grande soddisfazione. Sin dall’inizio della stagione ci avevano dati per spacciati e ancor di più quando abbiamo iniziato a perdere i pezzi. Ed invece ora siamo ad un passo, a soli due punti da una post season che renderebbe tutto magico e straordinario. Ci siamo guadagnati questa possibilità e ce la giocheremo fino alla fine anche se il calendario non è molto agevole. Però abbiamo il dovere e la voglia di provarci, ci servirà fortuna ed impegno, poi come al solito tireremo le somme alla fine di ogni partita».